Degli alieni, della fine del mondo e altre storie…

“Un giorno forse riceveremo un segnale da un pianeta lontano, ma dobbiamo stare attenti a rispondere”. Così l’astrofisico più noto del mondo, Stephen Hawking, replicava in un’intervista a chi gli chiedeva se siamo soli nell’Universo. Egli, infatti, affermava con assoluta convinzione che l’essere umano non è l’unica forma di vita nell’Universo, ma allo stesso tempo si dimostrava scettico sulla possibilità da parte dell’uomo di mettersi in contatto con un’altra civiltà, con ogni probabilità molto più avanzata della nostra, agli occhi della quale potremmo apparire perfetti da conquistare poiché inferiori e deboli.

stephen-hawking-pbs

Non solo. Ultimamente Hawking ha messo in guardia l’intera umanità dal pericolo che sta correndo. E questa volta non si tratta di alieni. Lo studioso infatti, basandosi su riscontri oggettivi, ha affermato qualche giorno fa, che l’umanità potrebbe riuscire ad estinguersi da sola senza l’aiuto esterno dell’alieno conquistatore, a causa della sua aggressività, che potrebbe farle sfuggire di mano i progressi tecnologici ai quali stiamo assistendo. “Da quando ha avuto inizio la civiltà, l’aggressività è stata utile poiché ha permesso la sopravvivenza. Ora però, la tecnologia è avanzata a un ritmo tale che questa aggressività potrebbe distruggere tutti noi, con una guerra nucleare o biologica“. Unico modo per reprimere i nostri istinti scimmieschi è l’utilizzo di logica e ragione…

Hawking mi mette un po’ in ambasce dipingendo scenari distopici e apocalittici! Tuttavia, dando un’occhiata a quello che sta accadendo in giro per il mondo, mi convinco che nessun alieno ambirebbe a conquistare una civiltà (?) come la nostra, e, d’altra parte, la mia fiducia innata nell’umanità mi suggerisce che in fondo riusciremo a cavarcela anche stavolta, mettendo da parte la nostra atavica aggressività e innescando il nostro cervello… Vane speranze?

Buona settimana!

Scherza coi fanti…

Prego, due parole sulla satira.

Innanzitutto la definizione. Si definisce satira in modo estensivo “ogni scritto, discorso, spettacolo ironico, caustico, sferzante, che mette in ridicolo vari aspetti del mondo, che mette a nudo con tono di scherno, ridicolizzandoli, i costumi, i comportamenti, le idee e le passioni dell’umanità intera, di una determinata categoria di persone o di un solo individuo” (Dizionario Hoepli della Lingua Italiana).

La satira a volte fa ridere, a volte no, ma il suo senso profondo è quello di indurre a una riflessione.

La satira in Italia non si può fare, o meglio non si può fare a cuor leggero, probabilmente a causa del fatto che in Italia, vuoi grazie alla cultura vuoi grazie al sentire comune, si tende a tutelare più l’oggetto della satira che l’autore, dimenticando che la libertà di espressione si manifesta proprio nel momento in cui si dicono cose che nessuno vorrebbe sentire.

Ecco allora che si grida allo scandalo, ancora una volta a causa di una vignetta di Charlie Hebdo, senza comprendere che “il bersaglio di tanta rabbia non può essere Charlie Hebdo, ma dovrebbe essere l’incompetenza, la lentezza nell’affrontare una situazione che si stava dispiegando come drammatica ora dopo ora prima della tragedia” (grazie Daniela ti ho citata così come ti ho letta!).

Faccio mie le parole di un amico francese, rattristato dalla aggressività dimostrata da chi non ha imparato a leggere la realtà ma si è fermato alle apparenze: “l’humour francese non si impara, ogni popolo ha il suo ed è quasi impossibile fare proprio quello degli “stranieri”… un poco come il sapore del cibo nella cucina dei tuoi bisnonni, intraducibile, un poco come la poesia, un poco come l’ arte, ognuno sente qualcosa di indescrivibile ma che nutre il cuore e l’anima. Ma per fare ciò bisogna anche non avere timori, lasciarsi andare e mettere da parte i préjugés e avere fiducia negli altri, anche se non si capiscono. Questa credo sia il riflesso giusto, il riflesso del viver assieme ognuno nelle nostre diversità” .

Infine, se non ti senti Cherlie Hebdo nessuno te ne fa una colpa, in fondo basta chiudere il giornale e incartarci le uova come facevano le nonne, ma la polemica come al solito è sterile e non fa altro che esacerbare gli animi.