Per noi che viviamo all’estero il Natale può assumere varie colorazioni. Colori diversi perché a seconda del parallelo in cui ci troviamo capita di passare dal “bianco” Natale, con gelo e neve, al grigio appiccicoso di una megalopoli equatoriale, in cui gli abeti di plastica raccontano una storia che non tutti comprendono, oppure, ed è l’ipotesi migliore, all’azzurro scintillante di un mare sconosciuto, dall’altra parte del mondo.
Tuttavia, se le colorazioni del Natale sono tante e magari improbabili, per noi che siamo lontani Natale significa soprattutto “ritorno”. Il ritorno a casa caratterizza infatti questo periodo di festa e l’attesa del ritorno sostituisce quella sensazione che provavamo da bambini al pensiero del Natale e che ci faceva restare svegli la notte della vigilia sbirciando attraverso la porta di vetro della sala, cercando di capire se Babbo Natale, o meglio, Gesù bambino era già passato a portare i doni.
Non smettiamo di contare i giorni, le ore, i minuti che mancano per riabbracciare i figli, per incontrare i propri cari, per mettersi in viaggio verso “casa” o per aspettare la famiglia in quella che è diventata la nuova “casa”.
Poco importa se ci sarà troppa confusione e la lasagna non “verrà” come in Italia (perché qua é difficile trovare tutti gli ingredienti), poco importa se i giorni voleranno e non riusciremo a salutare tutti (ci avremo almeno provato).
Se è vero che esiste una “magia” del Natale, penso, che per noi, sia proprio questa.
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Chiacchiere del lunedì
… del Natale e delle altre feste comandate
“In un soffio siamo già a Natale”, “ormai manca poco al Natale”, “da qui a Natale é un momento”… Ma lo avvertite anche voi o è una nostra impressione che i tempi tendono a restringersi? Non vi ricordate quando invece i tempi si allargavano, quando ad ogni stagione si dava l’occasione di dilatarsi? L’estate maestosa e con la sua lenta e dolce fine, l’autunno con un po’ di melanconia e le prime nebbie, l’inverno con il suo desiderio di intimità e calore e infine l’esplosione della primavera… Sempre più le nostre stagioni sono scandite invece dal marketing e dalla necessità di essere i primi a catturare l’attenzione del cliente (sfruttando per altro anche tradizioni che proprio non ci appartengono come Halloween e San Valentino!)…
Che sfinimento! Questi non sono i ritmi naturali!
– Basta! Appena sono entrata nel supermercato oggi e ho visto le prime decorazioni di Natale mi è venuto il mal di pancia. È possibile che ogni anno si cominci sempre prima con l’ipocrita serenata del dolce Natale?
– Non dirmi niente sui tempi del Natale e sul fatto che ogni anno la pubblicità del panettone arrivi sempre prima, per favore! I miei figli mi chiamano il Grinch! Non amo questo periodo dell’anno, preferisco il tempo delle castagne.
– Già è vero, ora non è tempo di castagne? Ridateci l’autunno, ancora ci sono le foglie rosse sugli alberi e già vedo sugli scaffali i primi babbo natale che mi guardano sornioni.
– … e della renna gigante, che fa già bella mostra di sé, che ne pensi? Inoltre da qui a Natale devo fare un miliardo di cose, e se mi fermo un attimo a pensare… il tempo per farle tutte davvero c’é! Natale non é domani.
– L’attesa del Natale è essenziale, ma per mantenerla viva e desiderata, come l’aria di festa descritta dal Leopardi nel Sabato del villaggio, occorre viverla in un tempo breve ma intenso. Altrimenti quando arriviamo al sospirato 25 dicembre del panettone, delle lucine e di tutto quanto luccica e che ci vuol far commuovere non ne possiamo più e abbiamo già esaurito tutte le nostre emozioni.
– Sono d’accordo! Riprendiamoci i nostri ritmi, aspettiamo che cadano le foglie, avviamoci verso l’inverno con passo lieve, restituiamo significato all’attesa del Natale!
