Forte come il ferro ostinata come la ruggine: l’opera di Beverly Pepper

Beverly Pepper
Beverly Pepper

Riprendendo un filone che abbiamo seguito la scorsa settimana oggi vorrei parlare di un’ altra scultrice, nata nella prima metà del XX secolo e riconoscibile in quel gruppo di donne che hanno sfidato con forza e con monumentalità il campo delle plastica. L’artista è l’americana Beverly Pepper. Nata a Brooklyn, ha studiato con Fernand Leger e André Lhote a Parigi. Da sempre legata alla cultura italiana, nel 1962 venne invitata dal critico Giovanni Carandente a lavorare nelle fabbriche dell’Italsider con gli scultori Alexander Calder e David Smith. Le opere realizzate in quell’occasione verranno esposte nel contesto urbano della città di Spoleto.

Dal 1951 vive a Todi.

A parte i suoi primi lavori in legno e cera, il suo materiale è il ferro e il suo laboratorio ideale è l’officina. In seguito, quando scopre l’effetto della ruggine, diviene una delle prime artiste ad usare il corten.

Beverly Pepper, Sentinels, New York
Beverly Pepper, Sentinels, New York

Le sue opere passano da essere totem di grandi dimensioni, che riecheggiano le forme di grandi utensili industriali a elementi che si inseriscono nel paesaggio e ne seguono le linee.

In questo momento il lavoro dell’artista è visibile a Roma nello spazio urbano attorno all’Ara Pacis: vi sono grandi forme concentriche in corten che vibrano nello spazio.

Beverly Pepper, Drusila, 2014, Ara Pacis, Roma
Beverly Pepper, Drusila, 2014, Ara Pacis, Roma

Sono forme ben salde e possenti , ma allo stesso tempo sono come tracciate con una mano su un foglio, restando quindi il frutto di un segno di pura energia vitale. L’effetto è messo tanto più in evidenza dal loro equilibrio instabile. Questa installazione presenta la dicotomia di esprimere un libero gesto formale ma allo stesso tempo di dar vita anche ai valori più alti della scultura. Anche per questo la sua modernità dialoga in modo autentico con l’opera architettonica di Richard Meier e con il grande monumento classico romano dell’Ara Pacis.

Beverly Pepper, mostra all'Ara Pacis, Roma, 2014
Beverly Pepper, mostra all’Ara Pacis, Roma, 2014

L’installazione sarà visibile fino al 15 marzo un occasione per conoscere come l’artista sia riuscita a fondere bene la cultura americana con il suo amore per l’arte e la vita italiana.

Beverly Pepper all’Ara Pacis”, Museo dell’Ara Pacis, Roma 3 dicembre-15 marzo.

Catalogo della mostra ital-ingl, con scritti di Paolo Luccioni, Roberta Semeraro, Gianluca Marziali, Anna Imponente, edizioni Gli Ori.

Silent dinner

Silent dinner

Una delle caratteristiche che Camilleri ha dato al Commissario Montalbano è quella di tacere durante i suoi leggendari pranzi. Sia quando la cameriera Adelina gli prepara una semplice « pasta incasciata » sia quando il poliziotto si siede al tavolo della trattoria da lui preferita, da Enzo, dove consuma pasti di cui ci sembra di sentire il profumo, accompagnati spesso da generosi bicchieri di vino.

Il Commissario tace, tace per non rovinare il gusto al palato, tace per omaggiare lo chef, tace perché mangiare è una sorta di rito dal quale nessuna parola deve distoglierci, e ci sembra di vedere lo stesso Camilleri che si gusta le triglie in umido o il fritto di paranza allo stesso modo del suo personaggio.

Dalla assolata Sicilia e dalle pagine di un romanzo ci spostiamo rapidamente a New York, quella vera, fatta di sirene assordanti, grida, traffico, una delle megalopoli più rumorose della terra… Qui, in un piccolo ristorante a nord di Brooklyn di nome Eat, dove tutto è organico, cucinato sul momento e servito in modo assolutamente naturale, da qualche tempo, una volta al mese, viene servita una cena particolare: un «silent dinner» della durata di quattro portate, durante le quali né camerieri né clienti possono proferire motto. L’idea è venuta al proprietario dopo un soggiorno in India durante il quale assistette ad un pasto in un monastero, dove il cibo veniva consumato in perfetto silenzio (si si proprio come dovevamo fare nel refettorio delle suore !).

Il perfetto silenzio, pare, aiuti coloro che mangiano a concentrarsi solo sul cibo e sull’azione di cibarsi, e, secondo un ricerca effettuata in Australia, poiché i rumori distraggono la nostra capacità di gustare i cibi, ciò aiuterebbe ad apprezzare ogni più leggero sapore.

I silent dinners sono diventati subito un successo nel mondo anglosassone e il progetto è quello di esportarli un po’ ovunuqe.

Inoltre sono diventati parte integrante anche del progetto artistico di Honi Ryan, artista australiana che crea arte attraverso i media, realizza performances, sculture sociali e istallazioni. Interessata all’arte come modello di vita alternativo afferma che i “silent dinners”  « ci spingono a vivere l’attimo e offrono la possibilità di connettersi in uno  spazio reale che solitamente é mediato da parole e immagini, mettendo in evidenza le differenze culturali e rivelando una umanità di base ».

Ma questa nuova moda prenderà piede anche da noi, o meglio con noi italiani ?

Noi che della convivialità a tavola facciamo bandiera ? Certo comunuqe meglio che guardare il telegiornale a cena…