Un male che ci accompagna fin dalla notte dei tempi

Ossa neandertaliane malate
Ossa neandertaliane malate

Chiamatelo come volete: male oscuro (chiosando Carlo Emilio Gadda), male del secolo (perché solo recentemente se ne viene a capo), male “incurabile” (come veniva chiamato fino agli anni Trenta e Quaranta, perché patologia non modificabile attraverso cure mediche) comunque il “cancro” è una realtà sempre più presente nelle nostre vite, sebbene, come per altre parole come “morte”, spesso viene appunto designato attraverso un delicato giro di parole (sebbene lui, il cancro, nulla abbia di delicato). Fu Galeno (129-200 dC) a descrivere per primo il male e a dargli un nome. Poiché infatti esso si manifestava come un rigonfiamento in cui le vene prendono la forma di zampe di granchio egli lo chiamò semplicemente granchio: cancer in latino.

Ma questa malattia che potrebbe sembrare per la sua complessità un male arrivato dagli spazi siderali, accompagna l’umanità fin dai suoi albori.

È di questi giorni, infatti, la notizia del ritrovamento nel sito archeologico di Krapina in Croazia di ossa risalenti a 120.000 anni fa, appartenenti a nostri progenitori Neandertaliani. Ebbene, fra le centinaia di ossa fossilizzate ne sono state trovate alcune che mostravano un’evidente malattia tumorale, prova questa che nonostante l’ambiente incontaminato già allora il cancro accompagnava l’umanità. È il più antico ritrovamento di questo genere e la dimostrazione che questa malattia non è una malattia “moderna”.

Tuttavia “il cancro, diversamente dal passato, è diventato oggi una patologia la cui terapia è spesso molto efficace… La malattia tumorale da inguaribile diventa guaribile, i malati neoplastici da incurabili si sono trasformati in curabili: terapia e guarigione, curabilità e assistenza sono i parametri entro i quali si colloca la patologia neoplastica all’inizio del Terzo millennio” (V. A. Sironi)

Parole che ci fanno ben sperare e che accompagnate dalle notizie di nuove cure (come i nano proiettili dedicati alle cellule cancerose di italica invenzione) lasciano speranza a tutti coloro (e sono davvero tanti) che vivono combattendo il cancro!

Dell’immortalità

La maggior parte di noi conduce un’esistenza per la quale ha lavorato, studiato, sudato e combattutto. E la maggior parte di noi é convinta di avere il completo controllo su ciò che fa e che lo circonda (casa, famiglia, lavoro ecc. ecc.).

Quando raggiungiamo dei traguardi importanti, quando otteniamo ciò che abbiamo desiderato ci sentiamo invincibili, quasi immortali e perseveriamo in questo atteggiamento fino a che non accade qualcosa che, in qualche modo, stravolge il nostro punto di vista, ci ributta violentemente a terra e ci apre (o chiude) orizzonti che credevamo erroneamente accessibili.

Come sarebbe giusto reagire se in un pomeriggio di inizio estate ti venisse comunicato che, diversamente da ciò che credi, è proprio così: non sei immortale, non sei invincibile, sei solo pateticamente e debolmente umano ? Se qualcuno ti dicesse che tutti i tuoi deisderi, i tuoi sogni, le cose per le quali hai combattuto e vinto devono per ora subire, se ti va bene, uno stop, se va male chissà… Quali sono i sentimenti «corretti» che si dovrebbero muovere nel tuo animo di fronte a chi ti snocciola asettiche statistiche, probabilità di guarigione, necessità di interventi rapidi seguiti da trattamenti medici lunghi, ma necessari ?

Beh! Nel mio caso, niente disperazione, nessun dolore, nessuno sgomento, nessuna paura (tutto ciò viene dopo, con calma), la mia prima reazione é stata, sostanzialmente, di incredulità seguita da una profonda sensazione di tradimento da parte del mio corpo e dall’urgenza di affrontare le cose con rapidità ed effcienza (cosa, che stando in Svizzera, si è realizzata senza perdite di tempo prezioso). Se di dolore, disperazione e sgomento si può parlare, quelli che ho provato sulle prime non sono stati per me, per la mia condizione, ma per la reazione che la malattia avrebbe suscitato nelle persone che amo.

Ora che il primo grosso passo è stato superato e che le alte probabilità di guarigione si sono avverate, oltre a ringraziare i cielo e tutti coloro che mi sono stati vicini e mi hanno sostenuta in questa  «avventura», tiro un sospiro di sollievo (mi sono accorta di aver attraversato una fase di apnea profonda!).

Mi brucia comunque l’«offesa» per il brutto tiro che mi ha giocato il mio corpo, per lui ho parole di biasimo. La mia rivincita è e sarà quella di rifiutare lo status di «malata», la vecchia carcassa si dovrà piegare a quello che decido io per lei e non lei per me, continuando a vivere la mia vita pensando a questo periodo come a un incidente di percorso!

Concludo invitando tutte le signore che hanno letto questo post a fare con regolarità i controlli  preventivi che ci vengono suggeriti, senza perdere tempo, senza indolenza, ma soprattutto senza paura, non dimenticando mai che non siamo né invincibili né immortali!