Le vecchine Ferrari

SanGiorgioVelabro-per-MarioPalmaroDa bambina, alla messa della domenica, osservavo sempre un fenomeno sociale e umano degno della più acuta attenzione: le vecchine Ferrari. Chiamavamo così le pie signore di un certa età che stavano sedute in fondo alla chiesa con aria mesta e penitente ma che, al momento della Comunione, balzavano fuori dalle panche come pantere e superavano tutti i presenti in una gara furibonda, volta a presentarsi per prime davanti al Santissimo.

Erano signore anziane, apparentemente gracili e indebolite dall’età, ma risultavano incontenibili nel sacro furore che le spingeva a velocità folli verso l’altare. Mai capito perché i loro mariti, o comunque gli uomini della loro età, non fossero capaci di queste prestazioni.

Ci chiedevamo spesso come facessero e dove trovassero questa energia, con gli amici: uno di loro (che poi entrò pure in seminario) diceva che era l’estasi religiosa a farle scattare come Mennea. Ma io un giorno ebbi un’illuminazione che mi aiutò a formulare una spiegazione diversa. Passavo vicino al negozio di una parrucchiera che serviva le signore di una certa età e, sbirciando dentro, notai una fila di vecchiette Ferrari (di quelle che frequentavano la mia chiesa) intente a farsi colorare i capelli: bianchi con amene sfumature azzurrine, come si usava allora. Erano là, tutte in batteria, bianche e azzurre, con la parrucchiera e le sue assistenti che si agitavano attorno a loro. E allora capii: il bianco-azzurro era in verità un potente stimolatore nervoso che veniva applicato sui loro capelli e che poteva essere trasformato in energia, al momento della corsa verso l’altare. Un evidente caso di doping. Ne parlai a casa, ma i miei dissero di farla finita.coprire-i-capelli-bianchi

Oggi le vecchine Ferrari sono una rarità.  Sono cambiate le mode? o lo scatto della corsa è veuto meno?  niente più doping. Addio, vecchine Ferrari.

Se sembri vecchia sei saggia?

sale-pepe“Perché sì, quando si arriva ai cinquanta è ora di smetterla di fare le ragazze.
Anche se si resta ragazze dentro.
Ci si taglia i capelli, si smette di tingersi del colore che si aveva da giovani, si va verso il grigio e le sue varianti.
Ci si trucca appena, si cura la pelle con molta attenzione, si mette una spolverata di fard e un po’ di mascara. Al limite dell’invisibile.
Ci si veste. Anche con forme decise e colori forti. Che se si accompagnassero ad una chioma fintamente giovane e ad un trucco marcato ci renderebbero ridicole. Se invece, come ha fatto Daria, sono abbinati ad una testa naturale, significano il nostro stile, la nostra voglia di affermarci, di continuare a vivere la vita con pienezza ed entusiasmo”(Anna Da Re, Donna Moderna, 4 luglio 2016, a proposito del nuovo look di Daria Bignardi).

La signora Da Re, è fashion blogger, e creatrice del blog Chic After Fifty “un fashion blog per donne, non ragazze. Donne che hanno più o meno cinquant’anni. Quando diventa difficile vestirsi in un modo che piaccia ma che sia anche comodo, bello, interessante”.

Ed eccola lì, un’altra che sollecita all’austerità senile, da indossare come uno scudo quando non siamo più al top delle nostre condizioni estetiche, come se un look “dimesso” potesse falsamente regalare alle donne quell’autorevolezza di cui vanno in cerca! Mi sembra di essere ricaduta negli anni 50. Ancora un altro modello imposto in nome dell’empowerment della carriera. Ancora una volta come se non fosse la testa (e solo quella), il motore che porta avanti una donna.

Cliché, anche quest’ultimo dei capelli bianchi, che fa il paio con quello delle “bionde stupide” o delle “baffute geniali”.

A quando la liberazione da questi stereotipi che non fanno che ricalcare un modo di pensare decisamente “maschile”? Quando incominciare a considerare la donna una “dea” capace e degna di esprimere se stessa nel modo in cui preferisce senza per questo divenire oggetto delle brame o delle invidie altrui? Quando si smetterà di dare “giudizi” o cavalcare pregiudizi sulle donne che in un modo o in un altro non si “adeguano”?

Allora evviva la Pantera di Goro, evviva Vivienne Westwood!