Quando il disegno ti salva la vita

zebra crossingPer la prima volta fu Leonardo da Vinci ad utilizzare l’anamorfosi per disegnare sulle pagine del Codice Atlantico il viso di un bambino e un occhio. Questa tecnica risale all’epoca di Leonardo, ma fu codificata solo nel ‘600, quando la disciplina perse quella patina magica che aveva acquistato nel tempo e si diffuse non solo fra gli artisti, ma anche fra gli architetti. Si tratta della creazione di disegni distorti, a prima vista indecifrabili e mostruosi che sono intellegibili solo se approcciati da particolari angolature, distanze o riflessi nello specchio, si tratta di un processo geometrico  e come tale soggiace a certe precise regole.

Esempi di questa tecnica ce ne sono tanti. Fra i più famosi il dipinto “Gli ambasciatori” di Hans Holbein (1533), in cui fra le due figure degli ambasciatori in basso, si distingue una forma incomprensibile che si palesa solo guardando il dipinto da destra e da una certa distanza, si tratta di un teschio, un “memento mori”. Agli inizi del XVII secolo Emmanuel Maignan, dipinse sulla parete del convento di Trinità dei Monti a Roma, un affresco lungo 6 metri. Da vicino all’apparenza si tratta di un semplice quanto bizzarro panorama costiero con vele e abitazioni all’orizzonte, ma osservato alla fine del corridoio ci si accorge che in realtà raffigura san Francesco di Paola inginocchiato in preghiera!

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Oggi gli esempi più spettacolari di arte anamorfica prospettica sono realizzati da artisti di strada, che realizzano opere incredibili. E a questo proposito è di qualche giorno fa la notizia che in India questo tipo di illusione ottica è stata sperimentalmente adottata dal Ministero dei Trasporti sulle strade del sub continente per costringere gli automobilisti a rallentare, per diminuire il numero di incidenti sulle strade!

“Natura non rompe sua legge”

Non tutti sanno esattamente che cos’è il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.

Si tratta della collezione di manoscritti e disegni di Leonardo (1750 disegni su 1119 fogli) che meglio ci è stata tramandata e che meglio rappresenta gli ultimi 40 anni della vita di Leonardo da Vinci come scienziato e intellettuale. Dopo l’ultimo restauro (oltre 40 anni fa) il Codice, conservato nei caveux della Biblioteca Ambrosiana di Milano, era stato rilegato in fascicoli. Nel 2007 si era sparsa la notizia che su di esso erano comprase temutissime macchie nere, attribuite allora alla muffa. Le suore benedettine di Viboldone, sotto il controllo dell’Istituto Nazionale di Patologia

del Libro, della Commissione Vinciana e con il sostegno delle analisi effettuate alla Sapienza di Roma, ebbero l’incarico di procedere alla sfascicolazione del volume vinciano, riportandolo alla forma che aveva assunto nel ‘500. Infatti, nel XVI secolo il pittore Pompeo Leoni era riuscuto a radunare molto materiale degli studi di Leonardo e fra gli altri circa 2000 fogli isolati e di varia grandezza, che l’artista organizzò in due grossi album: uno con i disegni artistici, divenuto proprietà dei reali d’Inghilterra e attualmente citati come Fogli Windsor, l’altro contenete disegni di carattere prettamente meccanico e geometrico, che prese il nome di Codice Atlantico. Al termine del lavoro di sfascicolazione e ricomponimento operato in due anni dalle suore benedettine, la Biblioteca Ambrosiana con il contributo della  Fondazione Cardinale Federico Borromeo e della Banca Popolare di Bergamo ha programmato fra il settembre del 2009 e il giugno del 2015 ventiquattro mostre tematiche dedicate al grande Leonardo da Vinci utilizzando i fogli del Codice Atlantico.

Il 12 giugno si è aperto il dodicesimo evento curato dal professor Pietro Carlo Marani e da una carissima amica la dottoressa Rita Capurro, che si è occupata anche del catalogo della mostra.

La dodicesima esposizione intitolata Leonardo scienziato della terra è dedicata alle incredibili intuizioni e ai disegni riguardanti lo studio del pianeta.

Nel catalogo leggiamo «L’approccio vinciano agli studi sulla terra considera gli elementi connessi alla sua forma, dimensione e relazione con altri corpi celesti. […] Quando egli affronta lo studio della terra si pone in un atteggiamento in primo luogo di osservazione e misurazione, in un’ottica che potremmo definire più propriamente geografica. […] Quando invece approfondisce aspetti più propriamente delle scienze geonomiche, lascia emergere un’attenzione specifica all’osservazione integrata a considerazioni intuitive, secondo un metodo che appare molto affine agli studi nostri contemporanei di scienze della terra. […] ».

La mostra come le precedenti, si protrarrà per tre mesi ed è suddivisa in due sezioni: la prima presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana – Sala Federiciana, Piazza Pio XI, 2, e la seconda presso la Sagrestia Monumentale del Bramante, ingresso da Via Caradosso, 1.

C’è molto da imparare dai disegni a volte visionari di questo ambientalista ante litteram, che ha fatto dell’osservazione e della comprensione della natura l’arma del suo sapere, il punto di partenza per la comprensione non solo dello spazio fisico che circonda l’uomo, ma della natura umana stessa.