Chiacchiere del lunedì

Prova mafalde

Frida Calo
Frida Kahlo

Non vogliamo strappare lacrime facili, ma nel nulla domenicale, o meglio nell’affollamento domenicale di parole ci è saltato all’occhio un articolo del Corriere on line, Due bambini e un piccolo cuore: Vite incrociate di Cesare ed Emma di Paolo di Stefano, che non commentava politica, conclave, dibattiti, ma dava una notizia meravigliosa e tragica. Qui la vogliamo condividere perché tocca un argomento importante: la donazione di organi.

L’articolo on line riportava la notizia che grazie al cuore di un bimbo di appena quattro anni morto di encefalite, una bimba più o meno della stessa età ha ricominciato a sperare di poter sopravvivere ad una malattia cardiaca che se la stava portando lentamente via, sotto gli occhi impotenti dei genitori.

Bravi tutti in questa storia e coraggiosi e colmi di amore, chi si è fatto violenza e ha deciso di donare un piccolo cuore, chi ha atteso pregando e non perdendo la speranza che ciò potesse succedere. Un grande dolore che suscita un’immensa gioia. Non è facile commentare senza provare sgomento per i genitori che hanno perso un figlio (sopravvivere ai propri figli credo sia un’esperienza sconvolgente sotto tutti gli aspetti), ma allo stesso come non provare un’immensa gioia alla notizia di far sopravvivere un bambino?

Che decisione straziante hanno dovuto affrontare gli uni, che sollievo incredibile per gli altri.

Decisione straziante perché nei momenti che seguono la morte di un caro spesso non si ha la necessaria lucidità mentale di decidere di donare i suoi organi, legati come siamo al suo recente “esserci”, con difficoltà si prende in considerazione questa ipotesi. Tanto di cappello a questi genitori che con un gesto di amore estremo hanno deciso di far continuare a vivere un pezzetto del loro bambino nel petto di un altro essere umano. Come ci si può sdebitare per una così grande generosità?

Paesi nuovi

Una nostra amica, Daniela, che si occupa di Politiche Giovanili-presso la Provincia di Pistoia- ha risposto al nostro Ci piace e oggi abbiamo deciso di postare la sua testimonianza.

“…anche a me piacciono i ragazzi, tutti e tanto.

E ora dopo il barbaro evento di Brindisi, vi voglio dire quanto e perché mi piacciono così tanto i ragazzi del Sud. Ne conosco a centinaia e molti di loro mi chiamano zia. Non è un fatto di parentela di sangue, ovviamente, ma è un legame altrettanto forte ed indissolubile perché fondato su principi e valori irrinunciabili e scelti per la vita.

Tutto questo passa attraverso un percorso che si chiama Albachiara, che su tutto il territorio nazionale conta sull’adesione di migliaia di ragazzi, centinaia di Scuole, di Associazioni e Pubbliche Amministrazioni. Albachiara ascolta e sostiene i ragazzi nei processi di cittadinanza attiva e di partecipazione e dal Sud, ogni anno, da 8 anni, arrivano al Campus di Albachiara centinaia e centinaia di ragazzi appassionati, forti con la voglia e la fermezza di riprendersi i loro territori, di mostrare a tutti che non hanno paura di vivere i loro valori, di essere protagonisti per costruire giorno dopo giorno, mattone su mattone PAESI NUOVI in cui il rispetto della legalità e dei diritti è sacrosanto.

Questi ragazzi sono legati alle loro tradizioni, non le rinnegano , anzi le riportano all’antico valore e cantano, e ballano e ti contagiano con la passione, quella vera che viene dal cuore per questo fanno paura, a chi sta nell’ombra e semina terrore, a chi è capace, non di vivere, ma di “campare” facendosi scudo e forza con la violenza e l’illegalità. I ragazzi del Sud hanno scelto la democrazia e la partecipazione.

….per questo e per molto altro mi piacciono – insieme a tutti gli altri  – i ragazzi del Sud”