Storie di camminatori ed esploratori: Ippolito Desideri e il Tibet

IMG_3665

Chi conosce Simone Cipriani riconosce che questo articolo è opera sua e sa bene  quanta passione in questi anni ha avuto per la storia di Ippolito Desideri e il Tibet:

Altopiano del Tibet : un deserto d’alta quota circondato da montagne bianchissime. Ogni tanto vi si apre una valle, che si insinua fra i monti, verdissima d’estate, intasata di neve d’inverno. Due tizi camminano piano. Non è un’immagine tratta dalla brochure di un’agenzia di trekking. Siamo a inizio ‘700.  I camminatori sono due gesuiti italiani. Uno di loro passerà alla storia : Ippolito desideri . È  il primo vero studioso occidentale della civiltà tibetana e forse il primo consapevole esempio di ciò che oggi chiamiamo dialogo interreligioso.

Ippolito arriva in Tibet attraversando il Trans-Himalaya . Passa dal Ladakh, una valle incantata, oggi rimasta nei confini dell’India. Lì incontra la cultura tibetana (ancora oggi il Ladakh lo chiamano Piccolo Tibet). Capisce che questa religione a lui sconosciuta ha qualcosa di profondamente interessante. E che deve andare a Lhasa, capitale non solo culturale, per capire di cosa si tratti. E allora via, attraverso valichi altissimi e camminando in bilico su orridi che farebbero paura a un Messner, sbuca in Tibet occidentale : il mitico Guge. Regno antico, dove un altro gesuita – il De Andrade – aveva soggiornato, senza grande fortuna. E poi, camminando su carovaniere consumate da piedi mal calzati e dal gelo, col viso scorticato dal vento, attraversa quelle steppe che sembrano toccare un cielo sconfinato e arriva a Lhasa. E’ il 1716.

88bb28e0591aed895445d59a87658555_XL
Dipinto tibetano su stoffa (thangka), XVI-XVII sec.Tibet:Tsang 

Vi regnano i mongoli, arrivati a seguito delle lotte e delle rivalità fra le varie chiese buddiste (che governavano anche il territorio). Un abate geniale, capo della chiesa dei Gelug-pa, li ha chiamati in aiuto, tempo addietro, ottenendo protezione e il titolo di Dalai Lama: maestro oceanico, ossia dalla saggezza sconfinata come il grande mare. Quella chiesa è adesso prevalente e professa un ritorno al Buddismo diremmo più filosofico (si definiscono : i virtuosi).   Ippolito dunque deve studiare se vuole entrare in dialogo. E gli viene naturale: un po’ perché è una mente fina e ha studiato al Collegio Romano, un po’ perché i gesuiti praticano l’inculturazione, ossia il calarsi nella cultura locale per portare il proprio messaggio. Si installa nella grande e magnifica università monastica di Sera (distrutta nel XX secolo da un branco di delinquenti imbecilli durante la rivoluzione culturale – il Tibet è occupato dalla Cina) e studia, studia, studia. Ne esce con la conoscenza perfetta del Buddismo tibetano, centrato su una filosofia finissima, nata in India diversi secoli prima. Lo descrive, in testi che rimangono il primo esempio di studio comparato delle religioni. Pochi occidentali, nella storia, hanno capito quell’universo mentale e culturale come ha fatto  lui. Uno dei più grandi orientalisti di ogni tempo, il mitico Giuseppe Tucci, spese parole di assoluta ammirazione per descrivere l’opera di questo gesuita. E Tucci era un tipo che aveva imparato l’ebraico e il sanscrito da ragazzo, per divertirsi.

09_Tucci-a-Mustang-Museo-delle-Civiltà-Fondo-Bonardi-Tucci-1
Francesca Bonardi, Tucci a Mustang Nepla, 1952, Museo d’Arte Orientale Giuseppe Tucci, Roma

Ma le belle cose finiscono : Santa Madre Chiesa è preoccupata per le stranezze dei riti ai quali questi gesuiti, presi dall’inculturazione, si lasciano andare. Infuoca a Roma la disputa sui riti cinesi! Gli altri Ordini ne hanno le scatole piene dei gesuiti e del loro potere. La Compagnia di Gesù è in disgrazia. E così, nel 1721, arriva un messaggio: padre Desideri, rientri ! Ordine perentorio, che attraversa monti e valli con mercanti e altri missionari e riporta il Nostro indietro. Mica è facile tornare a Roma: un viaggio di anni, attraverso l’India, dove Ippolito soggiorna a lungo e si busca la malaria (le febbri terzane, come si diceva allora). Continua a scrivere. Lascerà testi importantissimi, oggi riscoperti appieno.

Ippolito, però, non tornò più in Tibet. Il Tibet come terra di missione venne affidato ai Cappuccini, che di dialogo e Buddismo non capivano un tubo. Lo rimpianse per il resto dei suoi giorni.

Oggi, a Roma, siede sul soglio papale un altro gesuita. Anche lui è in favore del dialogo e della reciproca comprensione. Ha appena incontrato leader buddisti in un suo bel viaggio. Ippolito ne sarebbe assai contento:  vi vedrebbe la bellezza della sua Chiesa, quella che lui amava.

Se volete saperne di più, c’è una mostra, su di lui, nella sua città natale : Pistoiadownload-1

( La Rivelazione del Tibet mostra a cura di Enzo Gualtiero Bargiacchi, Andrea Cantile, Oscar Nalesini, Massimiliano Alessandro Polichetti, Palazzo Sozzifanti  fino al 1 gennaio). 

 

Rosso Tomaino

IMG_1110
Giuliano Tomaino, piazza del Duomo, Pistoia

Si sta per concludere l’anno in cui Pistoia è stata città della cultura italiana. Così i commercianti del centro storico di questa bella città hanno scelto offrire un contributo proponendo una nuova idea per le tradizionali decorazioni natalizie. Grazie a loro e alla cura del gallerista Massimiliano Vannucci,  invece delle solite luci, da ieri sono apparse in città le gioiose sculture in ferro smaltato dell’artista Giuliano Tomaino. L’artista spezzino ha un immaginario di forme che si trova anche nelle sculture di Pistoia, come l’uccellino rosso chiamato “Cimbello” collocato ai piedi del battistero. Chi si affaccia dentro alla corte del tribunale trecentesco vedrà una serie di figure rosse stilizzate con una gamba sollevata che, allineate una dietro l’altra, accentuano il tema dell’instabilità ma anche del movimento. Sempre in bilico se ne sta il cavaliere che si erge in piedi sul cavallo a dondolo collocato davanti la chiesa di San Bartolomeo. Le figure di Tomaino, non devono trarre in inganno perché sono il risultato di un linguaggio contemporaneo: esse non si presentano come oggetti unici ma come forme infinite, copie di una matrice replicata in serie.     

IMG_1124.JPG
Giuliano Tomaino, Massimiliano Vannucci, Tribunale Pistoia

Le opere di Tomaino nella città di Pistoia in occasione di queste vacanze natalizie  sono un segno simbolico, un punto rosso per ricordare, forse con un po’ di nostalgia,

houdini
Giuliano Tomaino, Houdini, 2011

un momento dell’infanzia o di tenerezza. Sicuramente tutto l’insieme è in grado di donarci uno sguardo più lieve verso la realtà che ci circonda.

Libri tra i libri

LibriFraILibri.jpg
Anselm Kiefer,

Il  2017, Pistoia, lo ricorderà come l’anno in cui è stata capitale italiana della cultura. Una città ottiene questo titolo non solo se riesce ad organizzare un anno speciale, pieno di eventi, ma soprattutto se è in grado di dimostrare che la città è fonte continua di cultura. L’anno è passato velocemente,  con momenti dedicati a teatro, letteratura, arti visive. Ormai sono rimasti pochi mesi, ma ci sono ancora appuntamenti importanti, in calendario. Tra questi, l’8 settembre, la mostra di libri d’artista che si aprirà nella biblioteca comunale. E’ dedicata all’artista tedesco  Anselm Kiefer ed è intitolata titolo, appunto, Libri tra i libri. Una mostra che rinnova il dialogo tra l’artista e la città, iniziato nel 2007, quando venne collocata, in modo permanente, la sua grande opera, intitolata Die Grosse Fracht, nella sala di lettura della medesima biblioteca.  La mostra sarà un ulteriore approfondimento di questo tema caro all’artista e altri  libri diventeranno il materiale del suo agire e del suo racconto.

Anselm_Kiefer1
Anselm Kiefer, Die Grosse Fracht, Biblioteca San Giorgio, Pistoia

Un bel colpo per Pistoia, che ha guardato alle risorse culturali della città, ma anche all’arte oltre i confini nazionali, scegliendo  un artista tedesco riconosciuto sulla cena internazionale come un maestro. Kiefer appartiene di diritto alla schiera di artisti che sono pittori, scultori e   plasmatori di materia e di immagini; sa parlare con le sue opere evocando in chi le guarda l’appartenenza a delle radici che sembrano comuni a tutti noi.

L’arte di Anselm Kiefer è universale ed è un nuovo, perfetto battesimo per Pistoia capitale italiana della cultura.Invito Kiefer

Coltivare la fantasia: il Giardino volante

Se davvero come ha detto l’artista Bruno Munari “il prodotto della fantasia , come quello della creatività e delle invenzioni nasce dalle relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce” più si conosce più si riesce ad avere fantasia, creatività e inventare cose nuove. E se crediamo che “l’arte agisca sulla vita intellettuale, affettiva morale delle persone diventando il miglior strumento per la formazione di uno spirito libero” affermazione della pedagogista polacca Irena Wojnar nel 1967 non c’è da stupirsi che quando l’arte incontra i bambini sia una festa per la fantasia .

Nella città di Pistoia ad esempio è sorto  un giardino pubblico, Il giardino volante , aperto a tutti i bambini, dove si possono vivere esperienze diverse. I giochi però non sono quelli di sempre ma  sono stati disegnati da un gruppo di  artisti. Qui gli scivoli, le altalene, i dondoli hanno forme inedite e sollecitano i bambini a sperimentare tutti i giochi e tutte le avventure possibili.

E’ ormai passato un anno da quando è stato inaugurato e guardando il video appena realizzato da Chiara Guidi sembrerebbe che il Giardino Volante sia un vero vivaio dove si coltiva e cresce tanta fantasia.

chi volesse saperne di più http://www.ilgiardinovolante.it

Chiacchiere del lunedì

Biblioteca San Giorgio, Pistoia
Biblioteca San Giorgio, Pistoia

imagesDobbiamo credere nel valore delle opere pubbliche, quelle pensate per tutti e aperte a tutti. Dobbiamo batterci per averle ma anche per custodirle e proteggerle. Torno dalla visita a una biblioteca bellissima, pensata così bene per i cittadini della mia città – Pistoia – da diventare la loro agorà. Si tratta della biblioteca San Giorgio, inaugurata nel 2007 progettata dall’architetto Massimo Pica Ciamarra: è nata dalle ceneri di un vecchio insediamento industriale ed è un posto per riempirsi la mente. Dentro si vivono esperienza di tutti i tipi: vi si può andare per leggere o per consultare un libro, ma anche per vedere un film, una mostra o semplicemente per studiare assieme. C’è anche una grande e luminosa biblioteca per i più piccoli.

attività dentro la biblioteca di San Giorgio Pistoia
attività dentro la biblioteca di San Giorgio Pistoia

Al pomeriggio, quando bambini e ragazzi escono da scuola, molti genitori trovano lì rifugio, accanto ai figli. Gli adolescenti, poi, lo hanno trasformato nel loro luogo. Dentro ci sono un bar e una libreria. Anche il luogo scelto è perfetto: vicino al centro e alla stazione dei treni, così che tutti possano arrivarci facilmente.

La mia città ha scelto un orientamento democratico alle cultura: e ha funzionato. E così ieri, mentre mi godevo lo spettacolo di una comunità che fruisce di un luogo così bello, ho visto persone anziane che il martedì si offrono di spiegare il gioco degli scacchi, babbi single con bambini a leggere storie, tante giovani madri coi loro bambini, ragazzetti dai capelli colorati che studiavano al bar con gli amici. Ma ho anche visto uno staff di persone che ci lavorano e che sentono quel luogo come casa propria, dedicandogli amore e rispetto.

Questa è la rotta, in materia di cultura e spazi per poterne fruire.

Buon lunedì

Le mille luci dell’arte

Antonello Ghezzi, Luminarte,2013
Antonello Ghezzi, Luminarte,2013

La città di Pistoia è un gioiello in Toscana. La sua piazza del Duomo è considerata come una delle più belle d’Italia. In questi giorni, durante le feste natalizie, l’intero centro storico è diventato un’opera d’arte con uno spettacolare allestimento di luminarie.  Luminarte 2013 è il primo appuntamento di un’iniziativa ideata dall’associazione Utopias! e finanziata dai commercianti pistoiesi per rilanciare la città.

Antonello Ghezzi
Antonello Ghezzi, Luminarte 2013

Immaginatevi un grande allestimento di luci pensato da due giovani artisti, Nadia Antonello e Paolo Ghezz,i e con loro immaginatevi il lavoro di una delle  più importanti ditte costruttrici di allestimenti luminosi: la De Cagna di Maglie, in provincia di Lecce. Insieme hanno istallato una grande apparato di luci, dal carattere onirico e fantasmagorico, nella piazza del Duomo, a ridosso dell’antico palazzo del Tribunale e di fronte a quello del Comune. Un’opera che si relaziona con la piazza aprendo prospettive straordinarie e creando suggestioni da set cinematografico. Inoltre le vie del centro sono addobbate da stelle luminose che conducono a questa grande istallazione. Tutta la città è pervasa da luci diverse dal solito che la trasformano in un luogo incantato, un paesaggio fiabesco. Ma c’è di più. Antonello e Ghezzi hanno scritto un racconto di Natale che ha una particolarità: non ha una fine. Contiene un segreto. L’arcano è stato celato all’interno della grande luminaria e sarà svelato soltanto alle 18 del giorno di santa Lucia, il 13 dicembre. Il giorno più corto dell’anno, quello dove c’è maggior bisogno di luce, tutta la città, i visitatori, i curiosi e i turisti, si ritroveranno ad attendere lo svelamento del segreto. Gli artisti – noti per la loro capacità di creare opere che si relazionano fortemente con il contesto sociale – hanno lavorato sul concetto più profondo del Natale, quello dell’attesa, dell’avvento, in un progetto dalle caratteristiche veramente uniche.

In questo modo, quest’anno per la prima volta, i pistoiesi potranno dire che qualche volta le favole, con la partecipazione di tutti, si possono avverare!

Le case da salvare

È di ieri la notizia: in Svizzera a Epaliges (Losanna) verrà rasa al suolo la casa di Georges Simenon. La villa che l’autore di Maigret si fece costruire nel 1963. La casa, da tempo abbandonata, era stata occupata da un gruppo di squatter e trasformata in un centro d’arte. La villa verrà demolita e al suo posto verranno costruiti dodici edifici da sei appartamenti ciascuno.

Un buon affare finanziario.

La prima casa d’arte che ho visitato nella mia vita è stata il grande e imponente  Vittoriale di Gabriele d’Annunzio. Ero in gita, ero alle elementari e quel luogo mi inquietò e mi  sorprese  moltissimo. Non me lo sono più dimenticato.

Poi ho scoperto che ci sono  case famose come mete turistiche  anche se l’illustre personaggio non ci hai mai realmente vissuto. E’ il caso della casa Museo Buonarroti a Firenze, sede della famiglia Buonarroti ma non di Michelangelo. La casa vale comunque una visita fosse anche solo per vedere i due capolavori assoluti di Michelangelo  giovane: la Madonna della scala e la Battaglia dei Centauri (1490-1492).

Ci sono case costruite direttamente dentro le sculture, come la grande scultura dell’Imperatrice opera di Niki de St Phalle presso il giardino di sculture dei Tarocchi a Garavicchio  (Capalbio, Grosseto) . 

A questo progetto l’artista ha dedicato tutta se stessa e dentro la grande donna (una delle molte figure del parco) l’artista ha vissuto veramente: si possono ancora ammirare gli arredi tutti da le disegnati. Infine ci sono esempi di case che, se distrutte, farebbero scomparire anche l’anima dell’artista e tutto ciò che lo rappresenta. Sono casi in cui la casa diventa  il corpo e la mente dell’artista. Così è a Pistoia con la casa studio dell’artista Fernando Melani (1907-1985). Una piccolissima dimora dove l’artista ha vissuto  fin dal dopoguerra e dove si possono trovare molte delle sue opere  e del suo pensiero. Le opere leggono lo spazio della casa, come la distesa di Bucati un lavoro fatto di tele monocrome appese lungo tutto la stanza dedicata alla libreria.

Nella casa Melani si possono trovare opere che rappresentano un’esperienza dell’artista: sono fatte d’idee, come opere concettuali: l’accumularsi dei Giornali sulla scala o il Sacco di fiammiferi spenti nel salotto. Chi li vede sente che il peso e il volume che occupano nella casa  rappresentano materialmente il gesto quotidiano dell’artista che li ha accumulati. A noi oggi restituiscono  materialmente la quantità del tempo trascorso.  Melani è stato un’artista amato dagli artisti per il suo pensiero, le sue sperimentazioni, precursore dell’arte povera e inserito pienamente nel campo dell’arte del suo tempo.  Il comune ha acquistato la casetta nel 1987 e oggi diffondere l’opera di Melani attraverso essa è più importante di qualsiasi operazione finanziaria si possa fare.

Mummie e scheletri cercano casa

Ci si avvicina alla festa dei morti (2 novembre), per molti ormai dimenticata e sostituita con la festa di Halloween (31 ottobre),  e intanto è di poco la notizia che in Italia le mummie e gli scheletri lasceranno i musei e non saranno  più esposti al pubblico. Ho letto questo articolo su La Stampa di ieri. La questione che si pone è: secondo voi è giusto che nei musei si possano vedere resti umani?

Il museo egizio di Torino intende ritirare dalle esposizioni tutte le mummie entro il 2015, dal momento che considera la loro esposizione poco rispettosa della dignità della natura umana.  La direttrice ha argomentato che si tratta di una decisione consona alla natura del museo, dedicato all’arte antica e non – ha aggiunto – all’antropologia o all’etnologia. Subito le è stato fatto notare che sono proprio questi ultimi musei quelli che per primi, anche se non in Italia, hanno affrontato la questione della dignità di trattamento cui hanno diritto i resti umani.

In effetti, in Italia ci sono certo musei e raccolte dove cadaveri, o loro parti, fanno macabra mostra di sé (qualcuno ha citato persino il museo Lombroso), ma mi sembra che sia sfuggito a tutti il fatto che noi italiani siamo ben abituati a vederli anche nelle chiese e nei santuari, ove le reliquie di questo o quel santo o della tale santa sono oggetto di culto da tempo immemorabile.

Anche nella mia città, a Pistoia, si conserva un frammento osseo  attribuito a S. Jacopo: nel Medio Evo costituiva una tale attrazione, per i pellegrini che percorrevano il cammino compostellano, da risultare un vero e proprio business per la città.

Che sia il momento di rimuovere anche le reliquie?

Paesi nuovi

Una nostra amica, Daniela, che si occupa di Politiche Giovanili-presso la Provincia di Pistoia- ha risposto al nostro Ci piace e oggi abbiamo deciso di postare la sua testimonianza.

“…anche a me piacciono i ragazzi, tutti e tanto.

E ora dopo il barbaro evento di Brindisi, vi voglio dire quanto e perché mi piacciono così tanto i ragazzi del Sud. Ne conosco a centinaia e molti di loro mi chiamano zia. Non è un fatto di parentela di sangue, ovviamente, ma è un legame altrettanto forte ed indissolubile perché fondato su principi e valori irrinunciabili e scelti per la vita.

Tutto questo passa attraverso un percorso che si chiama Albachiara, che su tutto il territorio nazionale conta sull’adesione di migliaia di ragazzi, centinaia di Scuole, di Associazioni e Pubbliche Amministrazioni. Albachiara ascolta e sostiene i ragazzi nei processi di cittadinanza attiva e di partecipazione e dal Sud, ogni anno, da 8 anni, arrivano al Campus di Albachiara centinaia e centinaia di ragazzi appassionati, forti con la voglia e la fermezza di riprendersi i loro territori, di mostrare a tutti che non hanno paura di vivere i loro valori, di essere protagonisti per costruire giorno dopo giorno, mattone su mattone PAESI NUOVI in cui il rispetto della legalità e dei diritti è sacrosanto.

Questi ragazzi sono legati alle loro tradizioni, non le rinnegano , anzi le riportano all’antico valore e cantano, e ballano e ti contagiano con la passione, quella vera che viene dal cuore per questo fanno paura, a chi sta nell’ombra e semina terrore, a chi è capace, non di vivere, ma di “campare” facendosi scudo e forza con la violenza e l’illegalità. I ragazzi del Sud hanno scelto la democrazia e la partecipazione.

….per questo e per molto altro mi piacciono – insieme a tutti gli altri  – i ragazzi del Sud”