Pensando alla lingua come esperimento, come invenzione, vorremmo consigliare un romanzo di un autore svizzero Pedro Lenz con il suo ultimo libro In porta c’ero io (Gabriele Capelli Editore, Mendrisio) vincitore del Premio Schiller 2011.
Il libro, cosa rara e inusuale, è stato scritto in svizzero tedesco, una lingua che non viene normalmente usata per scrivere, ma è usata solo come lingua parlata.
L’autore in un’intervista ha spiegato bene che questa scelta dell’uso del dialetto non nasce per voler appoggiare posizioni isolazioniste della Svizzera, ma perché con esso sentiva di cogliere la lingua nella sua accezione più viva e quotidiana.
La storia, ambientata negli anni Ottanta, racconta di un ex tossicodipendente che ritorna nel proprio paese vicno a Berna dopo aver scontato un anno nel carcere di Witzwil.