Un martello nel cervello…

CefalyQuanti tipi di emicrania esistono? Io avrei giurato tantissime, ma ho scoperto che ne esistono fondamentalmente due. Una cefalea primaria/benigna e un secondo tipo dovuto a varie patologie detto secondario.

Da cosa dipendono? Nessuno lo ha stabilito ancora con certezza… pare si tratti di un cocktail di concause che scatenano il dolore, fra le quali ci sono quelle ambientali e fisiche, le variazioni ormonali, alimenti, stress, variazioni sonno/veglia, sforzi fisici (fra i quali anche il sesso), cambiamenti atmosferici o farmaci.

Insomma tutto, e il contrario di tutto, può scatenare il mal di testa. Fino ad oggi non esisteva alcun tipo di prevenzione dell’emicrania, tutti i rimedi, i medicinali, le erbe, gli espedienti tendevano a curare il sintomo, cioè il dolore.

È stato però recentemente sperimentato e messo in commercio, anche in Europa, un dispositivo che potrebbe fare la differenza e agire come prevenzione al manifestarsi del disturbo. Questo oggetto utilizzato per una ventina di minuti al giorno, ridurrebbe la probabilità di attacco dell’emicrania ed avrebbe un’efficacia simile, se non maggiore, ai farmaci usati per il mal di testa, senza essere così invasivo. Inoltre è un bell’oggetto, che i produttori sono sicuri piacerà soprattutto alle donne, che soffrono di emicrania il 25% più degli uomini.

Io spero veramente, che il diabolico aggeggio possa servire a risolvere almeno in parte il problema che rende la vita infernale ad un sacco di persone e che ad esempio in alcune regioni è addirittura riconosciuto come malattia invalidante.

Oggi, che non ho il mal di testa, posso perfino scherzarci sopra e cantare insieme a Rossini del Barbiere di Siviglia!

Mi par d’esser con la testa, in un’orrida fucina, dove cresce e mai non resta, delle incudini sonore, l’importuno strepitar. Alternando questo e quello, pesantissimo martello, fa con barbara armonia, muri e volte rimbombar. E il cervello poverello, già stordito sbalordito, non ragiona, si confonde, si riduce ad impazzar.

Ildegarda, l’aura e il canto gregoriano

Nel maggio 2012 Idelgarda di Bingen (1098 – 1179) è stata proclamata Dottore della Chiesa, perché, fra i suoi meriti, indicò alla chiesa dei suoi tempi come uscire dalla crisi in un periodo travagliatissimo. Su 35 Dottori della Chiesa riconosciuti dai cattolici solo 4 sono donne (Santa Teresa d’Avila, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa di Lisieux e infine Santa Ildegarda di Bingen) e tutte sono state proclamate tali solo a partire dagli anni ’70…

Nella religione cristiana Dottore della Chiesa è un titolo che un Papa o un Concilio attribuiscono a quelle personalità religiose particolarmente illuminate che si sono distinte per riflessione teologica, divulgazione della dottrina e santità di vita.

Ma torniamo a Ildegarda. Nata da famiglia nobile, di salute estremamente cagionevole, fin dall’infanzia venne mandata in convento e affidata alle cure di una giovane monaca aristocratica, Jutta di Sponheim, prese i voti giovanissima (intorno ai 17 anni) e visse una lunga e laboriosa vita monacale, producendo non solo scritti di una lucidità encomiabile, ma anche musica sacra di una bellezza celeste.

Vi starete chiedendo a questo punto perché parlare oggi proprio di Ildegarda. Ne voglio parlare perché le sono particolarmente affezionata. Fa parte del mio bagaglio culturale e già ne conoscevo l’opera e ne rispettavo il lavoro prima ancora che fosse proclamata Dottore, ma soprattutto perché, nonostante la lontananza temporale, Ildegarda è un esempio di come una donna sebbene sola, malata, monaca, in un contesto assolutamente maschile possa far sentire la sua voce forte e chiara, portando avanti con lucidità la sua causa a dispetto di chiunque cerchi di metterle i bastoni fra le ruote.

Ultimo sgambetto fatto a questa eccezionale figura storica prima ancora che religiosa, in ordine di tempo, é la teoria secondo la quale Ildegarda soffriva di “scotoma scintillante” cioè dell’emicrania accompagnata dall’aura che provoca allucinazioni, quelle stesse allucinazioni che Ildegarda avrebbe scambiato per messaggi divini. Prima degli attacchi di emicrania infatti l’aura porta alla percezione di oggetti scintillanti o forme geometriche rilucenti con molti angoli, che in effetti potrebbero coincidere con le descrizioni della “pioggia di angeli” o della “Città celeste” fatte dalla santa. Le sue descrizioni della luce splendente di Dio piuttosto che della sua presenza luminescente sono tutte prove della effettiva possibilità di una patologia del genere, tanto che Oliver Sacks nel su libro sull’emicrania porta Idelgarda ad esempio, concludendo che molto probabilmente la santa soffriva di questo disturbo.

Come spesso accade è un problema che sta fra fede e scienza.

Ma quand’anche si stabilisca che le visioni di Ildegarda siano state in realtà allucinazioni, è altrettanto palese che questa patologia diede senso e forma alla sua vita e, a sua volta, seguendo la sua educazione e la sua profonda religiosità, tale malattia fu da lei innalzata spiritualmente, a dimostrazione di una forza d’animo e di una fede non comuni. Ildegarda rese la propria debolezza un’arma appuntita con la quale fustigò il malcostume della sua epoca. E in questo è da prendere ad esempio.

Un’ultima parola vorrei spenderla sulla musica da lei composta o meglio sui canti gregoriani attraverso i quali Ildegarda, diceva, ci si può avvicinare nel miglior modo alla divinità. Un canto, quello gregoriano che é una monodia strettamente legata ai testi sacri, una melodia che si fa preghiera e che tocca le più profonde corde del cuore. Provate ad ascoltare!

Che donna eccezionale!