Goodbye Lenin!

AspirapolvereChe si può fare quando la giornata è uggiosa e fredda e non si ha nessuna intenzione di gettarsi fra la folla natalizia? Ma naturalmente si può navigare sul web alla ricerca di chicche da condividere! Ed è proprio una chicca quella che vogliamo presentarvi oggi, certo un po’ lontana (a Mosca…) ma che riporta, almeno quelli della nostra generazione, ad un passato recente che sembra essere stato cancellato dagli eventi.

Si tratta di un’esposizione al Moscow Design Museum, che fino al 20 di gennaio 2013 mette in mostra il design sovietico fra il 1950 e il 1980, gli anni cioè della cortina di ferro, delle spie, della Baia dei Porci, del terrore nucleare. Nella presentazione on line leggiamo che si tratta di un vero e proprio stile di vita presentato attraverso oggetti di design e simboli iconici appartenenti all’epoca del comunismo.

Sono stati qui raccolti i migliori esempi sovietici di design industriale, grafica, arti applicate e moda, un universo di oggetti affascinanti non solo perché retrò, ma perché testimonianza di risultati conseguiti grazie ad un approccio sistematico, funzionale, estetico e umanistico alla progettazione, approccio che caratterizzò gli anni ruggenti del comunismo sovietico.

Giochi, hobby, sport ed eventi di massa, educazione e scienza, produzione e vita domestica, tutto trova spazio in questo Amarcord fortemente voluto dalla direttrice del museo Alexandra Sankova. Chissà l’effetto che fa ai moscoviti ripiombare in piena era comunista e quale pensano possa essere l’eredità che ha lasciato loro questo periodo.

Tacheles di Berlino

Vi raccontiamo oggi la storia del Tacheles (da una parola yiddish che significa “parlare chiaro”) di Berlino, centro sociale, galleria d’arte autogestita e rifugio di decine di artisti fin dalla caduta del muro di Berlino, luogo in cui fino ad oggi trovavano posto circa trenta di atelier, un cinema, un teatro e un ristorante dove un’ottantina di artisti di diverse nazionalità hanno liberamente creato ed esposto le proprie opere d’arte, esso è stato anche set per il film Goodbye Lenin. Il Tacheles richiama ogni anno circa cinquecentomila visitatori.

L’edificio di cinque piani in stile neo classico con elementi neo gotici, che occupa una superficie di 1250 mq, fin dai tempi della sua costruzione, ha vissuto una storia difficile.

Nato come elegante centro commerciale nel 1909, dopo essere andato in bancarotta è stato utilizzato nei più svariati modi. Con il regime nazionalsocialista diventò un centro amministrativo e durante la seconda guerra mondiale, si racconta, che all’ultimo piano venissero eseguiti gli interrogatori dei prigionieri di guerra.

Alla fine del confitto il centro si trovò a far parte di Berlino Est e le autorità ne smantellarono alcuni pezzi, ma non lo ristrutturarono per mancanza di fondi.

Dopo la caduta del muro, l’edificio passò nelle mani del comune di Berlino e molti artisti ne fecero la loro casa, rendendolo, sebbene fatiscente, una vera e propria opera d’arte, e divenendo in breve tempo un baluardo dell’arte alternativa.

Il Tacheles è stato a più riprese dalle autorità di Berlino considerato un modo alternativo sì, ma comunque sano di riqualificazione urbana, e finora questo era bastato a salvarlo da suo destino. Una volta venduto però, dopo anni di lotta fra la proprietà e gli occupanti, oggi si è arrivati alla fine della vicenda con lo sgombero definitivo dell’edificio per fare posto ad un nuovo quartiere residenziale.

Gli artisti del Tacheles, sono stati costretti ad abbandonarlo non senza pronunciare però parole dure contro l’amministrazione pubblica e contro la proprietà.

Di questi artisti purtroppo ci resteranno solo le parole: “L’arte deve cambiare il mondo e il Tacheles lo ha fatto!”.