Ikea, non solo librerie Billy!

Si chiama Better Shelter ed è un prodotto Ikea, come appunto la libreria Billy o la cassettiera Nornäs. Non ho ancora conosciuto una persona che non abbia in casa almeno un pezzo d’arredamento Ikea, genialmente semplice e facilmente assemblabile, anche dagli inetti (ve lo assicuro in prima persona). Credo, però, che con questo progetto realizzato dalla Ikea Foundation il gigante svedese abbia superato se stesso. Infatti in sole due confezioni di cartone contenenti tutto l’occorrente (dalle istruzioni di montaggio agli attrezzi) arrivano presso i centri di prima accoglienza delle Nazioni Unite delle casette alimentate da pannelli solari, di 17,5 metri quadrati, isolate dal freddo, dal caldo e dalla pioggia. Un superamento eccellente della tenda.

“La filosofia progettuale di Better Shelter richiama, opportunamente trasposta e adattata nella scala e nell’utilizzo, la stessa filosofia che ha portato alla progettazione dei mobili commercializzati da Ikea, frutto di un alto livello di ingegnerizzazione di prodotto e processi che, permettendo un facile trasporto e montaggio “fai da te”, hanno reso Ikea famosa nel mondo insieme ai costi contenuti e al design nordico e minimale.

Al pari dei mobili, i moduli arrivano dove serve completi di istruzioni e stipati ordinatamente all’interno di due scatole di cartone (“flat-pack” è l’appellativo che la lingua inglese ha coniato e accosta al marchio Ikea), pesano meno di 100 kg e possono essere assemblati “fai da te” sul posto senza richiedere attrezzature e utensili particolari. Hanno inoltre la caratteristica del riuso: molti dei loro pezzi costitutivi possono infatti essere nuovamente impiegati”. (architetto.info/…/il-rifugio-ikea-better-shelter-entra-in-produzione-per-lunhcr).

Dopo due anni d sperimentazione l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha ordinato 30.000 unità di Better Shelter, che è stato premiato ultimamente con il premio internazionale Beazley Design of the Year Award, dedicato ai migliori progetti di design dell’anno e assegnato dal Museo di Design di Londra.

Un piccolo passo verso la normalizzazione di tante vite strappate alle loro case e alla loro terra.

Chiacchiere del Lunedì

D’inverno il sole è stanco a letto presto se ne va ma che freddo fa ma che freddo fa ! Non ce la faccio più ma che freddo fa ma che freddo fa cantava Nada negli anni Sessanta nessuna canzone è più adatta a questo fine settimana. Qui in Svizzera neve, vento e ghiaccio. Ma che dire a me mette l’allegria.

-Niente allegria: depressione e voglia di vino caldo! L’altra notte mi sono svegliata e ho dato una sbirciata fuori dalla finestra: il vento ululava e trascinava raffiche di neve (sì signori la neve!) che sembrava di stare a Vladivostock. Freddo glaciale, tutto d’un colpo, come ormai ci ha abituato questo pazzo clima.

-non sono d’accordo il freddo crea un’atmosfera più intima, tutti hanno più voglia di stare in casa chiacchierare davanti a una bella tazza di tè.

-Il colmo della beffa è stato aprire la mail stamattina e trovare la news letter di Ikea che recitava più o meno così: “ecco come passare un inverno piacevole con pochi tocchi e poca spesa: trasformate casa vostra in un’accogliente baita di montagna”… sono rimasta senza parole! Un animale a sangue freddo come me deve stare al sole sennò scatta la malinconia del caldo, del mare e dell’estate!

Intanto beccati sto pezzo storico di Italia

Chiacchiere del lunedì

L’Ikea, le donne e il politically correct svedese…

L’argomento per le chiacchiere di oggi ce lo ha suggerito una cara amica. Simona infatti ci ha mandato il link ad un gustoso articolo apparso sulla versione digitale di Vanity Fair Italia che ci ha incuriosito e noi abbiamo cominciato a scavare per saperne di più.

Il colosso del mobile svedese Ikea, grazie alla tecnica del Photoshop, ha cancellato dal catalogo in distribuzione in Arabia Saudita tutte le immagini che contenevano le donne. Il risultato é che mentre sui cataloghi del resto del mondo negli specchi dei bagni accessoriati si riflette una figura femminile e nelle cucine attrezzate una mamma spadella per i suoi figli, in quello saudita si aggirano i fantasmi di queste donne eliminate per « rispetto ». Infatti i responsabili della ditta svedese nel rapporto annuale affermano: «Siamo stati molto fortunati a condividere esperienze e imparare da persone di molti paesi, culture e ambienti. Continuiamo a crescere e svilupparci con collaboratori, clienti, fornitori e partner in 41 paesi e tutti possono vedere le nostre radici svedesi… Ma tutti possono sentire l’accento di ciascuno di questi paesi ».

– Dunque siamo diventate un’accento?

– Ikea arriva in Arabia Saudita e cancella le donne occidentali riprodotte sul giornale di vendita. E’ chiaro che per la ditta svedese è una censura a fin di vendita, come una  rassicurazione  per il compratore.   Ma la questione è: un prodotto può davvero essere un cavallo di Troia? Può avere la forza di distruggere una tradizione culturale ed importarne una nuova?

– Brava! è esattamente quello che si sono chiesti un po’ in tutto il mondo! Perché cancellare le donne? Forse lasciando il catalogo così com’era in Arabia si sarebbe respirata una ventata di novità, e chissà magari l’inizio di qualcosa di diverso per le donne e la loro condizione.

– Penso che un oggetto in mano all’inganno della pubblicità non è più un semplice prodotto, ma diventa un veicolo che ti fa credere di poter essere un’altra persona: comprando quell’oggetto hai il diritto di  partecipare ad una vita migliore. Allora mi domando quanto abbiano influito i Tupperware nella emancipazione femminile italiana.

– Ikea si è pubblicamente scusata per questo scivolone, ma il fatto resta. Il management del brand ha preferito sottostare alle leggi del mercato piuttosto che battere una strada che lo avrebbe sicuramente reso meno accettabile dai compratori sauditi, ma forse molto più corretto verso le loro donne.

Comunque a chi, come nella storia di Vanity Fair, non piacerebbe ogni tanto, per qualche momento, essere fotoshoppata via dal catalogo, per prendersi un attimo di pace tutto per se?