
L’arte contemporanea ama presentarsi in posti insoliti, tra questi ormai da tempo ce n’è uno a Milano che ha un’attività assortita e di grande interesse: l’Hangar Bicocca.
Da 24 maggio fino all’8 settembre si terrà la mostra Eternity is a long time, dedicata all’artista americano Mike Kelley (Detroit 1954-Los Angeles 2012) .
Mike Kelley cominciò ad esporre negli anni Ottanta presentando dei lavori che utilizzano media diversi, dalla performance ai video e ai collage, sempre attratto dalla cultura americana, dai temi collettivi della memoria e dai giochi dei bambini. Tra le performance/installazioni ricordiamo l’opera presentata nel 1999-2000 dal titolo Test Room Containing Multiple Stimuli to Elicit Curiosity and Manipulatory Responses. In questo lavoro Kelley invitava i visitatori a divenire parte della creazione. L’opera era uno spazio che conteneva tanti oggetti diversi e l’effetto era quello di una stanza per giochi astratta. Le persone erano incoraggiate a interagire con gli oggetti e l’atmosfera stava tra il ludico e il laboratorio scientifico.
Nel 2005, ancora un esempio, presentò il Day is Done dove usò video, sculture, oggetti trovati e altri media che prendevano spunto da immagini scolastiche.

In mostra a Milano sarà presente l’installazione John Gleen Memorial Detroit, ispirata a un monumento dell’astronauta John Gleen, al quale, ancora un ricordo del suo passato, era dedicato il liceo frequentato dall’artista. Questo lavoro è una scultura raffigurante l’astronauta , ma ricoperto di frammenti di vetro e ceramica, che lo stesso artista aveva recuperato sul fondo del fiume di Detroit.
Capire le opere di Kelley vuol dire accettare di entrare in un’enciclopedia di immagini, che facevano parte nella sua memoria ma che appartengono un po’ a tutti noi. Immagini che non sono reali; sono miti e eroi presi dal mondo virtuale, dalla pubblicità, dai fumetti.
Feticci a volte insopportabili, su cui però si posano le nostre identità e il vissuto della nostra generazione.
