Babele a Ginevra

Esiste a Ginevra un luogo magico, di cui abbiamo già parlato. La Fondazione Bodmer, uno scrigno incantato che raccoglie libri. Una delle biblioteche private fra le più ricche del mondo, costruita da Martin Bodmer attorno all’idea della Weltliterature, termine coniato da Goethe, su un concetto già espresso in nuce da Giambattista Vico e Voltaire, secondo il quale tutta la produzione letteraria mondiale è connessa in quanto espressione della più alta creatività umana.

Alla base della Weltliterature si pone naturalmente come fondamento imprescindibile l’opera della traduzione, e proprio alla traduzione è dedicata la mostra che si aprirà l’11 novembre presso il museo della Fondazione: Babel à Geneve. Les routes de la traduction.

Nessun luogo meglio di Ginevra poteva ospitare una simile esposizione. Luogo in cui si intrecciano lingue diverse, tradizioni e modi di vita differenti, Ginevra è una vera e propria Babele. Per lungo tempo la ricchezza che rappresentano le lingue diverse è stata percepita come una maledizione lanciata da Dio per punire l’uomo (la storia della Torre di Babele). Per lungo tempo si è pensato che questa ricchezza non avrebbe fatto altro che confondere ed alimentare incomprensioni ed odio, poi grazie al potere della traduzione ciò che era incomprensibile è divenuto palese e il viaggio in altre culture e modi di pensare è iniziato. Il lavoro di traduzione dunque come un itinerario di conoscenza con tutto ciò che esso comporta, la fedeltà al testo innanzitutto, questione a tutt’oggi assolutamente irrisolta.

Un giro nella splendida villa che guarda il Lago Lemano e che accoglie la Fondazione è assolutamente consigliato, posto magico che con le nebbie autunnali acquista una bellezza struggente.

Côté Suisse

topelement

E’ giugno e si respira aria di vacanze. Nei cantoni di Ginevra e di Vaud si moltiplicano gli appuntamenti dedicati alla musica. A Nyon, ad esempio, si è appena concluso il festival Caribana e presto si terrà quello ancor più grande di Paleo. A Ginevra, come consuetudine, il 19-20-21 giugno si avranno tre intere giornate dedicate alla festa della musica, dove si potranno ascoltare più di 600 concerti di professionisti sparsi per la città, con gli amatori sono invitati a suonare nei parchi des Cropettes e Beaulieu.

Ma la cosa che ogni anno mi colpisce di più è un altro evento. Anche questo si tiene per le strade della città. Si tratta di una vera e propria iniziativa di street music con pianoforti verticali disseminati per la città. Gli strumenti sembrano abbandonati, ma vi si può leggere sopra la frase: Jouez, Je Suis à Vous. Il pianoforte è lì per tutti noi, è un invito aperto a sedersi e suonare. Ieri, ad esempio ho visto un ragazzo appena uscito da scuola, con lo zaino ancora sulle spalle, suonare davanti al centro commerciale La Combe, di Nyon. Tanti altri ragazzi, incantati, si sono seduti per terra e si sono messi ad ascoltarlo. L’idea dei pianoforti messi a disposizione per le strade non poteva che nascere dalla mente di un artista: facendo un po’ di ricerche, si scopre che è un progetto presentato la prima volta nel 2008 dall’artista inglese Luke Jerram. In questo momento a Ginevra di pianoforti per le strade ce ne sono 60, mentre a Nyon ce ne sono 5.

Si cercano i pianoforti, si suona sulle rive del lago Lemano, si ascolta e si condivide questa esperienza; poi se si vuole si fanno delle foto e si mettono on line sul blog streetpianos.org. Questa iniziativa non è limitata alla Svizzera: anche in Italia la città di Firenze ha aderito all’iniziativa seguita anche da altre città europee come Parigi, Stoccolma (tutte le informazioni le troverete sul blog).

Ma dove sei finita?

Pronto Enrica? posso sapere quando torni?
-Bonu die Stefania! Come dicono qua!
Di tornare non ne ho proprio voglia! Inoltre il tempo si è ripreso e sembra estate… quindi resto ancora un poco.
Ormai Pasqua è finita da un po’, tu hai fatto le valigie sei partita e non ti abbiamo più visto. Devo preoccuparmi?
– Lo so, lo so… Dovrei tornare, ma qui dove sto si mangia bene, si beve meglio e l’orizzonte cambia colore a seconda dell’ora della giornata.
 – E vieni dai, qui a Ginevra sono delle giornate di sole pieno, lo schizzo nel lago Lemano è più alto che mai e come sempre dopo Pasqua c’è un sacco di cioccolato a saldo.
-Certo , il Lemano sarà azzurro e il  cioccolato in saldo, ma vuoi metterli con  la brezza marina e il profumo del ginepro?
Ancora un indizio… Sappi che proprio a pochi passi dal centro di Ginevra esiste un luogo caratteristico la cui architettura e ambiente derivano proprio da dove mi trovo ora… Ora basta, troppe informazioni, fammi godere ancora un po’ di questo sole!
Saludu. Enrica

Alimentarium : fra cultura e marketing

Alimentarium, Vevey
Alimentarium, Vevey

In questi giorni ho visitato l’Alimentarium un museo dedicato all’alimentazione nella cittadina di Vevey in Svizzera.Ero in compagnia di un giornalista che si occupa della storia dell’alimentazione e dalla conversazione con lui è scaturito questo commento:

Sulle rive del lago di Lemano, dove ha la sua sede principale, la Nestle ha organizzato un museo intitolato “Alimentarium”, intendendo occuparsi in chiave moderna di cultura dell’alimentazione umana. Dopo le opere di Massimo Montanari, uno dei maggiori storici dell’alimentazione, è divenuto comune lo slogan “alimentazione come cultura”: per intendere che il cibo dell’ uomo è stato nei secoli, com’è oggi, un prodotto artificiale e quindi culturale. I modi di cucinarlo, ammannirlo, presentarlo, gustarlo sono derivati dalle diverse e svariate manifatture delle civiltà che nei secoli si sono succedute ed hanno trasformato il prodotto naturale in alimento connaturato alle mode ed a i gusti correnti. La cucina non è mai “naturale”: è stato scritto che da quando l’homo sapiens è passato dall’economia di predazione all’economia di produzione (alcune decine di migliaia di anni fa) ci siamo sempre procurati il cibo artefacendolo, cioè modificandone la naturale composizione, quindi il sapore e il gusto, con elaborazioni e fantasia. Cioè con la cultura. “Sapori per mezzo dei saperi”; si dice oggi che c’è un solo cibo che possa dirsi interamente naturale. Quale? Un piatto di ostriche, sempre che non siano cotte, scottate, condite con salse e via dicendo.

Quindi è in letteratura fiorente l’abbinamento fra alimentazione e cultura; sono sorti i trattati di culinaria, gli studi della storia d’alimentazione, le riflessioni sul gusto. Perché, ci ha insegnato Marvin Harris, non è vero che è buono ciò che piace. Invece è buono ciò che ci hanno insegnato a considerare buono: non buono da mangiare, ma buono da pensare. Anche il gusto quindi, è un risultato culturale.

In questo fecondo (ed oggi molto battuto) filone si è inserita la Nestlé, aprendo un museo che espone gli svariati modelli alimentari delle varie epoche, i meccanismi della cucina (anch’essa variata nel tempo), gli strumenti della produzione e della culinaria, del galateo, fino all’esposizione di opere d’arte che hanno fatto riferimento al cibo del uomo.

Quasi a farsi perdonare per l’enorme e brutto opificio moderno che spicca sulle sponde del lago, il museo è stato ospitato nella splendida villa primo-novecentesca che è stata la prima sede della ditta. Come oggi si conviene c’è una sezione didattica in cui sciamano i bambini, una più direttamente culturale con i riferimenti al passato e al presente, un self service, le illustrazioni ed esposizioni su supporto elettronico. Senza dimenticare che la Nestlé è un’ impresa commerciale: quindi – con discrezione e buon gusto – è ben presente anche lo scopo del marketing, con opportuni richiami anche storici al gustoso prodotto che da Vevey si sparge in tutto il mondo.

Chi volesse saperne di più sul museo: http://www.alimenterium.ch

I riferimenti bibliografici sulla storia dell’alimentazione sono quelli offerti dalle diverse opere del professor Massimo Montanari, Università di Bologna

Arte e illusioni ottiche

A Ginevra sono molto attenti a non sprecare soldi nel corredo delle mostre. Vi faccio un esempio, la pubblicità è sempre ridotta al minimo ed è frequente che l’esposizione non sia accompagnata da un catalogo.  E così è necessario tenere accese le antenne altrimenti si possono perdere delle mostre interessanti come in questo momento quella  dedicata all’artista ungherese Victor Vasarely (1906-1997).

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E’ una piccola  mostra allestita all’Espace Expoig Pont de La Machine, uno spazio sopra  un ponte pedonale del lago Lemano.

Victor Vasarely è considerato il fondatore della Optical Art.Il movimento sorto negli anni Sessanta si fonda sul rapporto tra arte astratta e scienza e rivolge la sua indagine sugli effetti ottici ottenuti attraverso la forma, il colore e la luce. Con cerchi, quadrati,sfere linee curve e convesse  si cerca di esplorare i campi della percezione ottica, sperimentare nuove illusioni che vanno oltre la superficie del quadro .

Victor Vasarely, Vega-Okta, 1972-74
Victor Vasarely, Vega-Okta, 1972-74

Victor Vasarely, dopo aver ottenuto una laurea in medicina già dal 1927 si dedica completamente all’arte e si trasferisce a vivere a Parigi. Il suo lavoro vuole essere scientifico e dedicato alla ricerca visiva, i suoi quadri stimolano l’impulso visivo a vedere le forme in movimento o in rotazione. Le sue ricerche anticipano il mondo virtuale, il graphic design e il computer anche se mantengono una forte impronta poetica. Davanti ai suoi quadri ci si trova spesso spiazzati e immersi in un mondo di linee fluttuanti che cambiano la forma con il movimento dei nostri occhi.

In mostra troverete anche opere di Vasarely meno conosciute, i suoi inizi in campo pubblicitario o le opere in ceramica e tessili. L’artista era interessato a tutti i campi dell’arte, per lui l’arte doveva abbellire la vita di tutti i giorni come si può vedere dal progetto Cité polycrome degli anni Settanta, pensato  per una città gaia e colorata.

Victor Vasarely, Toux, studio per pubblicità farmaceutica
Victor Vasarely, Toux, studio per pubblicità farmaceutica

L’arte per Vasarely non doveva essere per pochi eletti ma doveva arrivare a tutti e l’oggetto artistico poteva essere riprodotto all’infinito.

Vasarely vous a l'oeil, espace Exposig, Ginevra
Vasarely vous a l’oeil, espace Exposig, Ginevra

La mostra è stata realizzata con la collaborazione della fondazione Vasarely, ha un allestimento avvolgente, appena si entra siamo immersi nell’optical art ed è possibile anche  giocare facendo il percorso interattivo con quadri da ricostruire, illusioni ottiche o giochi di colore.

Il Centro organizza anche delle visite guidate gratuite, troverete tutti i dettagli su http://www.sig-ge.ch/espace-exposig

Chi ha paura del mostro del lago?

Andando a zonzo attorno al lago Lemano, avrete la possibilità di vedere paesaggi davvero mozzafiato. Non per niente ad esempio la zona del Lavaux, ricca di vigneti e di piccoli e pittoreschi villaggi, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e tutte le coste del lago sono conosciute nel mondo per il clima mite, la bellezza dei paesaggi e l’eccellente qualità di vita. Se poi avrete la fortuna passarci in questo periodo, magari verso il tardo pomeriggio di una giornata serena, i colori caldi dell’autunno in collina vi accompagneranno in modo calmo e struggente verso la sera.

C’è, tuttavia, un punto, non meno suggestivo, ma tutt’altro che rilassante, del Lemano che incute soggezione per la maestosità e la severità degli scorci. Quando, infatti, il Rodano finisce temporaneamente la sua corsa nel lago, il suo delta è sovrastato da montagne che incombono sull’acqua lambendo le rive del bacino. È un paesaggio che sorge dall’acqua e sul quale, per gran parte della giornata, il sole non riesce a fare breccia.

Sono le pareti scoscese del Grammont che si erge severo come un torrione naturale a chiudere il Vallese. Proprio questa montagna è stata protagonista di un evento, di cui si parla moltissimo in questi giorni, eccezionale che si produsse in queste terre nel lontanissimo 563. Si tratta dello tsunami che distrusse Ginevra proprio in quell’anno, di cui sono stati testimoni di eccezione Gregorio di Tours e Mario di Avanches, che descrissero il fenomeno nelle loro cronache medievali. I testimoni non offrono spiegazioni sull’onda anomala che si produsse nel maggiore specchio di acqua dell’Europa occidentale, colpendo e distruggendo gran parte dei villaggi della costa ed arrivando a Ginevra dopo aver sorpassato le mura portando distruzione in tutta la città. A fare chiarezza è stato uno studio condotto dalla dott.ssa Katrina Kremer e dai suoi collaboratori dell’Università di Ginevra, i quali studiando i sedimenti presenti nel lago sono arrivati a dimostrare che con ogni probabilità una parte del Grammont precipitò sugli strati sedimentari creati dal fiume sul fondo del lago facendoli collassare e provocando lo tsunami. Simulazioni al computer hanno dimostrato come un’onda di 13 metri raggiunse, 15 minuti dopo il distacco della roccia, Losanna (provocando pochi danni poiche la città è costruita a terrazze) e la stessa onda, di dimensioni un po’ ridotte (solo 8 metri!), raggiunse, dopo 55, minuti anche Ginevra (all’altro capo del lago). Ma non è finita qui. Lo studio mette in guardia sulla possibilità che questo evento si riproduca in tempi attuali, in effetti il livello dei sedimenti sottomarini che il Rodano continua ad accumulare al suo delta potrebbero collassare anche oggi a causa di un terremoto, o di una frana o di una violenta tempesta.

Lo studio della Kremer inoltre solleva anche la domanda se altri laghi possono essere a “rischio tsunami” e consiglia lo studio accurato dei sedimenti sottomarini.  Da Loch Ness in Scozia al lago Tele nella Repubblica del Congo (in cui il mostro di turno è un serpentone di nome Mokélé-mbembé) innumerevoli sono le leggende che parlano di mostri sottomarini che agitano le acque… e se questi mostri in realtà non fossero altro che piccoli tsunami?

Paleo Festival Nyon

L’estate è un periodo speciale per la musica, tutta la musica.

Nell’intera Europa è un susseguirsi di appuntamenti capaci di soddisfare qualsiasi gusto musicale.

Non vi voglio parlare dell’appuntamento principe del Lago Lemano, quel Festival di Montreaux, che ha appena chiuso i battenti con il solito inossidabile successo, ma di un altro Festival decisamente Pop, dedicato soprattutto ai giovani, ma con un occhio particolare  anche ai più datati, che ogni anno, dal 1976, si tiene Nyon.

Quest’anno aprirà i battenti il 17 luglio e terminerà il 22.

Il Paleo Festival, così si chiama, è ormai divenuto un evento musicale conosciuto in tutta Europa.

All’inizio era il First Folk Festival e raccoglieva alcune migliaia di persone nella sala Comunale della bella cittadna sul Lago di Ginevra. Esso ha conosciuto in 36 anni una crescita continua e regolare, che ha permesso di offrire ad un pubblico di più di 250.000 spettatori per ogni edizione, per nulla intimoriti da fango e pioggia che spesso accompagnano la kermesse, oltre 200 concerti e spettacoli su un’area di 83 ettari.

In questi anni si sono presentati sui palchi del Festival artisti del calibro dei Depeche Mode, Pink, Lenny Kravitz, Crosby Still and Nash, Manu Chao, Zucchero e centinaia di altri.

Per stessa ammissione degli organizzatori il suo successo è dovuto alla formula che lo vuole une melange fra festa popolare e concerto. Trampolino di lancio per giovani talenti o luogo in cui conservare o rimarcare il proprio successo, protagonista assoluta della settimana del Paleo è comunque sempre la musica. Ogni sera sui diversi palcoscenici del festival si susseguono decine di musicisti, band, performers che mandano in visibilio i 35.000 spettatori stimati, i quali hanno l’opportunità di assistere ai vari concerti, distendersi al sole, prendere il fresco, bere e mangiare a bassa spesa nelle decine di stand predisposti.

I palcoscenici sono 6: sulla Grande Scène, davanti alla quale possono prendere posto in piedi 30.000 spettatori e sullo Chapiteau (8000 spettatori), si susseguono ogni sera i nomi più famosi dell’edizione. Il Dôme (2000 spettatori) accoglie gli artisti di una regione e di una cultura particolare del mondo (quest’anno il Medio Oriente). La Club Tent (2000 spettatori) e il Détour (500 spettatori) sono dedicati ai nuovi talenti e alle nuove tendenze musicali, mentre la Ruche é il luogo dedicato al teatro di strada, alla poesia visuale e all’humor.

Il Paleo oltre ad essere una festa della musica, dedicata davvero a tutti, si impegna in modo molto serio per il rispetto dell’ambiente. Insieme al comune di Nyon infatti, che predispone trasporti pubblici efficientissimi per lo spostamento delle migliaia di partecipanti, da anni gli organizzatori cercano soluzioni destinate a limitare al massimo i problemi ambientali che una così grande massa di spettatori presuppone. Da un programma di smaltimento rifiuti personalizzato all’attenzione alla vendita di prodotti locali, biologici o vegetariani, il Festival si impegna a consumare il 100% di energia verde e a non consumare più di 20 litri di acqua al giorno per ogni persona che assiste al festival o risiede nel camping attiguo, creato per l’occasione.

Unico neo è l’acquisto dei biglietti. Gli organizzatori li mettono in vendita intorno alla metà di aprile dopo aver svelato il programma annuale del Festival e vanno esauriti nel giro di una mezz’oretta, dopo di che si scatena la caccia all’ultimo biglietto.

Per chi è rimasto senza, ogni giorno del Festival, dalle 9 di mattina è possibile connettersi via internet per provare ad acquistarlo, ma… buona fortuna!