Perchè non ci sono state grandi artiste?

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Sheila Hicks

Le artiste donne nella storia non hanno mai avuto vita facile. E se vi domandaste perché non ci sono state grandi artiste, sappiate che questa domanda ( che è anche il titolo di un saggio di Linda Nochlin) non ha un risposta univoca. Vi è però un fattore di fondo da leggere con riferimento ai differenti contesti sociali avutisi nel corso della storia. Contesti nei quali il mondo dell’arte, con le sue accademie, il mecenatismo, i sistemi di istruzione, ha sempre operato . Erano ambiti sociali improntati a un maschilismo universale. Non occorre andare molto indietro negli anni per ricordarsi che le opere di una artista donna valevano sempre meno di quelle di un uomo.

Questa discriminazione operava ad ogni livello, anche nel processo di educazione e di formazione: fino alla fine dell’ Ottocento, ad esempio, in Francia,  le donne artiste non potevano frequentare le scuole ufficiali come l’Ecole des Beaux-Arts; eppure erano quelle le scuole che permettevano di accedere ai concorsi , alle commesse di stato e ai riconoscimenti.

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Camille Claudel

 Nel saggio di Nochlin  poi si sottolinea come le donne che in modo ostinato sono riuscite ad emergere erano in qualche maniera legate da vincoli familiari con artisti uomini: padri o mariti. E allora vengono in mente coppie famose come ad esempio Camille Claudel e Auguste Rodin oppure Robert Delaunay e Sonia Stern. 

Consiglio il  piccolo e denso libro edito da Castelvecchio e concludo con questa considerazione di Linda Nochlin: per una donna la scelta di intraprendere una carriera professionale , soprattutto se in ambito artistico, comporta una buona dose di anticonformismo, oggi come nel passato.

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Frida Kahlo e Diego Rivera

E’ così per tutte; penso alla coppia di  Frida Kahlo e Diego Rivera, quest’ultimo pittore moralista impegnato nelle questioni sociali,   riconosciuto dalle istituzioni pubbliche e molto celebre, lei pittrice narratrice di una storia rimasta confinata alla sua intimità, oggi un mito per la capacità e l’uso del suo mezzo espressivo. imgres

Men power?

Secondo voi era davvero necessario istituire un ufficio per la tutela delle pari opportunità maschili?

Ebbene è quello che ha fatto La Direzione della Giustizia e degli Interni del Canton Zurigo, che mercoledì ha nominato il primo incaricato «alle questioni maschili in Svizzera», affermando così la volontà di concentrarsi sui problemi legati all’universo maschile con l’obiettivo di raggiungere una vera e definitiva parità fra uomini e donne.

Andy Capp © Creators syndicate Inc.
Andy Capp © Creators syndicate Inc.

A capo dell’ufficio ci sarà uno psicologo e sociologo impegnato in prima persona nella causa degli uomini e dei padri, promotore della «Festa dei padri svizzeri». L’ufficio nella persona di Markus Theuner, a partire dal primo luglio prossimo, dovrà occuparsi di ciò che può discriminare gli uomini e appianarlo. Si dedicherà in primo luogo alla battaglia intrapresa da quei giovani che vogliono dedicarsi a un lavoro per il quale vengono priviegiate le donne (scusate ma a me viene in mente ormai solo la ricamatrice…), ma anche ad aiutare tutti quei padri e mariti che sono in difficoltà nel concilire casa e lavoro.

Sacrosanto è sostenere i diritti di tutti quei papà che nelle cause di divorzio si vedono sottrarre i figli, che diventano spesso per la donna un arma di ricatto incredibilmente efficiente, e, per fortuna, associazioni che li tutelano sono nate un po’ dappertutto nel mondo, con risultati non sempre convincenti poiché si continua nella tendenza a privilegiare i diritti delle mamme.

Ma, ad esclusione dell’ultimo validissimo argomento, era proprio necessario creare un’istituzione ad hoc per la tutela delle pari opportunità maschili? Soprattutto in Svizzera dove, come in gran parte del mondo, il lavoro femminile a parità di livelli fatica ad essere retribuito nella stesso modo, le donne hanno avuto il diritto di votare solo nel 1971 e dove si percepisce, per carità nelle vecchie generazioni, un soffuso, ma neanche troppo, senso di superiorità maschile?

Per favore fatemi un piacere, fate un semplice esercizio e sostituite al termine  «maschile » il termine «femminile» in tutto questo post, otterrete così un perfetto manifesto feminista anni settanta…