Ma i toscani son tutti delle malelingue

imagesGià Dante aveva una linguaccia velenosa. Di quelli che gli stavano antipatici diceva peste e corna. E non solo spediva la gente all’Inferno o in Purgatorio, come a lui piaceva (anche se non tutti all’Inferno gli stavano antipatici, per Paolo e Francesca prova tanta umana comprensione e compassione da perdere i sensi!), ma sparlava di questo e di quello e inveiva persino contro città intere. Però il sommo Poeta poteva. E si sa che quella di essere malelingue sembra caratteristica comune a tanti toscani. Io sono di Prato e da noi si diceva che i nostri vicini pistoiesi fossero un po’ morti di sonno e un po’ ladri sacrileghi (e mica per via di Vanni Fucci, ma perché cercarono di fregarsi la Cintola della Madonna custodita nella nostra cattedrale). Dei fiorentini poi non ci siamo mai fidati. Tra Pisa e Livorno non corre buon sangue. I lucchesi si sentono un po’ superiori con la storia del loro vecchio ducato. E così via. Tutti con qualcosa da ridire sugli altri. In Toscana le parole sono taglienti. Ricordo un nonno che passeggiava col nipotino. Quest’ultimo cadde dalla bicicletta: “bravo bischero!” Lo apostrofò il nonno, senza pietà. Nessuno sfugge a questa regola di vita. Ricordo anche un prete anziano che non riusciva ad aprire il tabernacolo e armeggiando con la chiave esclamò: “ma che c’è qui dentro? Il demonio?!?!”. Il fatto e’ che l’amore per la battuta secca accomuna tutti da noi. Una mia amica di Viareggio, davanti a una signora col didietro voluminoso, se ne uscì con: “Se quella fa aria in un sacco di coriandoli, viene il carnevale!!!”.  Anche sul lavoro non ci si salva. Guai ad essere maldestri, si viene subito stigmatizzati con parole al vetriolo. Credo che la capacità dialettica del nostro premier venga dall’essere cresciuto in questa Toscana, dove se non hai la lingua pronta non sopravvivi. Forse quelli che si vogliono confrontare con lui in un dibattito dovrebbero prima passare qualche mese fra Firenze Livorno, per allenarsi a rispondere a tono.

Prato, una città multietnica

In passato avrei sognato di andare a vivere a Prato è lì che ho studiato fino al liceo e lì sono le origini della mia famiglia.

Prato è sempre stata sinonimo di lavoro e dinamicità, poca paura del rischio e desiderio di fare subito e presto. A volte però subito e presto non prevede la pianificazione e così il binomio subito e presto non ha voluto dire necessariamente bene.

Prato è sempre stata anche sinonimo di generosità e innovazione. Il Museo d’arte contemporanea, sorto nel 1988, nasce come primo tentativo in Italia di collaborazione tra gestione pubblica e privata.

Prato ha avuto da sempre una vocazione internazionale, corre forte e sperimenta, tocca punte massime di successo, ma si scontra anche con grandi fallimenti. I pratesi non temono di demolire e poi ricominciare, corrono sempre in linea con i tempi e accettano senza troppo ponderare i cambiamenti  in corso della società .

Due giorni fa a Prato per un incendio dentro un capannone sono morte sette persone,il capannone fungeva da dormitorio e luogo di lavoro. Le sette vittime erano cinesi e vivevano “sotto la soglia dei diritti umani”.

Quando è cominciato questo sfruttamento delle persone e chi deve opporsi e fermarlo?

Oggi, non  vorrei più vivere a Prato, anche se sono certa che quella città ha ancora molto da offrire, è ormai la città  più multietnica d’Italia e il luogo dove sta nascendo la nuova generazione di italiani.

Un po’ di ciò che è in atto a Prato in questi anni lo racconta bene il documentario dal titolo Muro di carta di Fabio Mollo, che vi abbiamo presentato, dedicato ai giovani italiani di seconda generazione del territorio pratese. Nel video si ascoltano le storie di sei ragazzi di provenienze diverse che vivono a Prato che si incontrano per la prima volta e si scambiano le loro esperienze.

Il video Muro di carta è un progetto di ::

2012
Cliente: Azienda USL4 Prato – Educazione e Promozione della Salute; con 
Michael Chen
Hamza Ed Daoudy
Maria Teresa De Porziae
Monique Kabanda
Valentina Stefanini
Pamela Veliraj, Rielaborazione idea a cura di
Lorenzo Cipriani, Simone Giuliani, Barbara Guarducci, Claudia Guarducci, Silvia SquarciottaRegia
Fabio MolloProduzione
Barbara Guarducci, Ideazione e conduzione laboratorio teatrale
Cristina Pezzoli Coordinamento e supervisione
Azienda USL4 Prato – Educazione e Promozione della Salute
Lucia Livatino
Lucia Carollo, Musiche originali
Simone Giuliani, Ricerca e registrazione canti tradizionali
Claudia Guarducci,Co-regia
Marco Modafferi,Montaggio
Filippo Montemurro, Post-produzione Audio
Tom Gambale, Realizzato in collaborazione con
Associazione Utopias!