Cartolina

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Oggi la cartolina la spediamo a Bert Volgestein e Cristian Tomasetti, della Johns Hopkins University, che hanno pubblicato sulla rivista Science il frutto delle loro ricerche.

Che la ricerca sul cancro abbia conosciuto alti e bassi, siamo tutti coscienti, addirittura ne è stato messo in dubbio l’approccio e più volte si è ricominciato daccapo, ma lo studio scioccante dei due ricercatori americani ha in sé anche un che di umoristico, almeno per chi come me ha avuto a che fare con questa malattia.

I due ricercatori della Johns Hopkins infatti sostengono che le mutazioni genetiche che intervengono casualmente nelle cellule staminali sono i principali contributori del cancro, di ogni tipo di cancro, e molto spesso sono più influenti di tutti quei fattori che fino ad oggi erano considerati primari nell’insorgere della malattia: fattori ereditari ed “esterni” quali stili di vita poco sani, inquinamento dell’ambiente in cui si vive, difetti genetici e via discorrendo.

Volgestein e Tomasetti, dunque, affermano che oltre il 66% dei tumori è frutto di “pura sfortuna”, come a dire che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo! Certo i fattori esterni non sono assolutamente da trascurare, ma come per molte cose inspiegabili della vita, si tratterebbe solo del diavolo che ci mette la coda! Dunque per i due ricercatori per la maggior parte dei malati non ci sono “se” che tengono (se non avessi mangiato carne rossa, se non avessi vissuto in mezzo ai fumi di scappamento ecc ecc) e l’unico modo per contrastare efficacemente il cancro è il miglioramento delle tecniche preventive e di diagnosi, oltre naturalmente a ridurre al massimo gli stili di vita sbagliati, che contribuiscono certamente ad aumentare i rischi.

Posso dire una cosa? Bastava porsi la domanda che i malati di cancro si fanno ogni giorno quando si svegliano: “perché a me?” per rispondere esattamente come hanno fatto i ricercatori della Johns Hopkins…

 

 

#nomakeupselfies

selfies1Sapete cos`è il #nomakeupselfies? È una campagna di fundraising per la ricerca sul cancro partita dall’UK in cui le donne postano su twitter e facebook la propria foto senza trucco chiedendo una piccola donazione da effettuare attraverso un numero telefonico da comporre e “nominando” altre donne invitandole a fare lo stesso. Si crea in questo modo una catena virtuosa di donazioni che in Gran Bretagna ha toccato i due milioni di sterline.

Questa pratica è diventata virale, sebbene le campagne istituzionali di raccolta fondi per la ricerca trovino normalmente grandi donatori e sostenitori. La ragione è da ricercare forse nella facilità di adesione alla campagna, nel percepire che si sta realmente facendo qualcosa per battere questo male alieno.

Un grande successo dunque, ma come sempre accade, allo stesso tempo sono state sollevate molte obiezioni a questo modo di procedere.

Innanzitutto molti hanno criticato questo gesto come fine a sé stesso, come un qualcosa che ci fa stare bene dandoci l’illusione di fare un non so che di concreto, come se realmente mostrarsi senza trucco sia un sacrificio significativo nella campagna contro il cancro. Altra critica che viene mossa è quella di aver trasformato la campagna in una  “questione femminile” (sebbene non ci sia nessuna specifica che si tratti della ricerca sul cancro al seno, alle ovaie o quant’altro), inoltre considerare mascara e rossetto di vitale importanza per ognuna di noi è alquanto riduttivo. Molti dunque hanno considerato tutto ciò un esercizio di narcisismo di massa che apre la strada a campagne di raccolta fondi ben meno meritevoli, e gli stessi ex malati di cancro spesso hanno postato commenti sarcastici sulla procedura. Senza parlare (ed è notizia di oggi) che poiché molti messaggi hanno riportato numeri di telefono sbagliati, le donazioni sono arrivate ad enti che nulla hanno a che fare con la ricerca sul cancro: dall’UNICEF al WWF!

Resta la cifra incredibile racimolata in pochi giorni e questo ci fa porre sempre la stessa domanda: il fine giustifica i mezzi?