Terra e cielo, sapere e luce a Londra: la mostra di Anselm Kiefer

Anselm Kiefer,
Anselm Kiefer, The Orderes of the Night,1996

Abbiamo tempo fino al 14 dicembre per andare a vedere alla Royal Academy la mostra dedicata all’opera di Anselm Kiefer. E’ un’occasione straordinaria. Se qualcuno non conosce questo artista tedesco verrà colto da stupore e meraviglia. Questo, almeno, fu ciò che accadde a me in occasione del mio primo impatto con l’opera di Kiefer: era il 1997 e lui era esposto a Venezia, a contatto con le opere antiche, dentro al Museo Correr. Allora pensavo che la pittura – nonostante ne avessimo vissuto il ritorno, attraverso il movimento della transavanguardia – facesse una gran fatica ad esprimere qualcosa di nuovo e coinvolgente. Invece le grandi superfici di Kiefer, le sue tele terrose, fatte con tracce di piombo, le bruciature, i ramoscelli di ulivo, mi fulminarono. Le sue opere erano superfici materiche (per usare un termine caro al mio professore Enrico Crispolti, quando ci spiegava l’opera di Alberto Burri). Ma in Kiefer c’era dell’altro: quelle pitture erano impasti non solo di materia ma anche di memorie, rese presenti con collage e fotografie.

Anselm Kiefer,
Anselm Kiefer, Nigredo

Nelle opere di Burri è la sola materia a parlare. Con Kiefer, la materia è la strada per far affiorare delle immagini che sembrano lontane nella memoria. E’ così che le tele raffigurano grandi spazi vuoti industriali, non riconducibili a nessun luogo e prive di ogni essere vivente; oppure mostrano semplici grumi di terra crettati o campi segnati dal limitare dell’orizzonte. Dentro i grandi quadri appare la figura umana: in opere come Sternbild (Star picture), del 1996, si rimane addirittura senza parole, vedendo che il corpo umano posto nudo e in orizzontale è immerso nell’immensità del cielo stellato, diventando tutt’uno con l’universo. Terra e cielo, materia e spirito, sembrano i temi toccati dall’artista. Vi è anche il tema del sapere tradotto in immgini, con i libri rappresentati come una luce che si irradia velocemente e si espande nell’universo. Oggi le opere di Anselm Kiefer sono diventate un classico: il suo lavoro sembra davvero destinato a restare nel tempo.

Insomma questa mostra non è da perdere e se c’è qualche italianointrasito a Londra la consiglio vivamente.

L’uomo che inventò la modernità

Edouard Manet, La ferrovia, particolare,
Edouard Manet, La ferrovia, particolare,1873

Ci sono delle mostre che si attendono come un avvenimento, sono l’appuntamento di cui si parlerà per molto tempo e a cui tutti vorranno partecipare. In questo momento l’attenzione è rivolta alla mostra che si aprirà a Londra il prossimo 26 gennaio, presso la Royal Academy, dedicata appunto all’opera di Manet, come ritattista.

La mostra, infatti, è la prima dedicata esclusivamente ai ritratti  realizzati da  Manet, nel corso di tutta la sua carriera. Le opere in mostra sono una cinquantina e coprono l’intero percorso di stile del grande artista, cominciando prima dell’avvio ufficiale dell’Impressionismo (1886) e proseguendo negli anni successivi.

Edouard Manet, ritratto Emile Zola,
Edouard Manet, ritratto Emile Zola,

I ritratti di Manet rappresentano la società parigina del tempo. Lui non fece i ritratti per guadagnare e questo lo portò ad essere più libero: le figure da lui preferite furono gli amici letterati (ricordiamo il ritratto di Emil Zola), gli altri artisti e la sua famiglia ( frequenti furono i ritratti al fratello Gustave o al figlio Leon). In mostra è visibile il ritratto di sua cognata, la pittrice Berthe Morisot, del 1872.  L’opera ritrae la donna dipinta per tre quarti di profilo, con un vestito nero e un piccolo cappellino. Le tinte scure del vestito, in contrasto con il bianco e il rosa del carnato, si fondono negli occhi scuri della donna, che ci guardano.

Edouard Manet, Berthe Morisot, 1872
Edouard Manet, Berthe Morisot, 1872

In mostra ci sono anche lavori che provengono da lontano, come La ferrovia (1873), in prestito dalla National Gallery of Art di Whashington. L’opera, del 1873 , fu presentata  alla prima mostra ufficiale dell’impressionismo. Manet vi ha rappresentato una giovane donna con una bambina (madre e figlia?). Le due figure vestite in modo elegante sono legate dai toni del blu; la donna è seduta frontale mentre la bambina è di spalle attaccata alla cancellata: ancora una scena che bene coglie  l’atmosfera  della Parigi moderna.

Gli anni che vanno dal 1863 al 1874 sono quelli in cui Manet si vedeva regolarmente con Renoir, Monet, Degas, al Café Guerbois considerato il luogo dove è nato l’impressionismo.

La produzione pittorica di Monet non è molto grande: l’artista non dipinse molto e molte opere sono rimaste incompiute. Morì prematuramente a 51 anni (è vissuto dal 1832 al 1883). Tutto il suo lavoro rimane molto importante per comprendere le origini dell’arte moderna. La definizione “l’uomo che inventò la modernità” gli fu data dalla BBC in un documentario dei primi anni Duemila.