Paillettes e cioccolata

Se avete aperto la pagina del blog stamattina significa che siete sopravvissuti sia a Sanremo sia a San Valentino, accoppiata mortale, ed è già un ottimo risultato!
Festival-di-Sanremo-2016-scenografiaPer quanto riguarda il primo, non so se è stata una mia impressione – perché ero ben disposta verso la kermesse canora nostrana – ma mi è sembrato un po’ meno noioso del solito. Merito del conduttore Carlo Conti (definito “rassicurante e confidenziale” come lo sono stati Pippo Baudo e Mike Bongiorno)? Merito delle gag della bravissima Raffaele? Non certo merito dei “valletti”, Barbie e Ken, entrambi di plastica, tirati fuori dal cellophan senza altro merito che essere bellocci. Ed eccoci qua, come ogni anno, a fare del gossip su tutto ciò che ruota attorno al festival della canzone italiana, in cui tutto è protagonista tranne, appunto, la canzone. Sul Fatto quotidiano Domenico Naso, non va molto distante da come la penso affermando che Sanremo è “la solita festa nazional popolare, il carrozzone così brutto da fare il giro completo e diventare sublime”. Il festival siamo noi italiani, “la rappresentazione plastica di una parte di Paese che troppo spesso pretendiamo di ignorare… È un’Italia semplice e a sprazzi sempliciotta, ma che forse dovremmo cominciare a rispettare un po’ di più”… almeno se è vero che pur avendo a cena degli amici stranieri sabato sera non ho rinunciato alla visione streaming del festival in sottofondo!

Per quanto riguarda il secondo, San Valentino, immagino che anche voi, come me,  abbiate dovuto schivare fiori, cuori, cioccolatini, fragole e champagne… no, non diretti a voi naturalmente, ma, secondo le diverse campagne pubblicitarie dei relativi prodotti, diretti a “tutti quelli che si amano davvero!” per rendere indimenticabile la “festa degli innamorati”. E che noia! Ieri il supermercato era pieno di ostriche (il commesso ha snocciolato il nome di almeno 5 diversi tipi di molluschi, e io che pensavo che l’ostrica fosse ostrica e basta!), torte a forma di cuore, champagne di ogni genere e prezzo, tappeti di rose o in alternativa di fiori rossi, cascate di cioccolatini… anche le confezioni di fonduta trasudavano sentimento! Festa inventata da qualche guru del marketing per vivacizzare un periodo di vendite a dir poco “moscio”, mi lascia sempre sconcertata per il seguito che riesce ad ottenere, ma quanto resta finta!

E passate le paillettes e le abbuffate di cioccolatini eccoci al lunedì di una nuova settimana.

Gambe in spalla, si ricomincia con la solita routine!

Jim Dine Cuori

 

Cartolina

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È una settimana leggera. È infatti la settimana del Festival di San Remo, di san Valentino, del Festival del Cinema di Berlino. Dunque le cartoline da inoltrare sarebbero veramente tante (per la noia suscitata, ancora una volta, dalla kermesse di San Remo, per i cuoricini che spuntano ovunque a festeggiare la festa degli innamorati, per l’uscita del film 50 sfumature di grigio, definito dai critici una vera e propria “boiata”).

Ma, in tema di leggerezza, stamattina la cartolina la voglio spedire ai tre giudici di Master Chef. Bisogna riconoscerlo, il programma mi tiene legata alla poltrona da diversi giovedì sera, ma, a ben riflettere non riesco a capire perché. Quest’ultima edizione è la più “recitata” della serie. I giudici impersonano una sorta di “cattivissimo me” e dispensano non solo consigli di cucina (pochi, tuttavia interessanti) ma soprattutto consigli che la mia mamma chiamerebbe “di vita” (a mio parere assolutamente banali e inutili), tutto in nome dello show, esclusivamente per “fare spettacolo”. E via dunque con il pistolotto sulla personalità, sul modo di affrontare le sfide, su come comportarsi e come non comportarsi, e mai come in questa edizione le lacrime si sono sprecate a fiumi. Per carità, quando aprono la bocca per spiegare come si cuoce la carne di un Germano reale, i tre sono delle vere e proprie divinità della cucina, ma quando invece fanno i Guru lanciandosi in altri campi… beh allora scatta il ridicolo. È come comprare una borsa di Prada finta sulla bancarella del lungo mare!

La domanda nasce spontanea: è la formula che sta annoiando o sono proprio i tre giudici dell’edizione italiana?

 

Chiacchiere del lunedi

Prova mafaldeEd eccoci a febbraio mese corto ma pieno di momenti  di cui non mancheremo di sentir  parlare: tempo di carnevale, di elezioni, del festival di Sanremo  e di  San Valentino.

san-valentinoCon qualche giorno in anticipo, vorrei  dedicarmi all’amore e quindi a San Valentino.  Non che questa festa dica molto alle persone della mia età, la generazione degli ultraquarantenni.  San Valentino rimane un’imposizione senza storia, che non riesce veramente a mettere radici: per me rimane la sorella di Halloween  e alla fine si riduce in una proposta commerciale. E che proposta:  avete mai visto tutti quei cuori rossi di peluche, quegli adesivi, quelle rose e quei profumi, quei pizzi e merletti con frasi e ammiccamenti? È una fiera del cattivo gusto, altro che  un momento dedicato alle coppie.

Esatto! Come la sorella cattiva (Halloween), la festa di San Valentino non ci appartiene! Il colmo del kitch quest’anno è stato stato raggiunto da una nota marca di intimo che ha messo in vetrina un cuore in pizzo nero il cui centro palpita come un cuore vero… l’effetto, vi assicuro, è fra il ridicolo e l’inquietante

A me resta comunque un debole per le storie d’amore e questa, di cui vi parlo oggi, l’ho trovata su La Stampa, in questi giorni. La vicenda  era stata riportata antecedentemente dal Times e tratta di una storia che si è svolta nel Galles del XIX secolo. Siamo dentro un castello, il castello di Penryn, nei pressi di Bangor. Ci viveva un nobilotto, ricco industriale e deputato del partito conservatore. Racconta una leggenda locale che, quando vene a sapere dell’amore sbocciato fra la figlia – Alice –  e un giardiniere, andò su tutte le furie e rinchiuse la fanciulla nella torre del castello. Ebbene, dentro quella che doveva essere la camera di Lady Alice resta, dalla sua epoca, un’iscrizione che nessuno aveva mai decifrato, ritenendola una specie di rompicapo in latino. Dico aveva perché in questi giorni è passata dal castello una signora italiana, funzionaria del National Trust, che sa di lirica. Appena vista la frase ha esclamato: ma è la Traviata! Niente latino, infatti: si tratta di una frase, in italiano, presa dalla celebre opera di Verdi.  “Essere amata amando”, aveva inciso, probabilmente, la sfortunata Alice usando le parole della povera Violetta innamorata di Alfredo.

Si, belle le storie di amore, quell’amore eterno, sincero, granitico che tutto affronta. Quelle che hanno un po’ sapore antico che é consolatorio leggere e rileggere a dispetto di tutte le sfumature di grigio contemporanee.   

Niente di più facile da credere: ancora una volta l’arte con il suo potere universale ha superato i confini geografici e linguistici per dare voce a un sentimento.

Propongo di cambiare la festa di San Valentino: non più festa degli innamorati, ma festa per tutti coloro che amano ascoltare delle belle storie d’amore.

Chiacchiere del lunedì

… del Natale e delle altre feste comandate

“In un soffio siamo già a Natale”, “ormai manca poco al Natale”, “da qui a Natale é un momento”… Ma lo avvertite anche voi o è una nostra impressione che i tempi tendono a restringersi? Non vi ricordate quando invece i tempi si allargavano, quando ad ogni stagione si dava l’occasione di dilatarsi? L’estate maestosa e con la sua lenta e dolce fine, l’autunno con un po’ di melanconia e le prime nebbie, l’inverno con il suo desiderio di intimità e calore e  infine l’esplosione della primavera… Sempre più le nostre stagioni sono scandite invece dal marketing e dalla necessità di essere i primi a catturare l’attenzione del cliente (sfruttando per altro anche tradizioni che proprio non ci appartengono come Halloween e San Valentino!)…

Che sfinimento! Questi non sono i ritmi naturali!

– Basta! Appena sono entrata nel supermercato oggi e ho visto le prime decorazioni di Natale mi è venuto il mal di pancia. È possibile che ogni anno si cominci sempre prima con l’ipocrita serenata del dolce Natale?

– Non dirmi niente sui tempi del Natale e sul fatto che ogni anno la pubblicità del panettone arrivi sempre prima, per favore! I miei figli mi chiamano il Grinch! Non amo questo periodo dell’anno, preferisco il tempo delle castagne.

– Già è vero, ora non è tempo di castagne? Ridateci l’autunno, ancora ci sono le foglie rosse sugli alberi e già vedo sugli scaffali i primi babbo natale che mi guardano sornioni.

– … e della renna gigante, che fa già bella mostra di sé, che ne pensi? Inoltre da qui a Natale devo fare un miliardo di cose, e se mi fermo un attimo a pensare… il tempo per farle tutte davvero c’é! Natale non é domani.

– L’attesa del Natale è essenziale, ma per mantenerla viva e desiderata, come l’aria di  festa descritta dal Leopardi nel Sabato del villaggio, occorre viverla in un tempo breve ma intenso. Altrimenti quando arriviamo al sospirato 25 dicembre del panettone, delle lucine e di tutto quanto luccica e che ci vuol far commuovere non ne possiamo più e abbiamo già esaurito tutte le nostre emozioni.

Sono d’accordo! Riprendiamoci i nostri ritmi, aspettiamo che cadano le foglie, avviamoci verso l’inverno con passo lieve, restituiamo significato all’attesa del Natale!