Chiacchiere del Lunedì

Prova mafalde

Non potevamo mancare di commentare la notizia che ha fatto il giro del mondo la settimana scorsa: Angelina Jolie che si fa asportare preventivamente il seno per evitare il rischio di tumore.

Il nome famoso e l’indiscussa avvenenza del soggetto hanno contribuito a far nascere un dibattito sull’argomento. E nel nostro piccolo vorremmo dire la nostra.

Credo che tutta la comprensione possa andare a questa donna che ha visto morire la mamma dello stesso male e ne ha riportato uno shock talmente profondo che non voleva in nessun modo far rivivere ai propri figli. Sottoponendosi a questo intervento estremo (che per altro si decide di fare davvero nei casi in cui il tumore alla mammella è stato diagnosticato con ritardo e nessuna parte del seno è salvabile)  ha tentato di eliminare il problema alla radice. Tuttavia la domanda sulla necessità di una forma di “prevenzione” così radicale è assolutamente lecita. In un ‘intervista su questo caso il professor Veronesi ha snocciolato  tutta una serie di statistiche che dovrebbero convincere della sua fievole efficacia: infatti, afferma il professore che alla nostra Angelina è rimasto un rischio del 5% di sviluppare un tumore, il quale, inoltre, sarebbe difficilmente identificabile a causa delle protesi che hanno sostituito la massa della ghiandola, contro un 98%  di possibilità di guarigione dopo un’operazione a seguito di una routine di prevenzione (mammografia ed ecografia) che garantisce la precoce scoperta del male.

Ma la paura fa veramente 90! Chi ha vissuto questa esperienza può dire che ritrovarsi da un giorno all’altro “malato” è uno shock duro da digerire. La consapevolezza che secondo il protocollo dopo un intervento di asportazione di un tumore  si dovranno passare ben cinque anni fra medici ed esami di ogni genere può veramente gettare nel panico. Ma nonostante ciò forse la decisione della Jolie è stata veramente troppo radicale.

Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate!

E cogliamo l’occasione per esortare tutte le signore a fare regolari mammografie e pap test!

Dell’immortalità

La maggior parte di noi conduce un’esistenza per la quale ha lavorato, studiato, sudato e combattutto. E la maggior parte di noi é convinta di avere il completo controllo su ciò che fa e che lo circonda (casa, famiglia, lavoro ecc. ecc.).

Quando raggiungiamo dei traguardi importanti, quando otteniamo ciò che abbiamo desiderato ci sentiamo invincibili, quasi immortali e perseveriamo in questo atteggiamento fino a che non accade qualcosa che, in qualche modo, stravolge il nostro punto di vista, ci ributta violentemente a terra e ci apre (o chiude) orizzonti che credevamo erroneamente accessibili.

Come sarebbe giusto reagire se in un pomeriggio di inizio estate ti venisse comunicato che, diversamente da ciò che credi, è proprio così: non sei immortale, non sei invincibile, sei solo pateticamente e debolmente umano ? Se qualcuno ti dicesse che tutti i tuoi deisderi, i tuoi sogni, le cose per le quali hai combattuto e vinto devono per ora subire, se ti va bene, uno stop, se va male chissà… Quali sono i sentimenti «corretti» che si dovrebbero muovere nel tuo animo di fronte a chi ti snocciola asettiche statistiche, probabilità di guarigione, necessità di interventi rapidi seguiti da trattamenti medici lunghi, ma necessari ?

Beh! Nel mio caso, niente disperazione, nessun dolore, nessuno sgomento, nessuna paura (tutto ciò viene dopo, con calma), la mia prima reazione é stata, sostanzialmente, di incredulità seguita da una profonda sensazione di tradimento da parte del mio corpo e dall’urgenza di affrontare le cose con rapidità ed effcienza (cosa, che stando in Svizzera, si è realizzata senza perdite di tempo prezioso). Se di dolore, disperazione e sgomento si può parlare, quelli che ho provato sulle prime non sono stati per me, per la mia condizione, ma per la reazione che la malattia avrebbe suscitato nelle persone che amo.

Ora che il primo grosso passo è stato superato e che le alte probabilità di guarigione si sono avverate, oltre a ringraziare i cielo e tutti coloro che mi sono stati vicini e mi hanno sostenuta in questa  «avventura», tiro un sospiro di sollievo (mi sono accorta di aver attraversato una fase di apnea profonda!).

Mi brucia comunque l’«offesa» per il brutto tiro che mi ha giocato il mio corpo, per lui ho parole di biasimo. La mia rivincita è e sarà quella di rifiutare lo status di «malata», la vecchia carcassa si dovrà piegare a quello che decido io per lei e non lei per me, continuando a vivere la mia vita pensando a questo periodo come a un incidente di percorso!

Concludo invitando tutte le signore che hanno letto questo post a fare con regolarità i controlli  preventivi che ci vengono suggeriti, senza perdere tempo, senza indolenza, ma soprattutto senza paura, non dimenticando mai che non siamo né invincibili né immortali!