Fratture

Stiamo vivendo il tempo delle fratture. Una, per me molto evidente, è la frattura tra generazioni.

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Ho ancora negli occhi il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, definito dai social giovane, energico, bello quasi perfetto. Nella foto lo si vedeva in una posizione yoga, in orizzontale su una scrivania  durante uno dei tanti  meeting di affari. In un’altra foto lo si vede anche in piazza durante una cerimonia.

Allora penso che la gioventù sta all’innovazione come la vecchiaia alla conservazione.

Questo sembra valere in tutti i campi, anche tra quelli più apparentemente liberi come l’arte. Le nuove generazioni non si riferiscono più a quelle passate come esempi da cui ripartire, ma le vedono come altro da sé.

Questo è avvenuto forse perché oggi il sapere si assimila in modo diverso e ciò a volte genera una certa inadeguatezza della generazione passata. In tutti i campi è richiesto di restare al passo con i tempi, ma i tempi si sono messi a correre troppo forte.

Largo ai giovani, dunque, capaci di nuotare nel mondo della rete.

Una cosa ho notato tra le competenze: la conoscenza è data per scontata. Ciò che veramente si apprezza invece è la capacità del singolo di risolvere un problema. Forse anche per questo, mai come oggi il gioco degli scacchi è considerato un gioco educativo molto importante e formativo: all’estero è ormai  proposto  fin dalle scuole elementari.images-1

Il futuro sembra regalarci molte sorprese; l’importante però è quello di non trasformare tutto in un campo di battaglia, in uno scontro tra vincitori e vinti.

Chiacchiere del lunedì

Delphine Boël, The Golden Rule blabla
Delphine Boël, The Golden Rule blabla

Karma Cola. Anni fa Gita Mehta, una scrittrice indiana sagace e tagliente, scrisse un libro intitolato proprio così. Voleva stigmatizzare l’atteggiamento di tanti occidentali che si recavano in India per “cercare se stessi” senza rinunciare al proprio bagaglio di consumismo occidentale. Ne venivano fuori tanti quadretti esilaranti. Mi viene in mente perché mi sembra che oggi viviamo nell’era del Karma Cola: il nostro rapporto col corpo e con lo spirito sembra dover passare attraverso tutta una serie di pratiche fisiche e meditative nate in contesti diversi, ma adesso divenute universali. Al mattino facciamo il saluto al sole, molti meditano, tanti fanno yoga. Ho un amico che mi ha detto: ma come: non fai mai i “tibetani”? Alla mia richiesta di spiegazioni ha risposto: “sono esercizi utilissimi, basati su discipline fisiche e spirituali antichissime”.  Insomma, chi non li fa è spacciato.  Conosco chi si getta dai ponti legato a una corda e chi medita di buttarsi in un burrone appeso a una specie di mantello. E potrei fare altri mille esempi.

A me viene in mente che da bambini ci spiegavano il bisogno della ginnastica con una frase latina: mens sana in corpore sano. Ma sarà vero?