Ieri si è chiusa la 64esima Berlinale, cioè il festival del cinema di Berlino. Nato nel 1950 il festival ha acquistato di anno in anno sempre maggiore importanza e l’Orso d’oro per il miglior film è divenuto un ambito premio per qualunque regista internazionale. Oggi non parleremo però della sezione principale della Berlinale, che ha incoronato il film cinese Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan, ma di una delle quattro sezioni del festival, il Forum, dedicata ai documentari che riflettono realtà politiche e sociali della nostra epoca. Infatti vincitore del Caligari Award Screening, il premio che viene assegnato al miglior documentario, quest’anno è stato vinto da una pellicola austriaca Das große Museum (The Great Museum) di Johannes Holzhausen.
Il documentario di Holzhausen è il risultato di un progetto ambizioso ed è dediacto ad uno dei più grandi musei del mondo: il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il documentario abbraccia un arco temporale di due anni, durante i quali il museo è stato massicciamente ristrutturato, ed è legato alla sua riapertura al pubblico (vd link i fondo alla pagina). La pellicola è un vero e proprio documento, non ci sono voci narranti, non c’è musica di sottofondo, viene «solo» filmato il «dietro le quinte» di un’istituzione che ha l’enorme compito di « conservare, visualizzare e contestualizzare il passato » per cui « ha bisogno di costante aggiornamento per coinvolgere il pubblico moderno intimidito da ciò che è “vecchio” » (Variety, 7 febbraio 2014). Ci viene presentata una struttura maestosa di cui l’aspetto, volutamente, non è stato stravolto dai tempi degli Absburgo. Le sale monumentali hanno conservato la loro severità, solo l’illuminazione è stata riprogettata e rafforzata grazie all’artista Olafur Eliasson che ne ha curato il rifacimento.
Il regista si è introdotto nel museo con le sue telecamere cogliendo il lavoro segreto e incessante di ognuno senza sovrapporsi: curatori, restauratori, storici dell’arte, responsabili di bilancio e marketing, ma anche addetti alle pulizie e custodi, tutti sono stati ripresi nelle loro funzioni, quasi come in un reality, a mostrare cosa realmente accade dietro le porte chiuse di un’istituzione di questo livello.
La pellicola, ne sono certa, forse passerà fra qualche tempo in qualche circuito televisivo o su qualche canale dedicato all’arte, purtroppo non certo al cinema, restiamo in attesa di vederlo tutto per poter curiosare nel back stage della storia.