12 giugno 2014, la data ci porta immediatamente all’apertura dei Mondiali di Calcio in Brasile, grande festa dello sport, sebbene proprio qui, in un paese che lotta ogni giorno con la povertà, il 12 giugno avrebbe dovuto essere ugualmente importante per un’altra celebrazione. Infatti il 12 giugno è stata anche la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile.
Le stime recenti dell’ILO (International Labour Organization, che ha da tempo istituito un apposito ufficio che si occupa del lavoro minorile) attestano che dal 2000 ad oggi il numero di minori che lavorano è diminuito di un terzo, da 246 a 168 milioni, mentre il numero quelli che svolgono lavori pericolosi è passato da 171 milioni a 85 milioni, ma questi numeri per la loro consistenza fanno paura. L’Asia detiene ancora il triste primato con 78 milioni di bimbi lavoratori, seguono l’area Sub Sahariana con 58 milioni, l’America Latina e i Caraibi, il Medio Oriente e il Nord Africa con 9,2 milioni. La maggior parte dei bambini lavoratori sono assorbiti dall’agricoltura, seguono i servizi e l’industria (attività manifatturiera ed economia informale). Il 40% dei bimbi lavoratori sono femmine…
Nel 2013 durante la Conferenza di Brasilia, gli obiettivi dell’ILO erano stati raccolti nella Dichiarazione di Brasilia in cui si auspicava necessità del lavoro dignitoso per gli adulti, dell’istruzione gratuita e obbligatoria per i bambini, e della protezione sociale per tutti. Le stime e i numeri dimostrano che molta strada è stata già fatta, che il lavoro sulla consapevolezza dei singoli stati ha dato dei risultati notevoli, ma molta strada deve essere ancora percorsa se si vuole arrivare a debellare le peggiori forme di occupazione minorile, come era stato previsto, entro il 2016.
La maggiore attenzione, l’impegno e la responsabilizzazione dei governi in questi ultimi anni sono stati evidenti. Le scelte politiche e gli investimenti corrispondenti effettuati nell’educazione e nella protezione sociale sembrano dare frutti. I progressi significativi dimostrano che la strada intrapresa è quella giusta, ma c’è ancora molto da fare.
Ancora si deve lavorare sulla legislazione e i meccanismi di applicazione riguardanti l’età minima per il lavoro, sull’educazione e lo sviluppo delle capacità accessibili, pertinenti e utili; sulla protezione sociale dei soggetti e sulla possibilità di accesso a lavori alternativi adatti all’età degli adolescenti.
In tutte le società i bambini sono stati considerati forza lavoro a basso costo, sfruttabili per la loro debolezza e privi di diritti. Anche nel nostro passato proletario era colui ricco di prole, che con il lavoro serviva da sostentamento all’intero gruppo familiare. Lentamente (forse troppo lentamente) le cose stanno cambiando e la percezione dell’importanza dei bambini per una futura migliore società è basilare.
È vero i bambini di oggi sono una risorsa, ma per il futuro ed è a loro che dobbiamo il massimo rispetto e protezione.