Il 7 novembre 2013 avevamo riportato sul blog una notizia sul signor Cornelius Gurlitt, figlio del mercante d’arte Hildebrand Gurlitt, operante in Germania negli anni del nazismo.
Questo signore, residente a Monaco, a seguito di una ispezione fiscale, era stato trovato in possesso di una collezione lasciatagli dal padre e composta di 1600 dipinti, disegni e incisioni. Le opere, fin da subito, vennero associate al sospetto di essere un tesoro sottratto o trafugato ai legittimi proprietari grazie alle leggi naziste, che avevano messo al bando molte opere di avanguardie perché definite frutto di “arte degenerata”, così rendendone possibile il furto e l’accantonamento da parte di pochi scaltri operatori che agivano di combutta col regime.
Il signor Gurlitt ha sempre detto che le opere erano state lui lasciate dal padre, il quale le aveva acquistate legittimamente come mercante, e che lui le teneva nascoste in casa perché questa era la sua maniera di goderne appieno.
I sospetti però rimanevano e ciò ha scatenato un grande dibattito. Le autorità tedesche, che hanno subito messo la collezione sotto sequestro, e una task force di esperti creata per questo caso hanno dichiarato che circa 499 opere sono di provenienza apparentemente illegale (ma la commissione è ancora al lavoro). Rimane anche il sospetto che, se anche comprate, lo siano state in condizioni di sostanziale svantaggio per il venditore, costretto a cedere a basso prezzo.
Poco tempo dopo questa scoperta il signor Gurlitt figlio è deceduto ed è saltato fuori il suo testamento, col quale annunciava di voler lasciare tutte queste opere al Museo di Berna, in Svizzera.
La controversia si è subito aperta: come può decidere lui a chi dare l’eredità se si sospetta che le opere, almeno in parte, siano state rubate oppure, nel migliore dei casi, estorte alle vittime grazie all’obbrobrio delle persecuzioni razziali?
Oggi, però, sembra che si sia messa la parola fine a questa vicenda. Infatti il Museo delle Belle D’arti di Berna ha dichiarato che accetterà questa eredità ad una condizione: che tutte le opere di dubbia provenienza rimangano in Germania, per essere restituite ai legittimi proprietari o ai loro eredi. Il governo tedesco, dal canto suo, si è impegnato a restituire le opere in questione, assumendosi tutte le spese di restituzione.
Credo che vedremo presto a Berna le opere rimanenti (nonostante un cugino di Gurlitt si sia fatto avanti per reclamarne l’eredità). La Jewish Claim Conference e la Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI) si sono dichiarate soddisfatte.
La storia ci ha appassionati e alla fine ci sentiamo sollevati dal fatto che una questione così spinosa e complessa abbia trovato in tempi relativamente rapidi una buona soluzione di compromesso.
Davvero!