Ma stavolta non si tratta di processori per computers!
La Fondazione Bill e Melinda Gates, infatti, nel 2011 istituì un premio per coloro che avrebbero ripensato in modo critico e funzionale al problema della… toilette. Infatti il programma promosso, che spronava le maggiori università in tutto il mondo e un notevole numero di industrie private, a presentare progetti che servissero a migliorare le condizioni di vita di circa due miliardi e mezzo di persone che non hanno la possibilità di accedere a servizi igienici-sanitari efficienti, si chiamava REINVENT THE TOILET CHALLENGE GRANTS.
La sfida era quella di creare un dispositivo che avesse i seguenti requisiti:
• rimuovere gli agenti patogeni dai rifiuti umani e recuperare risorse preziose come l’energia, l’acqua pulita e sostanze nutritive.
• operare “off the grid”, senza cioè collegamenti con l’acqua (la cosa più semplice infatti è riversare i rifiuti nel più vicino fiume o lago o mare), fogna, o linee elettriche.
• costare meno di 5 centesimi per utente al giorno.
• promuovere esercizi igienico-sanitari sostenibili e finanziariamente redditizi e creare aziende che operino negli ambienti urbani poveri.
• che si tratti di un prodotto ispiratore, di nuova generazione che tutti vorranno utilizzare.
A distanza di 4 anni Bill Gates nel Novembre del 2014 ha presentato l’Omniprocessor, un impianto di riciclaggio innovativo realizzato dalla Janicki Bioenergy, di Seattle, che converte i rifiuti organici umani in acqua potabile ed energia.
Le cifre sono notevoli. Il sistema può trattare i rifiuti di 100.000 persone producendo 86.000 litri di acqua potabile al giorno, ma la cosa stupefacente è che si auto alimenta, producendo nel contempo l’energia di cui ha bisogno.
Il progetto pilota sarà realizzato in Senegal a Dakar. Se tutto funzionerà per il meglio questa macchina potrà contribuire a risolvere un problema che costa la vita a più di 700.000 bambini ogni anno. Chissà se come Bill Gates riusciranno presto a bere un bicchiere di acqua perfettamente potabile e pulita!
Grazie per questo post.
Naturalmente sono ammirata per questa realizzazione e per gli ingegneri che l’hanno ideata.
Più che “Chapeau”!