
Chi ha fatto studi più o meno classici ricorda questa frase delle X satira di Giovenale che si riferiva alla pratica, utilizzata da chi governava e in auge nell’antica Roma, di distribuire gratuitamente il grano e di promuovere sempre più spettacolari giochi nel circo per acquistare il favore del popolo.
Panem et circenses oggi, invece, è anche un collettivo di artisti (Alessandra Ivul e Ludovico Pensato) che hanno fatto del linguaggio del cibo una forma di espressione artistica. Al fondo della loro ricerca ci sono il cibo come cultura e “l’indagine delle relazioni che si creano attorno al cibo e all’atto del mangiare: le relazioni intime tra l’uomo e il cibo; quelle tra le persone che condividono una situazione o una dinamica di consumo/preparazione/produzione alimentare; e infine le relazioni che intercorrono tra le persone, il cibo e il contesto in cui si attuano”.

L’obiettivo è “di ridisegnare il quotidiano atto del “mangiare” e farne emergere con forza, utilizzando il mezzo del linguaggio artistico, i tanti aspetti non prettamente alimentari che ruotano attorno alla materia edule, alle sue origini e alle sue trasformazioni”.
Food translation, food specific e action eating sono le azioni di base della ricerca artistica del collettivo per le quali vi rimandiamo al loro sito.
Un progetto artistico assolutamente originale che dal 23 settembre vedrà la sua centrale operativa a Bologna in via Solferino in uno spazio concesso dal Comune che provocatoriamente è stato chiamato Centro per l’Arte Contemporanea di Cultura Alimentare, cioè il C.a.c.c.a.
Qui gli artisti interagiranno non solo con altri artisti, ma soprattutto con i cittadini nel tentativo di traslare l’esperienza puramente gustativa in un’esperienza artistica a tutto tondo.