Crisi in famiglia, rapporto donna uomo, non sono una novità, tutti hanno qualcosa da dire e così capita di parlarne anche tra amiche, oggi vi riporto un bel intervento di Tiziana amica di italianintransito:
Ma, croce e delizia, non si trovano alternative.

Io vorrei che il nucleo fosse la “persona” (come Sant’Agostino?) che ha valore – o non lo ha – senza badare al genere e alle preferenze sessuali, allo stato civile e allo status sociale, ereditato o acquisito.
Ma il problema della felicitá resta: Possiamo e vogliamo essere felici? …. la costruzione della felicitá é un “capolavoro”, ce lo ha detto anche Marguerite Yourcenar, io aggiungerei che anche la costruzione dell’infelicitá é altrettanto un capolavoro, piuttosto certosino, che a volte si fa per non guardare al proprio o altrui dolore, o per esaltarlo nel caso serva a non cambiare le cose.
E in questo i maschi sono piú bravi: se li vuoi per forza loro ci stanno, ma nel frattempo guardano la partita, si muovono, si allontanano e ritornano, fanno una corsetta, acquistano prestigio e potere, si consolano alla meglio o alla meno peggio e non si affannano poi tanto a discutere, se non di affari, Borsa, sport e politica. E lo dico con un pizzico d’invidia e una sorta di ammirazione.
Noi siamo ancora qui, noi donne, a voler essere amate, accettate e riconosciute, senza nemmeno sapere, per la nostra vita, se il “capolavoro” a cui stiamo lavorando é alla ricerca della felicitá o dell’infelicitá.

La nostra esistenza é un’opera d’arte ma non sappiamo come verrá, quanto sará quotata, se qualcuno la troverá apprezzabile e se la porterá a casa, il mistero del futuro ci avvolge ancor piú che nel passato, l’incertezza domina come nelle trincee, ma il Sole sorgerá anche domani e un raggio o un’illuminazione ci apriranno nuovi orizzonti; in fondo, senza “meraviglia” non sarebbe nata nemmeno la filosofia.
Tizana