
Uscendo da Artgeneva, in questi giorni, una fiera d’arte dedicata all’arte contemporanea, riflettevo come ormai la fusione tra il mondo dell’arte e quello del mercato si sia consolidata, in questi anni. Pensavo però che, in un ottica più positiva, si vedono anche apparire nuovi orizzonti diretti a migliorare il coinvolgimento dello spettatore all’arte. La forma del gioco e l’interazione fra opera e spettatore hanno in questo un ruolo importante.

In fiera ad esempio mi sono molto divertita ad entrare nell’ironico quanto assurdo castello della paura eretto dall’artista svizzero Augustin Rebetez.Una struttura in legno con tanto di biglietteria all’ingresso in cui eravamo invitati ad entrare. Dentro, al buio, ho guardato un video in cui i miei sensi venivano sollecitati da una sequenza di rumori stridenti e da una una serie di azioni veloci causate da oggetti nell’atto di cadere, rompersi, precipitare, scoppiare. L’opera era un omaggio alla prossima realizzazione, a Losanna, del Polo Museale che vedrà riunire il Museè dell’Elyseé e il Museo delle Arti Applicate e del Design. Divertente ed inquietante come tutte le cose nuove che stanno per accadere.
Ma non finiva lì. Il divertimento e l’entusiasmo per il gioco li ho poi ritrovati nella presentazione di una serie di progetti di artisti che hanno realizzato delle opere come giochi pubblici. I progetti presentati dall’organizzazione Art of the world sono stati realizzati in molte parti del mondo.
Infine, prima di uscire dalla fiera ho trovato la presentazione di un progetto che si aprirà a Zurigo alla fine di Febbraio, dal titolo “The Playground Project”: una esposizione di sculture ludiche dedicate ai bambini, realizzate nel corso di cento anni di storia.
Nel foglio del progetto annunciato si legge: Ritroviamo il gusto dell’avventura! è per questo che sono uscita dalla fiera convinta che lo spirito di partecipazione e di reale interazione con il pubblico sarà a tutti i livelli la nuova sfida per l’arte.
L’ha ribloggato su paologorie ha commentato:
giochiamo? insieme!