A Ginevra in questi giorni, nella piazza grande di Plainpalais, forse uno dei luoghi più vivi della città è stata realizzata una nuova installazione. Si perchè Plainpalais è la vera piazza di Ginevra: è lì che si tengono mercati di ogni genere; vi si esibisce due volte l’anno il famoso circo Knie, ed è sempre lì che i più giovani hanno uno spazio per giocare con gli skates. Se poi ci passeggi di sera e guardi i tetti dei palazzi vedrai delle insegne luminose, opere di artisti contemporanei. Una molto ironica è quella di Sylvie Fleury, che dall’alto incita ad un approccio più diretto alla vita con la frase Yes To All.
Questo nuovo lavoro posto sul rondpoint di Plainpalais non sarà permanente, si compone di cinquanta ritratti fotografici di persone che in questo momento ichiedono alla vizzera il riconoscimento dello status di rifugiati politici. Questi ritratti sono stesi sull’asfalto come fossero una nuova pavimentazione. Si vedono volti di uomini dai 18 ai 28 anni, di tanti paesi diversi con tante lingue e storie diverse, mentre guardano dritto l’obiettivo . L’opera, della giovane artista Jessica Tabary con le fotografie di Mark Henley ,è uno degli avvenimenti dedicati alla settimana contro il razzismo.

Mostrare i volti di queste persone , metterle orizzontali sul pavimento con i loro occhi rivolti verso di noi ha senz’altro un effetto spiazzante e non può non interrogarci sul nostro modo di sentire. Ho letto che questa opera restituisce un volto agli invisibili di Ginevra, è vero, e inoltre mette in mostra la nostra indifferenza, mostrandoci ciò che ci rifiutiamo di vedere: gli occhi di tante persone che ci chiedono aiuto .
