L’omeopatia fu fondata da un medico tedesco nel XVIII secolo, Samuel Hahnemann, il quale teorizzò “il principio di similitudine del farmaco”, concetto privo a tutt’oggi di fondamento scientifico. Secondo tale ipotesi ogni malattia può essere curata da quella sostanza, vegetale o minerale, che nella persona sana provocherebbe gli stessi sintomi della malattia. A questo punto non rimarrebbe che fare assumere all’ammalato il principio curante fortemente diluito per sconfiggere il problema.
Fin dal suo primo apparire l’omeopatia ha raccolto schiere di sostenitori, personaggi famosi, imprenditori, giganti della letteratura, leader religiosi, personaggi del mondo dello spettacolo e opinion-leader, tutti conquistati dai principi semplici e “sensati” che la disciplina promuoveva e dalle mode del momento. Vennero aperti ambulatori omeopatici, i “principi curativi” conquistarono nel tempo una larga fetta di mercato. Addirittura negli Stati Uniti all’inizio del ‘900 si contavano 22 scuole mediche omeopatiche, più di 100 ospedali omeopatici. In Gran Bretagna l’omeopatia fu la medicina preferita della famiglia reale. Essa si diffuse velocemente in tutta Europa, si calcola che in Germania ci siano più di 3500 medici omeopati e 10.000 Heilpraktiker (naturopati con l’autorizzazione a praticare l’omeopatia).
Oggi tuttavia il successo dell’omeopatia scricchiola e pare proprio che il tempo di questa disciplina sia finito. Nel 2005 sulla testata scientifica inglese The Lancet apparve il primo articolo fortemente negativo in cui l’omeopatia veniva accusata di avere un semplice effetto placebo e, pur non essendo in sé pericolosa, di non poter curare alcun genere di malattia. E gli esiti di tutti i test scientificamente condotti fino ad ora hanno costantemente confermato che non vi è differenza tra un rimedio omeopatico e un placebo. I detrattori proseguono puntando il dito contro tutti quei medici che prescrivendo rimedi omeopatici compirebbero una grave omissione contro i pazienti che attendono una cura efficace, e delineano dunque non solo un problema di tipo scientifico, ma anche deontologico.
Le cose per l’omeopatia stanno precipitando rapidamente, nonostante il giro d’affari miliardario che ruota attorno ad essa. All’Università di Barcellona ad esempio è stato cancellato il Master in Omeopatia, in Gran Bretagna e in Australia i prodotti omeopatici non vengono più passati dai servizi sanitari nazionali. Altrove vengono venduti grazie alla zona grigia alla quale appartengono: se non curano, almeno non danneggiano.
Chi non ha mai provato almeno una volta nella vita un prodotto omeopatico? Io faccio parte della schiera degli scettici da sempre, tuttavia credo anche che contare fermamente nel potere di prodotti che non sono potenzialmente pericolosi possa aiutare la guarigione infondendo fiducia nei pazienti e nella possibilità di uscire dalla malattia. Certo è allettante e consolatorio pensare di poter guarire senza ricorrere ai farmaci tradizionali, tuttavia, ormai è stato provato, l’omeopatia non basta.