C’è un posto, nella cittadina svizzera dove vivo, che vorrei tanto trasferire in Italia. Questo posto è la Dechetterie, dove ci si reca una volta a settimana per portare la parte dei nostri rifiuti da riciclare. E’ composta da un largo cortile con tutti i container per la raccolta differenziata: carta, vetro/alluminio, plastica, legno e tutto ciò che riguarda il giardino. Un piccolo container ospita ben separati tra loro, i rifiuti speciali come medicinali, pile , cartucce, lampadine. Dentro al cortile, poi, c’è anche una rimessa dove la gente deposita i piccoli elettrodomestici ma anche altre cose che non servono più ma potrebbero essere utili ad altri. Il posto è aperto secondo orari stabiliti e vi si trova sempre un responsabile a controllare che tutto vada nel posto giusto: di solito è un ragazzo giovane che fa questo come lavoretto extra scolastico. Da un po’ di tempo qualcuno vi ha portato una vecchia libreria e ora in molti portano i libri e se li scambiano.
Sarà perché mi piacciono le scatole e le sorprese che le contengono, ma la dechetterie è per me come una grande scatola dove si riversano un sacco di oggetti con le loro storie e curiosità. Una volta ho riportato a casa una serie di cappelliere mentre questo sabato vi ho trovato un libro che mi ha subito incuriosito: Les chefs d’oeuvre du sourire.
Dimenticavo, qualcuno aveva smesso di andarci in dechetterie e aveva cominciato a buttare tutto dentro i cassonetti tradizionali da dove viene prelevata la spazzatura non differenziata, una volta alla settimana. A questo punto il Cantone ha optato per una una maniera drastica di intervento e, per convincerci della necessità di andare in dechetterie e dividere la spazzatura, ha alzato a due franchi (all’incirca due euro) il costo del sacchetto della spazzatura generico.
Possiamo usare solo quello e come per incanto tutti ora fanno attenzione a buttarci dentro il meno possibile.