Sono nata circondata da collezionisti. Ho visto persone gioire per un pezzo entrato in collezione o rammaricarsi per un oggetto mai raggiunto. Si colleziona per passione, per dare un senso alla propria vita, ma anche per bizzarria o per una forma di narcisismo.
Ma mai mi sarei immaginata di divertirmi e appassionarmi nello scoprire la storia di un collezionista svedese, conoscitore di mosche (della famiglia dei sirfidi): Frederik Sjöberg .
L’ho conosciuto attraverso un suo libro autobiografico e, ovviamente, sulla passione di collezionare mosche; vi si trovano mille informazioni su questi insetti, dalle più specialistiche alle più divertenti. Si segue la sua vita ma anche quella di scienziati e famosi entomologi: figure di grandi conoscitori, avventurieri ed esploratori, come Renè Malvasie nato alla fine del XIX secolo e rimasto famoso per aver inventato la prima trappola per mosche .
Il libro è pieno di divagazioni e di storie. Si esaltano la lentezza dell’arte di collezionare sirfidi, assieme alla solitudine della ricerca e dell’attesa, ma il tono è sempre ironico e divertito. Con le mosche si riesce a scoprire la natura, a leggerla in modo diverso. Se la ricerca è compiuta in un terreno limitato come un’isola, ecco che si può esplorare il mondo intero. Lo scrittore lo afferma fin dall’inizio: “certi giorni mi persuado che il mio scopo sia dire qualcosa sull’arte di limitarsi e sulla sua eventuale felicità. E anche sulla leggibilità del paesaggio”. Perché “In un dizionario tutto fatto di animali e di piante, le mosche sono vocaboli in grado di narrare storie di ogni tipo seguendo il codice delle leggi grammaticali dell’evoluzione e dell’ecologia”.