Che bello passeggiare per il quartiere dei musei di Amsterdam, una domenica pomeriggio, di ritorno da Rotterdam, dopo aver assistito al Film festival di Rotterdam.
La zona è piena di persone di ogni età, che passano da un museo all’altro o che semplicemente si divertono all’aria aperta col pattinaggio. Entrare in un museo è sempre un bel momento , ma qui lo è ancora di più, dal momento che sembra la cosa più naturale del mondo.

Allo Stedelijk Museum tra le altre cose, aveva in cartellone una mostra sull’artista svizzero Jean Tinguely. Tante delle sue opere-macchine e delle sculture in movimento. Arte e vita coincisero sempre lavoro di Tinguely e questa mostra lo mette bene in luce. Il poeta delle macchine, come venne definito, è inserito in un percorso esistenziale di cui si rintracciano le influenze artistiche assieme agli sviluppi interiori e di consapevolezza. E’ lo stesso Jean Tinguely a spiegare la sua passione per il movimento, nelle opere, con un bel pensiero riportato sui muri del museo. Da giovane, lui dice, dipingeva e dipingeva, senza mai riuscire a mettere la parola fine a un singolo lavoro. A un certo punto decise di fare opere in movimento, perché rispecchiavano la sua condizione naturale. Il movimento gli consentiva di considerare compiuta un’opera.
Una volta, anni fa, visitai un piccolo museo a lui dedicato nella sua città natale: Friburgo. Rimasi colpita, tra le altre cose, da un breve video girato sul suo funerale: era una processione di gente in movimento, cui partecipavano anche alcune delle sue macchine e una banda di allegri suonatori.
La mostra Jean Tinguely Machinespel rimarrà aperta fino al 5 marzo nei giorni della mostra è possibile anche partecipare con i bambini ad un atelier fantastico realizzato con due macchine tingheliane: una per disegnare, azionata dal pedale di una macchina da cucire, l’altra per azionare un nastro trasportatore (carico di oggetti) per mezzo di due biciclette.