Chi frequenta, come me, i mercatini delle pulci lo sa bene che ormai i libri usati sono dappertutto: si vendono al chilo, te li regalano, tutti sembrano gettarli via. Sono improvvisamente diventati un ingombro nelle case di oggi, sempre più piccole.
Niente di più allarmante. Eppure c’è anche chi li salva: ho un amico, ad esempio, colto da questa mania; lui non smette di raccoglierli. L’ultima volta che l’ho incontrato era molto soddisfatto dopo che aveva acquistato ad un prezzo irrisorio l’enciclopedia ( ormai sorpassata) I Quindici. La ricordate?

L’artista coreana Jukhee Kwon ci viene in aiuto, in questo, perché tutto il suo lavoro si basa su un’affermazione “ Un libro dimenticato è un libro morto”. Come non darle ragione e come non rimanere affascinati dalle sue opere, che appunto usano libri vecchi e abbandonati? Lei, i libri, li prende, li taglia, li modella e li trasforma in qualcosa d’altro.

Divengono opere sospese in grandi installazioni. Il libro che lei ha definito “La radice del suo lavoro” sembra svuotarsi, si apre e lascia cadere il suo contenuto per diventare materiale visivo . Fantasmi di carta, fiumi fatti come strisce che scorrono, o addirittura corpi sospesi. La carta del libro si è trasformata e il libro morto è risuscitato in qualcosa di diverso.

Chi volesse vedere il suo lavoro può andare a Milano presso la Galleria Patricia Armocida, dove rimarrà esposto fino al 10 marzo.