Così cantava Domenico Modugno tanti anni fa. E se si legge il testo intero di quella canzone si rimane scioccati di quanto poco siano cambiate le cose.
Quando toccherà a noi, dove andremo a finire? Quando inevitabilmente arriverà l’età in cui sarà pericoloso restare soli a casa, farsi un caffè con la moka o fare un bagno ristoratore in vasca, chi potrà aiutarci, confortarci, non farci sentire soli? Un tempo era compito della grande famiglia allargata prendersi cura degli anziani, farli stare in salute e in allegria, concedendo loro il dovuto rispetto, retaggio di una società millenaria in cui il “vecchietto” godeva ancora di un posto importante.
Con la vita frenetica che ci tocca fare, oggi è sempre più difficile farsi carico degli anziani di famiglia, tanto più se bisognosi non tanto di cure mediche, quanto di tempo di qualità da dedicare loro. Sempre più allora si ricorre alle strutture dedicate (che orrore chiamarle ospizi), che spesso però nonostante si rivelino il miglior compromesso accettabile, “spengono” i nostri cari indirizzandoli su una strada di lento e definitivo declino.
Proprio per evitare questo declino e naturalmente spinti dal bisogno economico la casa di riposo Humanitas di Deventer in Olanda, ha adottato un metodo che potrebbe rivelarsi interessante anche alle nostre latitudini. Oltre ad offrire un ambiente di vita piacevole e sicuro, nel rispetto dell’individualità di ogni singolo residente, la casa ha aperto i battenti a studenti universitari che hanno difficoltà nel trovare e pagare un alloggio. La formula è abbastanza semplice, a fronte di 30 ore di volontariato accanto agli anziani, vien offerto agli studenti un alloggio sicuro e dignitoso. Il responsabile della struttura assicura che gli studenti alloggiati hanno il potere di portare il mondo “di fuori” fra le mura della casa, contribuendo a rafforzare il legame dei residenti con la realtà esteriore e migliorando di molto l’umore.
Altri programmi come quello di Deventer sono nati a Lione in Francia, a Barcellona e a Cleveland in Ohaio. I risultati sono stati sorprendenti non solo per gli anziani, ma soprattutto per i giovani che qui hanno imparato a sviluppare un genuino interesse per gli altri… e sono felici!