C’è uno scrittore i cui libri acquisto a scatola chiusa. Poi, tornata a casa, li metto sul comodino e prima di andare a dormire li leggo. Lo scrittore è il toscano Marco Malvaldi. Le sue storie mi mettono di buonumore e mi fanno fare sogni tranquilli. Il suo modo di commentare i fatti e le persone mi ricorda la mia terra, la Toscana appunto; certe volte mi sembra di ascoltare un compagno di scuola scapestrato o certe frasi piene di ironia, come quelle usate dalla mia povera nonna: “ sei sudicio come un bastone da pollaio” oppure “beota a non pensarci prima”. Mi viene in mente la sua descrizione di un personaggio, il carabiniere Melighetti, definito “rigido come un mormone in un’enoteca”.
L’ultimo suo libro che ho letto si intitola Negli occhi di chi guarda. E’ ambientato in Maremma in una proprietà chiamata Poggio alla ghiande. La storia è, come d’abitudine con Malvaldi, un giallo strutturato come un dipinto di persone molto diverse tra loro, con tante situazioni capaci di strappare la risata, come l’intermezzo dedicato alle email dell’architetto Khermes: veramente tutto da ridere. Non mancano anche alcune considerazioni sulla genetica e sull’arte contemporanea: della prima Malvaldi sembra un intenditore, della seconda un po’ meno.
L’ha ribloggato su paologori.