
Nello sterminato campo dell’iconografia dei santi, una figura mi ha sempre attratto è quella di Maria Maddalena. In verità si tratta di raffigurazioni che si riferiscono a persone diverse, sempre nell’ambito della narrazione evangelica. Conosciamo infatti due persone con questo nome: quella che unse i piedi di Gesù nella casa di Simone il Fariseo e la sorella di Marta di Betania, Maria di Magdala. Maria di Magdala è una delle tre donne che la mattina dopo il sabato si recarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesu’; fu lei che vide il risorto, ancor prima degli apostoli. E’ santa sia per la Chiesa d’Oriente e per quella d’Occidente: si festeggia il 22 luglio e protegge i profumieri, in ragione del vaso di unguenti con cui viene sempre ritratta.
L’altra è la donna risoluta che, in un momento difficile e doloroso della sua vita, viene salvata dall’incontro con Gesù. Quell’incontro cambia completamente la sua vita (di qui le cretinerie alla Dan Brown sul suo rapporto con Gesu’).
Nell’iconografia, dicevamo, esse assumono tanti aspetti, come se la tradizione le avesse un po’ confuse fra loro.
Abbiamo, ad esempio, quello della donna anziana, scheletrica, dai lunghi capelli, penitente e con le mani giunte in preghiera. Scolpita nel legno da Donatello, questa è una Maddalena ormai lontana dalla sua vita passata: ha abbandonato tutte le preoccupazioni umane.

Oppure quello della donna seduta con i lunghi capelli sciolti, visibile solo per tre quarti, mentre si guarda allo specchio, in una penombra appena illuminata dalla luce di una candela consumata . E’ una donna che medita pensa alla brevità della vita e al tempo che passa. Questa è La Maddalena di Georges La Tour (1638-1643); lo specchio è il simbolo della vanità, la candela per metà consumata è il segno della vita che si consuma, il teschio che tiene sulle ginocchia indica una riflessione sulla morte.

Infine Maddalena è quella ragazza semplice rappresentata da Caravaggio (1596-1597) seduta in posa rannicchiata, da sola, su una sedia bassa, con la testa inclinata e lo sguardo mesto. Anch’essa, abbracciata dai lunghi capelli, porta in grembo un vaso d’unguento. Per terra, dei gioielli sparsi, come abbandonati in segno di disprezzo per la ricchezza.
Leggo sempre con grande piacere, grazie delle belle pagine.
grazie a te e buona festa