In questa strana Italia che non ci regala mai una gioia, in cui, come afferma lo psichiatra Vittorino Andreoli, incomincia a dominare la “cultura del nemico”, secondo la quale – per superficialità – “se uno non ha un nemico non riesce a caratterizzare se stesso”, a volte ci colpiscono come fulmini notizie come quella che sto per raccontarvi, che ci fanno capire che non tutto è perduto e che nel Bel Paese ancora tanti sono galantuomini (e galandonne, anche se non si dice così!) e ancora tantissimi si rifiutano di sostenere una società basata sull’odio e sulla mancanza assoluta di interesse verso l’altro.
La notizia non è nuovissima, ma è confortante, e arriva dalle mie parti. A Borgomanero, paesone non lontano da Novara, da qualche anno opera un poliambulatorio tutto speciale. In modo assolutamente gratuito, grazie al sostegno di donazioni private e a bandi pubblici, in questa struttura visitano 23 ex primari in pensione, affiancati da infermieri e psicologi. Tutto il personale è composto da volontari dell’AUSER, una associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società.
All’ambulatorio può rivolgersi chiunque e i medici visitano gratuitamente tutti coloro che si trovano in difficoltà economiche e non possono permettersi neppure di pagare il Ticket sanitario richiesto in altre strutture pubbliche. Ai 23 primari si rivolgono anziani, disoccupati, rifugiati tutti quelli che per sopravvivere quotidianamente hanno dovuto rinunciare alle cure mediche, e il cui numero, dall’apertura della struttura, schizza di anno in anno sempre più su.
La “clinica degli ultimi”, come l’hanno chiamata, oltre ad avere praticamente tutte le specialità cliniche, ultimamente si è dotata anche di sofisticati macchinari diagnostici e di un laboratorio di ematologia.
Sul territorio italiano non si tratta dell’unica realtà di questo tipo a conferma che di uomini e donne di “buona volontà” ce ne sono tantissimi. Questa è l’Italia delle persone che mettono a disposizione dei più deboli le proprie competenze e professionalità. L’unica cosa che mi spaventa è che purtroppo non si può vivere per sempre solo di “buona volontà”…