Poses

È il desiderio di provocare qualche reazione, di innescare un processo di critica sociale o semplicemente di generare fastidio nei “benpensanti” che spinge Yolanda Dominguez, giovane artista Spagnola, a ideare e sviluppare progetti artistici in cui lo spettatore è libero di mostrare che posizione adottare rispetto all’opera.

Le tematiche che l’artista affronta, che siano esse espresse in filmati, fotografie o installazioni, sono quelle “calde” della società contemporanea sarcasticamente e ironicamente distorte per il gusto di suscitare un dibattito e un confronto.

Nelle sue performance protagonista assoluto diventa il pubblico al quale la Dominguez strappa di volta in volta un sorriso, un moto di stizza, un commento indignato.

Particolarmente interessante fra le opere di questa singolare artista è il filmato Poses in cui con gusto e ironia affronta l’ossessione esercitata sull’universo  femminile dalla bellezza, dall’apparenza e da tutto ciò che si sacrifica in nome di un ideale irraggiungibile, ossessione promossa da brand che propongono una nuova personalità “su misura” a chi personalità non ha.

La Dominguez vuole dimostrare che quella “bellezza” artefatta di cui si riempiono le pagine patinate delle riviste di moda è un “valore femminile” distorto, che troppo spesso viene posto in primo piano rispetto ai veri valori di cui siamo portatrici. Ecco allora che in Poses donne normalissime si sostituiscono alle modelle filiformi assumendone le pose fotografiche, rifiutando la visione di una donna “spalmata, sottomessa, ritorta, inferma, anoressica” (come la stessa autrice ha affermato) e creando un’esilarante carrellata di personaggi reali che scimmiottano le beauty fashion quasi a voler affermare: io sono molto più del paio di scarpe che indosso o della borsa che porto!

Una mostra personale sarà a Milano fino al 15 di novembre al Rojo Artspace  http://www.kalpany.com

Perchè odio l’arte di Jeff Koons

Le opere di Jeff Koons sono presenti in questi mesi in Svizzera, alla Fondazione Beyeler, con una grande mostra a lui dedicata.

Consiglio di vederla, ma fate attenzione perché chi vedrà le sue opere per la prima volta potrà rimanerne affascinato o irritato. A me succede sempre di provare il secondo stato d’animo.

A dire il vero, il mio primo incontro con le sue opere è avvenuto a Venezia, alla biennale del 1990. Ero in compagnia di mio padre e alle Corderie mi trovai di fronte ad una grande scultura policroma, a grandezza naturale, che ritraeva l’artista stesso in un amplesso con la porno star Cicciolina, all’epoca sua moglie.  Avevo poco più di venti anni ma ricordo il senso di disagio e imbarazzo.
Oggi sono certa che la mia irritabilità nei suoi confronti non è più imbarazzo, ma rabbia. Perché so che questo artista americano, definito un’artista neo-pop, manipolatore dei mezzi di comunicazione, illustratore ironico della vita americana e del consumismo, ha fatto centro e le sue opere hanno colto appieno la nostra epoca.

Nel suo mondo ludico, di giochi e pupazzi giganti, leggo il fallimento dell’occidente, dove l’uomo ha messo al centro della sua vita l’apparenza e dove tutto è merce di scambio, per alimentare una macchina che produce ricchezza materiale. Non c’è sobrietà nelle opere di Koons, come non c’è sobrietà nella società in cui vivo. Allora davanti alle sue opere tutto è possibile, ci si ritrova come su una giostra: si vivono attimi intensi di svago in un caos quasi piacevole e anestetizzante.

Ecco perché odio l’arte di Jeff Koons: perché mi ricorda tutto quello da cui vorrei sottrarmi.

La mostra sarà alla Fondazione Beyeler  dal 13 maggio al 2 settembre. In mostra troverete molti dei suoi lavori e nel giardino della fondazione potrete ammirare la scultura monumentale composta di fiori intitolata Split-Rocker.