Story pod, un guscio pieno di storie

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Cosa si può fare per riqualificare un luogo?

Senza arrivare ai casi estremi come quello di Bilbao – che da città post industriale, grigia e semi sconosciuta grazie ad un ardito piano di rigenerazione, comprendente anche la costruzione e inaugurazione del Museo Guggenheim, progettato da Frank Gehry, è oggi un esempio di riqualificazione urbana da seguire – si possono fare interventi di modesta spesa ma di impatto sorprendente.

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È quello che suggerisce lo studio di architetti AKB di Toronto, Canada, che ha installato a Newmarket, una cittadina dell’Ontario, uno Story Pod, cioè un guscio che cela al suo interno un preziosissimo contenuto.

Infatti in un’area urbana scarsamente frequentata è nata una “scatola per libri” posta ai margini di una piazza recentemente ristrutturata, nel centro del quartiere storico della cittadina, la cui funzione è quella di favorire gli incontri e stimolare i fruitori alla lettura.

Si tratta di una struttura con mura girevoli che di giorno resta completamente aperta mostrando comode sedute e scaffali colmi di libri, mentre di notte viene chiusa e assume l’aspetto di una lanterna, illuminata al suo interno grazie ad un sistema di pannelli solari.

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Il progetto possiede una forma pura, semplice che svela un approccio profondamente riflessivo all’architettura. Il grande cubo nero potrebbe essere un’opera d’arte contemporanea. Offre un ambiente che invita al raccoglimento della lettura, ma allo stesso tempo è aperto allo spazio intorno perché stimola l’aggregazione in nuove forme.

Côté Suisse

vuesaeriennes01_copyright_geneve_tourisme_1Su un territorio di appena 16 Km quadrati, tale è l’estensione della città di Ginevra, ci sono 20 musei, fra pubblici e privati. La città spende il 22% del suo budget annuale per la cultura. Tuttavia come Philippe Vignon, patron di Genéve Tourisme  ha dichiarato “Ginevra è molto brava nel savoir-faire ma decisamente mediocre nel faire-savoir”, infatti la sua pecca principale è quella di non essere in grado di fare una convincente “promozione culturale”.

Finalmente chi doveva interessarsi di questa fondamentale verità se n’è accorto. Ginevra finora ha vissuto un singolare paradosso. Città attivissima dal punto di vista culturale, capitale della musica classica ed elettronica, della danza moderna e del teatro d’avanguardia non si è mai preoccupata di promuovere questa sua vocazione, tagliando fuori di netto le migliaia di possibili frequentatori stranieri degli eventi e creando quasi una casta di iniziati al corrente delle diverse offerte culturali.

Alexandre Demidoff, editorialista di Le Temps ha messo il dito nella piaga affermando che Ginevra a tal argomento si dimostra : “Aristocratica fino all’indifferenza, e favorisce una cultura tra pochi, a prescindere dai profitti, simbolici, narcisistici ed economici, che tale offerta può portare”.

La soluzione a ciò che è stato definito “calvinismo in materia di politica culturale” è quella di puntare sui musei nonostante le loro pecche e i loro ritardi nelle infrastrutture, gli esperti hanno riscontrato che per far risorgere Ginevra come capitale culturale al pari di altre città europee è necessaria un’icona, come il Guggenheim per Bilbao, come la Fondazione Beyeler per Basilea. Chissà se la sfida verrà accettata dalla municipalità. Per quanto riguarda noi italianintransito e tutti gli altri expat della città non vediamo l’ora che le cose cambino per poter godere in qualche modo della vitalità culturale di Ginevra, per noi semi sconosciuta! Che dire? Ci auguriamo che la città di Ginevra si accorga e sia clemente con i non iniziati, ma affamati di cultura… e ce ne sono tanti!

 

English version

Over a land area of just 16 squared kilometres, in the westernmost tip of Switzerland, you will find the city of Geneva and its 20 museums. The city spends 22% of their annual budget on culture. However, as Philippe Vignon, head of Genéve Trouisme, states ‘Geneva has plenty of savoir-faire, but is mediocre in the field of faire-savoir’. The city’s biggest fault, in fact, is the lack of a successful marketing campaign to publicise the existence and extent of their numerous cultural attractions.

Recently, the people that were meant to take care for this aspect of Geneva’s cultural heritage, realised their mistakes. Until now, the city of Geneva has been paradoxically both very active in the cultural field, with important events taking place spanning from music, dancing, and theatre performances, while at the same time never really bothering to let people know about them, cutting out thousands of potential foreign visitors from seeing the city for the culturally rich environment it sustains. This creates a small group of privileged few that know about these events.

Alexandre Demidoff, editor of Swiss newspaper Le Temps, caused a stir stating that Geneva, when faced with the argument, is ‘aristocratic to the point of indifference, and favours a culture reserved for a fortunate few, without regards to the economic, symbolic and narcissistic profits that doing the opposite would bring’.

The solution to what was defined ‘calvinism in the field of political culture’, is to wager in favour of these museums regardless of their faults such as their lateness in building infrastructure. Experts’ reports claim that in order for Geneva to become an important cultural focal point like its European counterparts, it needs to find its iconic establishment, much like the Guggenheim in Bilbao or the Beyeler Foundation in Basel. Who knows whether this challenge will be taken up by the city’s municipality, who holds the power to make this change happen. All we know is that us Italianintransito, along with countless expats, cannot wait for a change in the city’s politics in order to enjoy the vitality around Geneva’s cultural life so unfamiliar to us. What else? We hope that the city of Geneva realises its mistakes for the culture-hungry population… After all, there are plenty of us!

L’arte dà senso ad un luogo

E’ di questi giorni l’inaugurazione all’Aquila dell’auditorium progettato da Renzo Piano. Tre anni dopo il terremoto nasce  (con il contributo economico della Provincia di Trento) un luogo per ascoltare la musica, incontrarsi per conferenze e anche per assistere a proiezioni.  Uno spazio concepito come uno scrigno prezioso, non a caso definito un “piccolo gioiello” che, come capita spesso all’arte, non ha mancato di suscitare assieme al consenso anche qualche polemica, per il costo elevato e per la convinzione di alcuni che con quei soldi si sarebbe potuto fare altro.
Siamo avvezzi a queste polemiche, anche se mi domando quanto siano intelligenti: ogni volta che un’opera d’arte (in senso ampio, di tutte le arti) arricchisce una città, questa sarà una ricchezza per tutti. Ricchezza per tutte le fasce d’età per il fatto di essere pubblica e fruibile da tutti.
Allora gli esempi si affollano nella mia mente e penso a cosa sia voluto dire per la città di  Bilbao, anche in termini di visitatori, il museo Guggenheim,  opera dell’architetto Frank Gehry.Oppure penso alla città francese di Metz col nuovo centro Pompidou, realizzato dall’architetto giapponese Shingeru Ban. Anche qui in Svizzera la nostra gloria italiana, Renzo Piano, ha lasciato non pochi segni sul territorio, come il bellissimo  Museo di Klee a Berna o la fondazione Bayeler a Basilea.

Lo sdegno iniziale dei cittadini che accolgono un nuovo progetto d’arte si trasformerà, in un momento successivo, in orgoglio e passione per la sua conservazione. A questo proposito, mi viene in mente la piccola cittadina di Riola, in provincia di Bologna, che nella seconda metà degli anni Sessanta accolse il progetto per una chiesa del grande architetto finlandese Alvaar Alto. Quella chiesa, nella sua concezione moderna del sacro, è sempre rimasta un luogo di incontro per tantissimi appassionati d’arte e fede.


E come l’architettura, così fa anche l’arte plastica. Pensiamo a Prato: la grande scultura di marmo bianco di Henry Moore è diventata infatti il simbolo della città.


Ben vengano i soldi spesi nel campo dell’arte quando naturalmente a scegliere i progetti c’e’ chi la conosce e  sa dove stia di casa.