Bravo chi legge!

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Ormai ricordare tutte le ricorrenze è diventato impossibile, ma domani, 23 aprile, si festeggerà la giornata mondiale del libro. La festa ha il patrocinio dell’Unesco ed è nata per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la salvaguardia del diritto d’autore.

Sulla pagina di Wikipedia troverete tutte le notizie, scoprirete che l’idea è nata nel 1996 e cosa più curiosa, questa tradizione ha le sue radici nella Catalogna dove tradizione vuole che in questo giorno speciale i  librai regalino una rosa per ogni libro venduto.

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Anselm Kiefer, Book with Wings,1992

E siccome il libro è comunque un oggetto e gli oggetti sono ispirazione per le arti visive, permettetemi di festeggiare questo giorno in arrivo con delle immagini che gli artisti contemporanei hanno dedicato al libro. Inizio con l’opera in piombo di Anselm Kiefer,  un libro appoggiato su un leggio, nell’atto di spiccare il volo. Poi ho scelto  la libreria che ormai non c’è più, ma resta sul muro come traccia lasciata dalla polvere: opera di Claudio Parmiggiani.

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Claudio Parmiggiani,Smoke on Board, 2000

Per terza immagine ho scelto  il libro concettuale, di Giulio Paolini nell’opera  L’arte e lo spazio, quattro illustrazioni per Martin Heidegger del 1983, dove visivamente si traduce il contenuto del libro sotto forma di equilibrio tra foglio e   materia, tra spazio della parola e quello della  scultura.

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Giulio Paolini, Quattro illustrazioni per Martin Heidegger, 1983

Per finire ho scelto l’opera dell’artista indiana  Sheba Chhachhi: presentato come  un libro antico è in verità una scatola luminosa  con dentro delle immagini stampate. Il libro, come una scatola illuminata, un oggetto rivisitato dalla tecnologia che assume un altro aspetto, quasi un elemento del passato e della memoria, oggetto evocato e trasformato.

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Sheba Chhachhi, Balaram Illuminate book, 2009)

Bello parlare di libri, bello averli in mano, bello vederli rappresentati e bello tenersi i più cari sul comodino.

Din Don Dan

Fra-Martino-1Ci sono degli oggetti che uniscono: ci uniscono con il nostro passato ma anche con le culture lontane da noi. Uno di questi oggetti è la campana.

“Stai in campana” diceva mia nonna quando mi voleva mettere in guardia. E poi come posso dimenticare la canzoncina su quel simpatico San Martino campanaro ? Cantavamo con doppi e tripli cori che immancabilemtnte storpiavamo la melodia.

Una mia parente era piena di campane, le collezionava e le teneva tutte esposte sui muri di casa.

Non c’è dubbio la campana ha un fascino particolare a volte anche un significato doloroso come la grandissima campana realizzata a Trento nel 1924 dedicata ai caduti della prrima guerra mondiale. Per realizzarla fu usato il bronzo dei cannoni e fu collocata a Rovereto sul colle di Miravalle.

Campana dei caduti, Rovereto
Campana dei caduti, Rovereto

Forse le campane più belle che mi sono rimaste in testa come legame con il passato e presente furono quelle installate da Yannis Kounellis neil 1993 in una bellissima mostra presso Palazzoo Fabbroni. a Pistoia. In quel caso le campane installate dall’artista  dialogavano con il romanico delle chiese di Pistoia e tornavano alla luce come simbolo delle nostre radici più profonde.

Untitled 2006 Jannis Kounellis born 1936 ARTIST ROOMS  Tate and National Galleries of Scotland. Lent by Anthony d'Offay 2010 http://www.tate.org.uk/art/work/AL00186
Untitled 2006 Jannis Kounellis born 1936 ARTIST ROOMS Tate and National Galleries of Scotland. Lent by Anthony d’Offay 2010 http://www.tate.org.uk/art/work/AL00186

Ho un marito che ha nostalgia delle campane che al mattino lo svegliavano quando viveva in italia, nel centro storico della sua piccola città.

In effetti le campane col loro suono, marcano il nostro vivere, un paesaggio, un territorio. danno spessore spirituale ad un ambiente. In altri luoghi invece hanno un significato diverso, penso  al Tibet dove le campane   sono piccole e il loro suono richiama il concetto di vacuità e si legano  al budismo praticato in quei luoghi.

E infine mi vengono in mente gli artisti Robert Morris e Claudio Parmiggiani: Nell’opera Melancolia II .hanno lasciato in un bosco di bamboo degli oggetti sparsi: una ruota, una colonna, un poliedro, una sfera e assieme una campana di bronzo “elementi che tracciano un percorso nel tempo”.

Robert Morris, Caludio Parmiggiani, Melancolia II
Robert Morris, Caludio Parmiggiani, Melancolia II

Per finire, spesso  è meglio uscire dalla campana di vetro, sconnettersi dal wi-fi e  cantare a più voci din don dan.