In Svizzera, ci sono cose a cui ancora non sono abituata, un po’ mi scioccano, ed un po’ mi fanno riflettere. Una di queste è stata la decisione da parte della città di Ginevra di affittare i refettori delle scuole per feste particolari: come matrimoni o compleanni. Incredibile, da tempo sapevo che le sale comunali dei piccoli centri abitati vengono assegnate in affitto ai residenti ma, gli spazi delle scuole!?
Non mancano le discussioni, sembra che in modo particolare la federazione dei cuochi scolastici del cantone si sia rivoltata, ma l’autorità ha risposto che questa decisione va incontro alla necessità e alla richiesta pressante da parte di molti cittadini. E così verrà concesso ai privati di appaltare un luogo pubblico.
Qualcosa in questa notizia stona, è segno dei tempi, e questa decisione è il risultato di un atteggiamento un po’ cinico. Ovvero, quello che crede sempre meno al servizio gratuito alla comunità, e considera gli spazi pubblici una macchina per produrre reddito.
Se non fosse così a Firenze il Museo dell’Accademia non sarebbe stato dato in affitto per una festa della Toyota, ne tantomeno sarebbe stato assegnato il Louvre a Ferragamo.
Ha ragione ad arrabbiarsi lo storico dell’arte Franco Montanari nel suo libro Le pietre e il popolo perché, a forza di guardare al guadagno e a nient’altro si rischia di diventare come “(…) il Re Mida del mito e delle favole: ansiosi di trasformare tutto in oro, non ci rendiamo conto che ci stiamo condannando a morire di fame”.
Alla fine dunque lasciamo le scuole agli studenti e i musei ai cittadini e ai visitatori.