Il magico tocco di Mida

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In Svizzera, ci sono cose a cui ancora non sono abituata, un po’ mi scioccano, ed un po’ mi fanno riflettere. Una di queste è stata la decisione da parte della città di Ginevra di affittare i refettori delle scuole per feste particolari: come matrimoni o compleanni. Incredibile, da tempo sapevo che le sale comunali dei piccoli centri abitati vengono assegnate in affitto ai residenti ma, gli spazi delle scuole!?

Non mancano le discussioni, sembra che in modo particolare la federazione dei cuochi scolastici del cantone si sia rivoltata, ma l’autorità ha risposto che questa decisione va incontro alla necessità e alla richiesta pressante da parte di molti cittadini. E così verrà  concesso ai privati di appaltare un luogo pubblico.

Qualcosa in questa notizia stona, è segno dei tempi, e questa decisione è il risultato di un atteggiamento un po’ cinico. Ovvero, quello che crede sempre meno al servizio gratuito alla comunità, e considera gli spazi pubblici una macchina per produrre reddito.

Se non fosse così a Firenze il Museo dell’Accademia non sarebbe stato dato in affitto per una festa della Toyota, ne tantomeno sarebbe stato assegnato il Louvre a Ferragamo.

Ha ragione ad arrabbiarsi lo storico dell’arte Franco Montanari nel suo libro Le pietre e il popolo perché, a forza di guardare al guadagno e a nient’altro si rischia di diventare come “(…) il Re Mida del mito e delle favole: ansiosi di trasformare tutto in oro, non ci rendiamo conto che ci stiamo condannando a morire di fame”.

Alla fine dunque lasciamo le scuole agli studenti e i musei ai cittadini e ai visitatori.

Benedetta la scuola pubblica

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Mi è capitato, stamani, di accompagnare a scuola una bambina curda, figlia di rifugiati, arrivati qui in Svizzera tre mesi fa, senza niente a parte il desiderio di rifarsi una vita. La bambina è stata inserita nella scuola pubblica e proprio oggi partecipava alla prima gita scolastica. Niente di che: un giro da queste parti. Ma i suoi genitori avevano risparmiato 10 franchi dal loro povero sussidio, per darli alla bambina: “divertiti, vedrai delle cose belle”, le avevano detto.

imagesLa piccina era radiosa e mi ha mostrato i dieci franchi con tanta di quella felicità da commuovermi profondamente. Dieci franchi e una gita scolastica d’un giorno: una combinazione che forse non scorderà per tutta la vita. Ogni volta che un bambino è felice, il cielo sorride. Ma questa volta era come se fosse l’universo a esultare. Benedetta la scuola pubblica che dà a tutti la possibilità di ricevere un’educazione e di vivere questi momenti. E ben venga ogni forma di aiuto per l’inserimento di questi rifugiati. Una considerazione: Gesù fu un rifugiato, proprio come questa bambina, quando la sua famiglia scappò in Egitto a dorso di asinello. Come facciano dei paesi cristiani a rifiutare i rifugiati, io questo proprio non lo capisco.images-1