Ci vuole coraggio per investire nella cultura

Museé des le confluences
Museé des le confluences

Si è da poco inugurato a Lione il Museo delle Confluenze.

Che coraggio ha la Francia:`un museo di antropologia, di etnografia, di sociologia, dedicato alla storia dell’uomo, dalle origini fino ai nostri giorni, vista in relazione sia all’ambiente naturale che a quello sociale.

Copyright (2014 ) Daniel F ValotQuando mi ci sono trovata davanti, ho pensato che il museo sembrasse un colosso. Enorme, quattro piani fatto di cemento, cristallo e acciaio. Fin dall’entrata ti sembra di essere scaraventato nel futuro da un’architettura legata al movimento decostruttivista: le altezze, le scale mobili tutto è sospeso lo spaesamento e lo stupore sono le prime sensazioni per il visitatore. Gli architetti che hanno lavorato al progetto sono austriaci e sono l’agenzia Coop Himmelb(l)au. E’ un museo concepito per starci bene e per passare con piacere una giornata. Ci sono naturalmente bar, ristorante (presto anche con un celebre chef, sembra), libreria, biblioteca e centro di documentazione. Non manca la didattica: vengono organizzati percorsi per ragazzi e adulti, con vari laboratori.

Tutto il museo è concepito come palestra di conoscenza. Bellissima la sezione dedicata all’eternità dove si riflette sul significato della morte per la nostra società e ci si confronta con gli tradizioni delle altre culture.

La Francia è convinta che investire in cultura voglia dire investire nel futuro; ci crede e non si rassegna neanche davanti alla crisi economica e al sorgere di tante barriere di un mondo eternamente diviso. Anche noi siamo con lei.

Adesso, ancora più di prima. Ogni iniziativa di questo genere è anche è un monumento alla libertà, perché ci aiuta a capire come la nostra storia sia passata attraverso processi di complessità enorme, tutti superati grazie alla passione per la conoscenza e alla capacità di metterci liberamente in relazione. Se non avessimo sempre cercato di parlare e pensare liberamente, anche a costo di sacrifici enormi, adesso saremmo ancora all’età della pietra. 

Che prezzo ha la fedeltà?

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Fedele è chi è costante nei rapporti con gli altri. Un aggettivo che oggi sembra un po’fuori moda. La stessa fedeltà non è più una virtù, siamo tutti rilassati sull’ impegno con l’altro e tutti siamo d’accordo nel dire che l’affetto non deve soffocare, anzi ognuno rivendica la propria libertà- Persino in caso di separazione, oggi il peso dell’infedeltà non è più considerato determinante. Fedele poi è il nome con cui si indica il seguace di una confessione religiosa, e mai come oggi tale figura appare discussa, sospetta e arretrata. Che dire poi del sinonimo della parola fedele: devoto, ovvero una persona consacrata ad un’ideale o ad un principio; mi guardo in giro e mi chiedo se ne esistano ancora.

Attenzione però la fedeltà e la devozione ci sono oggigiorno sempre più richieste. Tutti le vogliono, ma non più nel campo del rapporto con l’altro ma nella relazione quasi assidua tra le persone e le cose. Faccio un esempio, ogni negozio dove vi affacciate ormai vi propone la sua carta fedeltà: è un tormento, ci tenta e ci richiama; sembra non se ne possa più fare a meno. Ci avete fatto caso? Pensavo a questo leggendo che anche la Coca Cola ha deciso di produrre le sue bevande in cialde. Si dice già che sarà una rivoluzione : saranno delle cialde proprio come quelle che ora sono in commercio per il caffè e il tè. Progresso? Addio bottiglie e lattine: bene, mi dico, meno spreco e meno ingombro. Ma in fondo lo so: è una nuova trappola di chi mi vuole per forza legare a lui per sempre. Mi spiego, per bere quelle bevande, avrò bisogno di acquistare la macchine che le produce e potete giurarci che da quel momento sarò fedele consumatrice della Nestlè, della Coca Cola o di qualsiasi altra diavoleria che mi vorrà tutta per sé.

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Rom, genti libere

Pregiudizi, esclusione sociale e  cattiva predisposizione per quelli considerati “diversi” da noi ci hanno convinto a  tenere lontano  il popolo Rom, nonché a costruire su di esso le congetture più fantasiose e inverosimili. Un popolo millenario che ha dato un grande contributo culturale alla cultura europea, ad esempio nel campo della musica anche se non solo in quello.

Chi avesse la curiosità e il desiderio di abbattere un fila di luoghi comuni e di atteggiamenti xenofobi e razzisti, dovrebbe leggere il libro appena uscito, scritto da Santino Spinelli: Rom, Genti libere (Dalai editore).

Santino Spinelli è un rom italiano, musicista, compositore, poeta attore e saggista. “L’opera di Spinelli – scrive Moni Ovadia nella sua introduzione – è un viaggio appassionante e sconvolgente in una vicenda umana fra le più mirabili che l’umanità abbia conosciuto nella sua variegata esistenza”.

Assolutamente consigliato da Italianintrasito, perché chi è sempre in movimento non può esimersi dal conoscere coloro che – attraversando l’intero pianeta – hanno costruito la propria identità sul binomio pace e libertà.