In questi giorni le notizie incalzano. Entrano nella mia casa come uragani; prima ci incuriosiscono poi ci lasciano amareggiati e disorientati: un stupido film dissacratorio su Maometto, causa rabbia e costernazione in tutto il mondo; in Italia il malcostume e gli scandali non si riescono più a contare e, come se non bastasse, la consigliera regionale della Lombardia, Nicole Minetti, ci sfida e ci provoca sfilando in passerella come una vincitrice raggiante.
La provocazione, e lo sanno bene gli artisti, che la usano, può essere un mezzo per trasmettere il messaggio del proprio lavoro, ma io comincio ad essere stanca del suo uso smodato e irresponsabile.
Si hanno esempi delle due forme di provocazione anche nella vita quotidiana. A scuola l’insegnante provoca per incuriosire chi l’ascolta e favorire l’apprendimento. Peccato che poi siamo circondati da provocazioni usate solo a fini commerciale o, peggio, per affermarsi sugli altri in maniera prepotente. Ecco, queste ultime mi irritano, perché lasciano nella testa solo spazzatura: tutta questa comunicazione sciocca serve solo ad azzera le energie . BASTA, INDIGNAMOCI e rifiutiamo tutto ciò che ci offende ed è prepotente.
Non cerco la censura, che è una forma di inciviltà, ma credo che la libertà di espressione si debba confrontare col rispetto degli altri. Confesso che questo flusso di notizie, questo poter andare tutti in onda a dire qualsiasi cosa e sconvolgere il mondo mi mette in subbuglio.
Non volevo farlo, lo giuro, ma ci sono stata tirata dentro mio malgrado e dedico queste poche righe ad una carissima amica: Chiara.
Sotto sua segnalazione sono entrata nella pagina Facebook di Parah e ho letto alcuni dei tanti commenti riguardo alla sfilata del brand di domenica scorsa, in cui protagonista assoluta è stata la signorina Minetti, che (dicono) lavora anche in politica. Non voglio entrare nel merito dell’argomento, sebbene condivida pienamente anche le peggiori battutacce, voglio solo sottolineare che, secondo me, questo è stato un vero e proprio autogol del marchio (a meno che, come qualcuno ha azzardato con grande ironia, non si voleva “riposizionare il brand su ben altro… target”). Inoltre sicuramente (come si evince dalla foto) chi ha consigliato alla consigliera cotanto abbigliamento non aveva certo a cuore il suo bene quanto piuttosto il desiderio di suscitare facile scalpore! Ma si è rivelato un boomerang!
Qualora abbiate qualche minuto da spendere e il bisogno di farvi una risata, vi invito a farvi un giro sulla pagina Facebook e leggere i creativi (quanto corretti) commenti che hanno accompagnato l’evento e magari di postare cosa ne pensate!
… e troverete in 0.13 secondi 306.000.000 di risultati! No, non ho realmente intenzione di raccontare se la Canalis tornerà con Vieri o se il nuovo amore di Belen è solo una trovata pubblicitaria. Infatti, come la maggior parte delle persone sane di mente, mi sollazzo con tali notizie solo quando aspetto per ore il mio turno dal parrucchiere e per caso mi sono dimenticata il libro che mi sto gustando. E la mia non è assolutamente spocchia, non vanto una pretesa superiorità intellettuale (tanto che non sono completamente a digiuno di questi argomenti!), ma il gossip, il pettegolezzo nostrano, mi dà l’occasione di riflettere sulla «prevalenza del cretino», quello che, in realtà, mi fa veramente imbestialire.
Scrivevano gli indimenticati Fruttero e Lucentini nella prefazione del libro La prevalenza del cretino (Mondadori, Milano 1985), che la bêtise é figlia del progresso, infatti, « è stato grazie al progresso, che il contenibile ‘stolto’ dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società che egli si compiace di chiamare ‘molto complessa’ gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto (molto ! ndr) denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per ‘realizzarsi’. Sconfiggerlo é ovviamente impossibile. Odiarlo é inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni». Mi scuso per la lunga citazione, ma non sarei riuscita ad esprimermi meglio…
Quanti ne abbiamo visti di questi personaggi apparire e sparire, essere intervistati e osannati, sfilare in televisione e sui giornali, insinuarsi nelle nostre vite sempre con un consiglio, una parola e un sorrisetto pseudo intelligente sulle labbra : politici, gente di spettacolo, sedicenti artisti, filosofi, psicologi tutti con un buona novella da donare, tutti tragicomicamente compresi nei propri ruoli.
Odiarli è inutile ? Sarcasmo e ironia non li scalfiscono ? La soluzione dunque sta solo a noi.
Signori, il gossip ci sta, è divertente a volte rilassante. La bêtise é tollerata, ci si può scivolare inconsapevolmente, ma quando tutto ciò diventa ‘sistema’ e distoglie costantemente l’attenzione dalla realtà, allora vuol dire che siamo arrivati alla drammatica necessità di rivedere le priorità, innanzitutto le nostre.
Benvenuto allora alla farfallina di Belen, al lato B di Pippa Middleton o alle labbra rifatte della Minetti (buon per loro che con tali scemenze e poca fatica riescono a guadagnarci, almeno in visibilità), ma che tutto ciò sia e rimanga un contorno (anche piccante va bene), un amusement durante la pausa caffé, che resti relegato in un mondo ‘a parte’ e che non prevalga sulla realtà.
Nella nostra recente storia passata troppe volte ci siamo fatti distogliere dal contorno e non abbiamo prestato attenzione al piatto principale, che spesso abbiamo ingoiato senza neppure renderci conto di cosa mangiavamo, insomma evitiamo di cascare nella trappola e conserviamo il nostro senso critico. Non abbiamo paura di spegnere la Televisione, o chiudere un giornale, di far sentire la nostra voce di dissenso quando è troppo. Senza pedanteria, con leggerezza e umanità impariamo a distinguere.