Chiacchiere del Lunedì

Delphine Boël, The Golden Rule blabla
Delphine Boël, The Golden Rule blabla

Ieri, 25 anni dalla caduta del muro di Berlino. Nella capitale tedesca si sono susseguite manifestazioni per l’intera giornata. Dal lancio di palloncini alle visite e ai discorsi ufficiali, ma niente di sfarzoso, di eccessivo. La festa l’ha fatta il popolo, allora come ieri. Soprattutto erano presenti le giovani generazioni, i ragazzi, arrivati da tutta Europa, a festeggiare gomito a gomito, facendo eco alle parole della cancelliera tedesca  “Noi abbiamo oggi la forza di creare il nostro futuro, noi possiamo volgere la realtà al meglio, ecco il messaggio che la caduta del Muro ci tramanda”. E la realtà è proprio questa.

La mia generazione, nata insieme al muro di Berlino, cresciuta durante la guerra fredda e le crisi militari e politiche ha visto nella caduta del Muro, simbolo della mancanza di libertà, la possibilità di riscatto della democrazia e con essa la concreta possibilità di un nuovo tipo di libertà che avrebbe assicurato il benessere.

Anche questo pensiero si è rivelato un’utopia, ai blocchi politici si è sostituito un mondo globalizzato, come alcuni storici sostengono, privo di “alternative”, in cui il clima politico e morale è decisamente decaduto.

Ma io ci voglio credere, e voglio credere soprattutto nelle nuove generazioni e nella loro prodigiosa capacità di cambiare il corso della storia proprio come è accaduto il 9 novembre 1989. Evviva la festa, dunque, evviva la commemorazione, affinché la storia continui ad essere “magistra vitae”… per non dimenticare.

La resistenza del Muro…

TrabantUn altro pezzo di storia che se ne va! Il luogo: ancora Berlino. Ieri in mezzo alle proteste di centinaia di berlinesi infatti sono stati rimossi in nome della riqualificazione edilizia larghi tratti di quello storico muro che è conosciuto con il nome di East Side Gallery.   Situato sulle rive del fiume Sprea, la East Side Gallery è il più lungo tratto restante del famoso muro, e misura 1,3 km. È diventato uno dei monumenti più visitati della città da quando artisti di fama internazionale (si contano ben 120 nomi) avevano cominciato a ricoprire tutte le superfici con graffiti divenuti icone di un periodo storico.

the kissSpesso irriverenti tali opere sono diventate simbolo ed espressione di libertà come quella famosissima che blocca in un voluttuoso bacio i leader tedesco Erich Honecker e il sovietico Leonid Brezhnev.

È chiaro che queste opere d’arte non verranno distrutte, ma la protesta nasce dal fatto che il significato della location è profondo e ancora vive nell’anima del popolo tedesco. Questo ultimo pezzo di “muro” è ritenuto davvero sacro, è il simbolo delle centinaia di persone e di cuori che esso aveva spezzato, vite e cuori che qui in qualche modo rivivono, insomma un luogo palpitante della capitale tedesca, che verrà irrimediabilmente cancellato.

Tacheles di Berlino

Vi raccontiamo oggi la storia del Tacheles (da una parola yiddish che significa “parlare chiaro”) di Berlino, centro sociale, galleria d’arte autogestita e rifugio di decine di artisti fin dalla caduta del muro di Berlino, luogo in cui fino ad oggi trovavano posto circa trenta di atelier, un cinema, un teatro e un ristorante dove un’ottantina di artisti di diverse nazionalità hanno liberamente creato ed esposto le proprie opere d’arte, esso è stato anche set per il film Goodbye Lenin. Il Tacheles richiama ogni anno circa cinquecentomila visitatori.

L’edificio di cinque piani in stile neo classico con elementi neo gotici, che occupa una superficie di 1250 mq, fin dai tempi della sua costruzione, ha vissuto una storia difficile.

Nato come elegante centro commerciale nel 1909, dopo essere andato in bancarotta è stato utilizzato nei più svariati modi. Con il regime nazionalsocialista diventò un centro amministrativo e durante la seconda guerra mondiale, si racconta, che all’ultimo piano venissero eseguiti gli interrogatori dei prigionieri di guerra.

Alla fine del confitto il centro si trovò a far parte di Berlino Est e le autorità ne smantellarono alcuni pezzi, ma non lo ristrutturarono per mancanza di fondi.

Dopo la caduta del muro, l’edificio passò nelle mani del comune di Berlino e molti artisti ne fecero la loro casa, rendendolo, sebbene fatiscente, una vera e propria opera d’arte, e divenendo in breve tempo un baluardo dell’arte alternativa.

Il Tacheles è stato a più riprese dalle autorità di Berlino considerato un modo alternativo sì, ma comunque sano di riqualificazione urbana, e finora questo era bastato a salvarlo da suo destino. Una volta venduto però, dopo anni di lotta fra la proprietà e gli occupanti, oggi si è arrivati alla fine della vicenda con lo sgombero definitivo dell’edificio per fare posto ad un nuovo quartiere residenziale.

Gli artisti del Tacheles, sono stati costretti ad abbandonarlo non senza pronunciare però parole dure contro l’amministrazione pubblica e contro la proprietà.

Di questi artisti purtroppo ci resteranno solo le parole: “L’arte deve cambiare il mondo e il Tacheles lo ha fatto!”.