Nature vive

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Immaginatevi di immergervi in una giungla di fiori  che cadono dal soffitto, oppure di trovarvi davanti tantissimi fiori stesi sul pavimento in modo da formare un’isola colorata. Ne sareste sicuramente sorpresi e stupiti. E proprio questo è l’effetto delle opere dell’artista inglese Rebecca Louise Law: figlia di un giardiniere e da sempre interessata alle potenzialità dei fiori come componenti di base delle opere d’arte. Le sue installazioni sono molto grandi  e abitano nello spazio come se vi fossero state sparate o come se fossero scese dal cielo.  Per realizzare un’installazione deve lavorare per giornate intere e usa sia fiori recisi, freschi, sia fiori secchi.

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Il suo lavoro, per la scelta delle composizioni floreali , i colori e le forme, è molto vicino all’opera di una pittrice. Le sue installazioni sono un inno alla natura e alla bellezza, proprio come lo potevano essere le nature morte del passato. Non a caso ricordano la leggerezza delle nature morte ottocentesche di Henri Fantin Latour; ci riportano alla memoria l’eleganza, ma anche la malinconia struggente del tempo che passa,  di tanti dipinti del passato.

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Henri Fantin-Latour

Il suo stile non è passato inosservato ed è stata invitata a lavorare per case di moda molto famose, come Hermes.

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Rebecca Louise Law, Ebury’s Friends

In questo momento è presente con una mostra al Royal Botanic Garden, appena fuori Londra,  dal titolo Life and Death. Qui si può ammirare una delle sue più grandi installazioni, che ci aiuta a  comprendere il senso di caducità e transitorietà contenuto in tutti i suoi lavori. Le sue opere sono così delicate che il museo ha affisso nell’esposizione un vero e proprio decalogo di regole comportamentali per i visitatori: restrizioni al numero dei visitatori stessi, niente bambini piccoli, vietato toccare i fiori. 

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Royal Botanic Garden, Kew

Sono certa sarà un’esperienza insolita e di grande fascino.

 

 

 

 

L’arte di Francisco de Zurbaràn

Francisco de Zurbaràn, Una tazza d'acqua e una rosa su un piatto d'argento, 1630
Francisco de Zurbaràn, Una tazza d’acqua e una rosa su un piatto d’argento, 1630

Il Palazzo dei Diamanti a Ferrara ha aperto da poco  una mostra che guarda alla pittura spagnola del  Seicento spagnolo (Siglo de oro)  attraverso l’opera dell’artista Francisco de Zurbaràn. L’artista coevo a Velàzquez e Murillo è forse meno conosciuto al grande pubblico . Originario di Siviglia è stato fin dai suoi primi esordi al servizio della religiosità riformista che lo ha portato a ritrarre esclusivamente immagini sacre. In mostra troverete opere come San Serapio, del 1628, dove il santo è raffigurato nel corso del martirio con addosso una veste bianca, il volto inclinato ma sereno. Oppure troverete il ritratto di San Francesco ritratto nel buio incappucciato  con in mano un teschio capovolto.

Francisco Zurbaràn, San Serapio, 1628
Francisco Zurbaràn, San Serapio, 1628

Oltre a queste tele più devozionali, potrete  ammirare in mostra anche le nature morte  a cui Francisco de Zurbaràn si dedicò, per un breve tempo, dal 1630. Questa serie come la Tazza con rosa ( 1633, già a Firenze, collezione Contini Bonaccossi, dal 1996 alla National Gallery di Londra ) rimane per l’assoluta purezza e bellezza  uno dei suoi capolavori.  In queste tele ritroverete  il suo solito gusto per le inquadrature nette e noterete una maggiore attenzione alla limpidezza e un uso della luce che trasforma gli oggetti dipinti in oggetti  reali.  Questo naturalismo però  è venato di un senso di mistero e immerso in un’atmosfera quasi irreale che ricorda la metafisica e le composizioni  di Giorgio Morandi . Una relazione con il sentimento dell’arte moderna che poco ha di scientifico ma molto di emotivo.

Francisco de Zurbaràn,San Francesco, 1635
Francisco de Zurbaràn,San Francesco, 1635

In  mostra traverete all’incirca 50 tele, con importanti prestiti ( molti dal Prado di Madrid e altre istituzioni europee e americane): resterà aperta fino al 6 gennaio. L’esposizione è organizzata dalla Fondazione Arte Ferrara e il Centre for Fine Arts di Bruxelles, chi volesse saperne di più può consultare il sito www.palazzodeidiamanti.it