La falsaria

Volete il titolo di un libro da leggere in un week end per divertirvi a seguire le vicende di un quadro famoso in mano a una falsaria? Ne ho uno: è adatto a chi ha passione per l’arte e si incuriosisce di fronte alle storie di un quadro celebre. Storie che includono la sua creazione, ma anche la vendita e ciò che accade dopo che entra a fare parte di una collezione.

libro-la-falsaria

Questo è il filo della storia che Barbara A. Shapiro ha descritto nel romanzo “La falsaria”, edito da Neri Pozza.  Il libro racconta di una pittrice costretta a fare la falsaria per vivere. Il capolavoro su cui si dovrà cimentare è un opera di Degas dal titolo Dopo il bagno. Il dipinto nel racconto è stato rubato presso lo Stewart Gardner Museum di Boston. Seguirete tutte le vicissitudini della falsaria Claire che ne vorrà fare una copia e vi sorprenderà la facilità con la quale l’autrice riuscirà a descrivere le varie fasi pittoriche necessarie per realizzare il falso. Si passerà dalla ricerca sui colori e sui pennelli agli strati da raschiare e poi da ricomporre di un dipinto ad olio tradizionale: conoscerete la mesticatura, l’imprimitura, la velatura e poi la vernice. E nella descrizione di tutte queste fasi e anche di quella relativa alla cottura del quadro falso per asciugare la pittura, vi sembrerà di vivere dentro allo studio della pittrice e di partecipare al suo lavoro.

La trama, poi, vi permette di viaggiare nel bizzarro palazzo veneziano voluto dalla ancor più bizzarra collezionista Isabelle Steward Gardner, e vi porterà a passeggiare dentro il Boston Museum of Fine Arts, per contemplare il quadro Alle corse – sempre di Degas.

Naturalmente, la storia parla di fatti veramente accaduti (come il furto rimasto ancora irrisolto al Museo Gardner, avvenuto nel 1990) e di altri invece del tutto immaginari: un insieme molto ben composto, come spesso accade per i libri scelti da Neri Pozza, che non esita a pubblicare storie divertenti capaci di arricchirti di conoscenze e nozioni, altrimenti relegate al campo degli studi specialistici.

Percepire il passato nel racconto di una storia

C’è un genere di libri che ogni tanto  leggo volentieri che hanno la qualità di portarti lontano nel passato e ti rivelano  un’era attraverso gli occhi di uno scrittore contemporaneo. In questi libri si legge sempre la verità storica unita all’invenzione letteraria,  sono libri di svago, divertono e a volte sono più illuminanti di un manuale.
Da questo genere di romanzi sono nati anche dei film, il più famoso ricorderete La ragazza con l’orecchino di perla tratto dal libro di Tracy Chevalier e incentrato sull’opera del pittore Johnnes  Vermeer.
Quest’estate  dunque ne ho letti tre di questi libri, due pubblicati dalla casa editrice Neri Pozza, l’ultimo edito da Angelo Colla ma scritto dall’editore Neri Pozza.
-Una ragazza da Tiffany di Susan Vreeland
-L’isola dei due mondi di Geraldine Brooks
-Tiziano di Neri Pozza
Tre libri ambientati in luoghi e tempi diversi, il primo ambientato a New York alla fine del XIX secolo ci svela il lavoro nell’atelier  della Tiffany Glass & Decorating Company  e ti immerge nella meravigliosa arte liberty. Mi sono piaciute tutte le descrizioni della lavorazione del vetro , durante il romanzo sembra di assistere alla nascita delle vetrate  opere composte da mille frammenti di vetro colorato.
L’isola dei due mondi invece della scrittrice australiana  Geraldine Brooks ci porta nell’America Settentrionale del 1660. La storia prende spunto   dalla storia vera del primo nativo americano laureatosi ad Harvard. Caleb il protagonista viene  dall’isola che oggi si chiama Martha’s Vineyard. Il romanzo mette a confronto tra l’arrivo della cultura cristiana  con  quella dei nativi dell’isola della tribù wopanaak. Oltre a questo è curioso e avvincente la storia dell’ateneo che nacque veramente nel 1636 con il nome di Università di Newtowne ben presto chiamata Harvard College.
Infine il romanzo forse più dotto e che segue in modo filologico la vita del pittore è l’ultimo libro  dedicato a Tiziano e scritto proprio da Neri Pozza. L’opera, da poco ristampata, venne pubblicata la prima volta nel 1976. Attraverso la vita di Tiziano si viene introdotti nella Venezia del tempo e con le opere di Tiziano e la sua vita ci si avvicina ai grandi mecenati del tempo come Carlo V, Filippo II, papa Paolo III Farnese.
Tre libri molto diversi tra loro,  con una sola cosa uguale: la fatica e le condizioni di vita difficili delle donne : Wilhelmina ad esempio dovrà sacrificare tutta la sua vita privata per poter lavorare nella fabbrica di Tiffany, Bethia  aspirerà tutta la vita a studiare ma le verrà precluso in quanto donna, e infine Cecilia, la moglie di Tiziano alla quale non è risparmiato tutta la vita sudore e fatica.

Un angelo alla mia tavola

Sempre pensando se l’arte è un percorso privilegiato dell’esistenza mi domando se, chi possiede una particolare sensibilità artistica, oltre a sentirsi escluso dal sentire comune può, in qualche modo avvicinarsi a delle esperienze che non sono lontane dal trovare la felicità. Sono molti gli esempi nell’arte che vengono in mente e sappiamo bene come, per alcuni artisti questa sensibilità sia stata un fardello troppo grande che li ha schiacciati, pensiamo a Van Gogh. Ci sono però anche artisti  che hanno fatto del loro sentire e del loro “squilibrio”  un punto di forza come  l’artista giapponese Yayoi Kusama che per tutta la vita ha prodotto dei lavori che sono come un’espansioni delle sue ossessioni. Elementi puntiformi, sferici linee curve che si ripetono all’infinito si moltiplicano e si espandono fino a comprendere lei e noi  nello spazio.

Proprio poco tempo fa  mi sono imbattuta in un bellissimo libro dal titolo Un angelo alla mia tavola della scrittrice neozelandese Janet Frame. La scrittrice scomparsa nel 2004 ha fatto dello scrivere la ragione della sua sopravvivenza. Questo libro  autobiografico (in verità sono tre volumi ma pubblicati in uno solo con quel titolo per l’Italia da Neri Pozza) racconta tutta la sua vita segnata dalla schizofrenia (in realtà presunta dai dottori e poi sconfessata). Un fatto devastante, che l’ha condotta a trascorrere parte della sua vita  dentro e fuori gli ospedali psichiatrici. Anche in questo caso l’arte l’ha salvata e scrivendo ha trovato la strada di fuga dal dolore.

Il libro non racconta solo di questo  ma scorre tanti episodi dall’infanzia, alla povertà,  i dolori della crescita prima con la morte della sorella e poi l’orrore dell’ospedale psichiatrico, il tentativo di suicidio e il ritorno alla casa paterna.

Senz’altro Frame è una delle più grandi scrittrici della seconda metà del Novecento Janet Frame per due volte nominata per il Premio Nobel ci fa entrare nela sua vita in modo secco e diretto che ti tiene legato a lui fin dalle prime pagine.

Dal libro è stato anche tratto un film della regista Jane Campion.

z