Beati gli operatori di pace dedicato a Giulio Regeni

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Forse perché vivo all’estero, ho due figlie che studiano lontano e dei mie undici nipoti cinque vivono fuori dall’Italia, proprio non posso trovare pace pensando a ciò che hai subito, Giulio.

Mai come oggi, un sacco di giovani si mettono in viaggio con la carica giusta, il coraggio, la curiosità e la determinazione per tuffarsi in realtà diverse e fare nuove esperienze. Ve ne sono non pochi che si lanciano anche in lavori e studi difficili per migliorare il mondo in cui viviamo. Mettono passione in quello che fanno e fanno uso di grande coraggio. Tu, Giulio, eri uno di questi; non ti conoscevamo, ma stavi lavorando per seminare ciò che in italiano si chiama giustizia. Un tempo si diceva: non c’è pace senza giustizia. Chi lavora per la giustizia è un operatore di pace. Beati gli operatori di Pace, dice il celebre discorso delle Beatitudini, perché saranno chiamati figli di Dio. Ti hanno spezzato e ti hanno messo in silenzio. Quel che hai subito tu, operatore di giustizia e di pace,  è inimmaginabile. Appena  lo abbiamo saputo siamo stati colti da un dolore profondo. La notizia  si è subito trasformata nell’ennesimo orribile schiaffo contro la libertà  di coscienza e di parola.

Ben vengano i funerali di stato, perché è giusto che l’Italia si stringa attorno a te e alla tua famiglia. E deve farlo per dichiarare, in modo chiaro, quali sono i valori in cui crediamo, affinché non ci lasciamo intimidire da chi opera per condurci verso nuove forme di schiavitù e sopraffazione. Riposa in pace, giusto fra i giusti.

Il giorno dopo il 1 Maggio: pensieri

scena dal film, 12 anni schiavo di Steve Mc Queen
scena dal film, 12 anni schiavo di Steve Mc Queen

Tutti gli uomini (oggi diremmo gli uomini e le donne) sono creati eguali. Le belle parole scritte da Thomas Jefferson nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. Le parole che lo hanno fatto passare alla storia come colui che, con un tratto di penna, cambiò il giudizio di Aristotele sul fatto che certi essere umani nascono per comandare e altri solo per servire. No: tutti nascono eguali. Parole altissime. Eppure Jefferson aveva degli schiavi nella propria piantagione, a Monticello (proprio Monticello, si chiamava, dal momento che Jefferson amava l’Italia). E nemmeno pochi: ne aveva svariate decine. L’azienda di famiglia andava avanti per mezzo degli schiavi.

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scena dal film, 12 anno schiavo di Steve Mc Queen

Il motivo era che la schiavitù, oltre che centrata sulle schifose e demenziali concezioni razziste che purtroppo sembrano non scomparire mai in questo mondo, si basava sullo sfruttamento della manodopera a costo zero. Lo stesso Jefferson in una lettera scrisse che ogni volta che nasceva un nuovo schiavo nella piantagione i suoi profitti tendevano ad aumentare.

Bangladesh, crollo palazzo
Bangladesh, crollo palazzo, aprile 2013

Sfruttamento: l’altra faccia della schiavitù. Come lo sfruttamento,  selvaggio che si compiva un anno fa nel Rana Plaza, in Bangladesh, dove più di mille persone – al lavoro per un salario da fame – sono morte perché le più elementari norme di sicurezza venivano costantemente ignorate.

La schiavitù e lo sfruttamento non muoiono mai: cambiano, si trasformano, ma sopravvivono nei meccanismi legati all’avidità, alla volontà di massimizzare il profitto a scapito di tutto e tutti. Abbiamo ancora tanta strada da fare per poter affermare con sicurezza che, nei fatti, in pratica, nasciamo tutti eguali.