La cartolina

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La cartolina di oggi la spediamo a tutti coloro che scelgono il mestiere di insegnante.

Per farlo bene occorre sviluppare una miscela speciale di cui si conoscono gli ingredienti, ma è difficile calcoalre bene le dosi. Si tratta di professionalità, passione, rispetto per gli alunni e dell’aver sempre una gran voglia di conoscere. Ce li ricordiamo i nostri insegnanti di un’Italia che fu: appassionati alla loro materia, alcuni, sfiniti e disamorati del proprio lavoro, altri. Gli insegnanti della scuola pubblica, che venivano in bici o in treno a lavorare. Si fumava nelle classi allora. C’era stata la contestazione ma in provincia, dove vivevo io, c’era sempre un certo rispetto per il professore. Poi siamo venuti all’estero, abbiamo trovato scuole diverse (anche quelle internazionali), eppure la questione è sempre la stessa. Ovunque non è solo questione di struttura scolastica, programmi e moduli. La differenza la fa sempre la persona, con la sua capacità di entrare in rapporto con i ragazzi.

Ho una figlia che sta per finire il ciclo della scuola superiore e le ho chiesto quanti insegnanti abbiano veramente rappresentato qualcosa per lei. In 12 anni di scuola, mi ha risposto, una professoressa di storia ha fatto davvero la differenza: con lei si è veramente appassionata a quella materia. Mi ha addirittura confessato che vorrebbe diventare come lei, anzi che la storia sarà proprio la materia che sceglierà all’univesità.

Essere insegnanti è un lavoro di grande responsabilità.

Cartolina

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Don Milano a Barbiana con un gruppo di classe
Don Milano a Barbiana con un gruppo di classe

Scrivo una cartolina a Lorenzo Milani, sacerdote coraggioso, che negli anni ’50 e ’60 spese la propria vita e il proprio ministero per dare un’educazione a tanti bambini poverissimi e in condizioni di marginalità sociale.

Don Lorenzo, il Priore, come lo chiamavano i bambini di Barbiana, creò una scuola innovativa che dava dignità ai ragazzi, mettendoli in condizione di divenire adulti responsabili e autonomi. Credeva nell’educazione come principale mezzo di emancipazione e ascesa sociale. Tanto radicale e coraggioso fu nelle sue scelte, da soffrire dolorose forme di ostracismo, anche da parte della sua (sempre amata) Chiesa.

La sua opera è ammirata e studiata in tutto il mondo. E’ curioso che oggi, proprio in Italia, ci sia chi teorizza che la scuola non sia per tutti (ad esempio non per i bambini immigrati) o chi lucra sopra ai centri di accoglienza e alle loro attività, inclusa la scuola per chi non può permettersela. Ma c’è ancora bisogno di dirle certe cose?

Paesi nuovi

Una nostra amica, Daniela, che si occupa di Politiche Giovanili-presso la Provincia di Pistoia- ha risposto al nostro Ci piace e oggi abbiamo deciso di postare la sua testimonianza.

“…anche a me piacciono i ragazzi, tutti e tanto.

E ora dopo il barbaro evento di Brindisi, vi voglio dire quanto e perché mi piacciono così tanto i ragazzi del Sud. Ne conosco a centinaia e molti di loro mi chiamano zia. Non è un fatto di parentela di sangue, ovviamente, ma è un legame altrettanto forte ed indissolubile perché fondato su principi e valori irrinunciabili e scelti per la vita.

Tutto questo passa attraverso un percorso che si chiama Albachiara, che su tutto il territorio nazionale conta sull’adesione di migliaia di ragazzi, centinaia di Scuole, di Associazioni e Pubbliche Amministrazioni. Albachiara ascolta e sostiene i ragazzi nei processi di cittadinanza attiva e di partecipazione e dal Sud, ogni anno, da 8 anni, arrivano al Campus di Albachiara centinaia e centinaia di ragazzi appassionati, forti con la voglia e la fermezza di riprendersi i loro territori, di mostrare a tutti che non hanno paura di vivere i loro valori, di essere protagonisti per costruire giorno dopo giorno, mattone su mattone PAESI NUOVI in cui il rispetto della legalità e dei diritti è sacrosanto.

Questi ragazzi sono legati alle loro tradizioni, non le rinnegano , anzi le riportano all’antico valore e cantano, e ballano e ti contagiano con la passione, quella vera che viene dal cuore per questo fanno paura, a chi sta nell’ombra e semina terrore, a chi è capace, non di vivere, ma di “campare” facendosi scudo e forza con la violenza e l’illegalità. I ragazzi del Sud hanno scelto la democrazia e la partecipazione.

….per questo e per molto altro mi piacciono – insieme a tutti gli altri  – i ragazzi del Sud”